“Tassa sul sole”: abolita in Spagna. Le opportunità per l’Italia

La tassa sul sole abolita in Spagna ma non in Italia

Nel 2015 il governo spagnolo di Rajoy pubblicò il famigerato Regio Decreto 900/2015, il quale stabiliva una serie di complicazioni amministrative, pedaggi e sovrattasse alle installazioni ad energia rinnovabile per autoconsumo. Il menzionato Regio Decreto venne battezzato dai giornalisti spagnoli come “la tassa sul sole”, poiché in Spagna le installazioni per soddisfare l’autoconsumo energetico a scala domestica sono tutte di tipo fotovoltaico.

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Finestre intelligenti ad energia solare: il prototipo di Smart Window di Eni

Eni Finestra Intelligente- Tecnologia LSC

Dalla Ricerca Eni, in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston e Politecnico di Milano, nasce il primo prototipo di finestra intelligente capace di catturare l’energia solare e convertirla in elettricità. La prima “Smart Window” installata presso il Centro di Innovazione Tecnologica di Eni a San Donato Milanese (MI) è solo la punta dell’iceberg di quanto prodotto nei laboratori di Eni che, insieme ad altre aziende specializzate nel campo dei materiali plastici, sta testando nuove tecnologie per l’applicazione dell’energia solare nel campo della bioedilizia e dell’efficienza energetica.

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Comuni rinnovabili: gli esempi virtuosi in Italia

A Maggio è stato presentato a Roma il rapporto “Comuni rinnovabili 2016”, redatto da Legambiente e da ENEL al fine di fotografare la situazione delle energie rinnovabili nei comuni italiani. L’Italia è un paese che ha grandi potenzialità nello sviluppo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in quanto possiede importanti risorse naturali come il sole del Sud e le biomasse delle regioni più boscose e settentrionali.

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La situazione energetica nazionale: focus sulle fonti rinnovabili

È stata pubblicata a Giugno dal Ministero dello Sviluppo economico la relazione sulla situazione energetica nazionale relativa all’anno 2015. Il documento è redatto a un gruppo di lavoro formato tra gli altri da rappresentanze del Ministero, Banca d’Italia, ENEA, ISTAT e ENI s.p.a. Lo scopo del lavoro “fornire un quadro informativo finalizzato al monitoraggio e all’aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale approvata con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in data 8 marzo 2013”.

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La prima ruota panoramica solare: divertimento e risparmio energetico

La Pacific Park Solar Ferris Wheel, una meraviglia ad energia solare di seconda generazione, illumina la notte sull’inconfondibile molo di Santa Monica dove poco prima un sole enorme si tuffava nel Pacifico e non potevate fare a meno di chiedervi se fosse possibile stare meglio di così. Un’icona leggendaria ed un elemento indispensabile per lo skyline della costa di Santa Monica, è questa la prima ruota panoramica ad energia solare del mondo arrivata ​​su questo molo più di un decennio fa e giunta alla sua seconda incarnazione ad alta efficienza energetica.

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In Sicilia l’energia pulita è prodotta dagli scarti delle arance

Tutta l’Italia e tutto il mondo conoscono gli agrumi di Sicilia per le loro qualità organolettiche, per il loro gusto unico e per l’esclusività del prodotto. Non tutti, però, sanno che il loro utilizzo può essere esteso anche all’esterno dell’ambito culinario e, più in particolare, può coinvolgere il mondo dell’energia rinnovabile. I residui organici come le bucce delle arance, difficilmente digeribili, rientrano nel ciclo produttivo da una porta che si apre ad un nuovo settore, quello della produzione di biomassa a partire proprio da questi scarti.

In copertina: foto da © 2016 AranciaDOC

RICICLARE SCARTI DELLA FRUTTA: CARTA E PELLE DALLE MELE

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Il progetto, che prevede l’analisi della soluzione in questione, è stato presentato dall’associazione no profit Distretto Agrumi di Sicilia che ha lanciato la sfida di utilizzare il pastazzo, scarto di lavorazione degli agrumi, per ricavarne biomasse e ottenere una fonte energetica pulita, sostenibile e rinnovabile. L’idea è piaciuta subito a The Coca-Cola Foundation, che ha deciso di finanziare materialmente l’intenzione siciliana e di contribuire a trovare una soluzione ottimale per un’area dove i residui delle arance sono diffusi quasi quanto i cannoli.

La conferma ufficiale dell’avvio dell’iniziativa è stata diffusa da Federica Argentati, presidentessa del Distretto che, nel 2014, aveva lanciato l’idea coinvolgendo la Cooperativa Empedocle, formata da diverse società impegnate nella produzione di energia alternativa e dall’università di Catania. L’obiettivo era quello di sviluppare un progetto-pilota capace di dimostrare la fattibilità e la convenienza legate al riuso di prodotti altrimenti destinati allo smaltimento, senza essere sfruttati appieno fino al completo esaurimento della risorsa che rappresentano.

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La produzione di energia a partire dalle arance

A partire da Catania, l’iniziativa si è espansa a macchia d’olio in tutta la Sicilia, coinvolgendo le province dell’isola che hanno accolto con entusiasmo e spirito di collaborazione la proposta avanzata. Caltanissetta ne è l’esempio e, più precisamente, il comune di Mussomeli, dove un’azienda agricola locale ha installato un impianto a biogas alimentato proprio dal pastazzo. Lo stesso prodotto, da tempo utilizzato per fertilizzare il terreno e, quindi, per produrre frutti succosi e saporiti, viene sfruttato, adesso, per la produzione di energia elettrica pulita. 

Attualmente 40 tonnellate di bucce di agrumi riescono a produrre una quantità di energia elettrica e termica pari a 23.976 kWh al giorno. È stato stimato che il sistema è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di ben 333 abitazioni, senza adibire interi terreni alla coltivazione di biomasse, sottraendoli ad altri prodotti che potrebbero portare un ritorno economico maggiore. Usare gli scarti vuol dire agire intelligentemente, limitare i costi e incrementare la coltivazione delle famose e gustose arance, nel caso della Sicilia, e di altri prodotti ortofrutticoli, nel caso di altre zone italiane. 

Il pastazzo, infatti, oltre a costituire una soluzione ideale dal punto di vista ambientale, producendo energia pulita, interviene anche sull’aspetto economico, abbattendo i costi legati allo smaltimento del rifiuto, che in Sicilia si aggirano intorno ai 10 milioni di euro annui. Nell’arco del dodici mesi, nell’isola, si producono circa 340 tonnellate di pastazzo, ovvero quantità tali da provvedere sia alla produzione di energia che al suo utilizzo in agricoltura come fertilizzante. Il progetto, quindi, porterebbe ad una riduzione dei costi contemporaneamente all’aumento della coltivazione dei prodotti da poter vendere sul mercato.

Affinchè tutta la Sicilia possa ricorrere al nuovo metodo di produzione dell’energia dalle arance sarebbe necessario installare altri impianti di trasformazione (circa 20 su tutta l’isola) chiamati digestori. In questo modo si potrebbe risolvere il problema che affligge la regione di smaltire gli scarti della lavorazione degli agrumi e, al tempo stesso, si produrrebbe energia pulita. 

caption: Il pastazzo lavorato nell'impianto installato a Mussomeli, in provincia di Caltanisetta. Fonte: chimici.info

Energia pulita non solo dagli agrumi

L’esperimento ha mosso i primi passi a partire dal pastazzo, ma può coinvolgere anche altri ambiti della filiera agroalimentare, ricca com’è di prodotti che, una volta ricavata la parte “buona”, vengono scartati senza essere riutilizzati e sfruttati appieno. È il caso, ad esempio, della sansa che si ottiene dall’olio, delle vinacce, delle pale dei fichi d’india, e così via. Il percorso dovrebbe essere analogo e, in questo modo, ogni regione avrebbe il proprio prodotto da sfruttare, da spremere fino all’osso, contribuendo a migliorare la qualità della vita in Italia e su tutto il pianeta. Ogni regione potrebbe approfittare della propria peculiarità, incrementandone la produzione e non gettando via nemmeno una briciola di quello che, ormai, non serve più nell’ambito alimentare o agricolo. Questa forma di energia pulita potrebbe essere una più che valida da perseguire, sin da subito, allontanandosi, seppur lentamente, dal carbone e da altri combustibili fossili. 

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Surriscaldamento globale: uno studio rivela il ruolo delle fonti rinnovabili

Piogge incessanti d’estate, temperature elevate d’inverno: il fatto che “non esistono le mezze stagioni” non è più soltanto un detto popolare. Il clima sta cambiando, il Pianeta si sta surriscaldando e la colpa è dell’uomo. È quanto emerge da un report reso noto da IRENA – Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili.

Lo studio, intitolato “REthinking Energy 2015 – Renewable Energy and Climate” ha portato gli esperti a rendersi conto di come l’uso di energie rinnovabili, associato all’impegno nel raggiungimento dell’efficienza energetica, possano inibire l’aumento della temperatura globale. Ne deriva che, se ciò non accade, l’energia che alimenta le abitazioni in cui viviamo non proviene da fonti rinnovabili e che l’uomo non si sta impegnando per salvare il pianeta che, nonostante tutto, continua ad ospitarlo.

L’ONU PREMIA 17 PROGETTI CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Rapporto IRENA: fonti rinnovabili per due gradi in meno

“La produzione di energia è causa di oltre i due terzi delle emissioni di gas serra”, ha affermato il direttore generale di IRENA, Adnan Z. Amin. Per contrastare il surriscaldamento basterebbe produrre appena il 36% dell’energia a partire da fonti rinnovabili per ottenere, entro il 2030, una riduzione della temperatura globale di almeno due gradi.

Il rapporto su rinnovabili e clima è stato presentato in occasione del decimo Council Meeting tenutosi ad Abu Dhabi proprio in questi giorni. Il pubblico che assiste all’evento conta, ogni anno, 250 partecipanti di 80 nazionalità diverse. L’obiettivo è quello di sensibilizzare, attraverso uno studio concreto, lontano dai meri esperimenti accademici, quante più personalità possibili ad instaurare legami e accordi volti a supportare il lavoro di IRENA e ad intervenire in favore dell’ambiente.

Seguendo il consiglio di IRENA, infatti, si potrebbero spuntare dalla lista 12 dei 17 Sustainable Developement Goals posti dall’ONU per promuovere lo sviluppo sostenibile, la coerenza e l’integrazione delle politiche degli stati membri e l’intervento degli stessi attraverso azioni sociali, economiche e ambientali.

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Le fonti rinnovabili: fonti di energia e di lavoro

Il REthinkin Energy ha mostrato vantaggi economici associati a quelli climatici in caso di uso di fonti energetiche rinnovabili. Impegnandosi per contribuire alla riduzione del surriscaldamento globale e cercando di raggiungere l’obiettivo individuato dagli studiosi, le aziende del settore potrebbero incrementare notevolmente il numero dei posti di lavoro. Attualmente l’industria delle energie rinnovabili permette a 7,7 milioni di persone di procurarsi da vivere. Raggiungendo quel famoso 36%, invece, entro il 2030 il numero degli assunti potrebbe salire a 24 milioni a livello mondiale.

È opportuno, tuttavia, procedere con calma e tener presente che, come viene evidenziato nello studio stesso, per raggiungere il range indicato entro il 2030 occorrerebbe moltiplicare per 6 volte rispetto ai numeri attuali gli impianti di produzione di energia a partire da fonti rinnovabili. In termini di costi questo equivale a chiedere un investimento annuo globale pari al doppio o al triplo di quello odierno. Si raggiungerebbero cifre superiori ai 500 miliardi di dollari fino al 2020 e ai 900 miliardi di dollari fino al “tanto atteso” 2030.

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Come “guadagnare” i due gradi

In relazione al fatto che l’investimento economico si presenta particolarmente oneroso per i finanziatori, il report propone una strategia d’azione da attuarsi attraverso una serie di step. Prima di tutto occorrerà rafforzare i legami e gli impegni politici presi dagli stati aderenti all’iniziativa, successivamente occorrerà attivare gli investimenti. A questo punto entreranno in gioco le istituzioni, che avranno il compito favorire il ricorso alle fonti rinnovabili da parte dei singoli paesi. Una volta consolidato il sistema statale toccherà alle regioni intervenire, rafforzando il loro impegno nel tentativo di rendere sostenibile il territorio di competenza.

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Adnan Amin, direttore generale di IRENA è più che fiducioso rispetto all’iniziativa e ha affermato: “Il grande business delle rinnovabili ha reso la transizione energetica inevitabile. La domanda che bisogna porsi, a questo punto, è quanto tempo passerà prima che il nostro pianeta si proietti veramente verso un futuro sostenibile e “rinnovabile”. Per il momento tra le speranze di IRENA c’è la COP 21 di Parigi sul Clima, durante la quale, secondo Amin, i paesi coinvolti dovranno dare un segnale concreto di interesse verso un progetto a favore dell’ambiente e delle fonti energetiche che lo rispettano e, in qualche modo, cercano di salvarlo, contrariamente a quanto fa la mano distruttiva dell’uomo.

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Free electric: la cyclette per l’autosufficienza energetica

Si chiama “Free Electric” la nuova cyclette che permetterà di produrre l’energia necessaria a coprire i consumi medi giornalieri di un’abitazione pedalando per un’ora. L’energia cinetica prodotta con il movimento corporeo della pedalata aziona una turbina che genera elettricità e la immagazzina in una batteria. Così una sana e regolare attività fisica potrà garantire l’autosufficienza energetica anche a chi a stento ha accesso all’energia elettrica.

LA LAVASTOVIGLIE A MANOVELLA CHE LAVA IN 1 MINUTO

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Già a partire dal prossimo anno l’imprenditore indiano Manoj Bhargava sperimenterà il suo modello innovativo distribuendo 10 mila prototipi tra i cittadini indiani più bisognosi. Le prime 50 cyclette verranno prodotte in India e distribuite in una ventina di villaggi dello stato di Uttarakhand, nel Nord del Paese, dove l’assenza di infrastrutture per la distribuzione dell’elettricità ne rende l’accesso da sempre difficile e costoso. In tal modo l’illuminazione e l’uso degli elettrodomestici sarà possibile anche nei villaggi remoti al confine con il Nepal. Secondo le previsioni del milionario, terminata la fase della sperimentazione, la bici potrebbe essere prodotta su scala mondiale e venduta a soli 100 dollari in tutto il mondo.

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L’imprenditore sessantenne Bhargava, attualmente residente in Michigan, ha frequentato per un anno la Princeton University prima di abbandonare gli studi e proseguire le sue ricerche con un team di ingegneri con cui studia progetti ambiziosi nel campo delle nuove tecnologie: non solo produzione di energia pulita con la “Free Electric” ma anche il “Rain Maker”, uno strumento che renderebbe potabile l’acqua inquinata e il “Renew”, un dispositivo medico che migliorerebbe la circolazione del sangue. Nel suo documentario “Billions in change” spiega che mettere le proprie ricchezze a disposizione dei più poveri è un imperativo morale a cui non possiamo più sottrarci, con una popolazione mondiale di 7 miliardi di persone che sta consumando progressivamente le risorse del pianeta. “Chi ha di più deve aiutare le persone che hanno avuto meno, e deve agire ora”! 

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Sunroof: il Google Maps per il fotovoltaico

Il 20% dell’energia globalmente prodotta, deriva da fonti rinnovabili. L’insieme di energia elettrica prodotta tramite la conversione della radiazione solare, fortunatamente, è una quantità costituita da una variabile che raddoppia il suo valore ogni due anni. Con Sunroof, un software lanciato da Google disponibile per ora sono negli USA, sarà possibile calcolare l’energia prodotta con il fotovoltaico dai tetti delle nostre case.

ENERGYCITY, IL SOFTWARE PER LA MAPPATURA TERMICA D’EUROPA

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Fonti governative (U.S. Energy Information Administration) prevedono che in trent’anni il consumo mondiale di energia aumenterà del 56%. La Cina e l’India si trovano a dover soddisfare da sole il fabbisogno energetico di oltre settecento milioni di coltivatori (circa il doppio di quelli che conta l’intera Unione Europea). Inoltre, circa 1,6 miliardi di persone, che abitano nei paesi emergenti, non sono ancora connesse ad una rete elettrica. Ciò fa presumere che entro il 2050 la richiesta mondiale di energia sarà più che raddoppiata, triplicandosi entro la fine del secolo.

In un mondo che preferisce investire sulle fonti energetiche non rinnovabili e sui combustibili fossili, e dove la sola quantità di energia solare che riesce a raggiungere la superficie terrestre in un’ora, equivale al consumo energetico di un anno dell’intero pianeta, Google lancia il progetto Sunroof.

Con il nuovo servizio di Sunroof, l’imponente società americana, vuole offrire alcuni dati e suggestioni, per contribuire alla riduzione del consumo di energia prodotta tramite combustibili fossili, mostrando i vantaggi di un’ipotetica installazione di pannelli solari fotovoltaici sui tetti delle nostre case.

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Grazie al suo database di mappe aeree, Sunroof, la nuova piattaforma di Google riesce a stimare la quantità di luce solare che ricevono le coperture degli edifici, tenendo conto dei parametri più elementari come l’inclinazione delle falde, le ostruzioni naturali (montagne, colline…) o quelle prodotte da elementi limitrofi come alberi, camini o edifici. Tutto questo per restituire una serie di dati utili a calcolare la quantità di pannelli solari necessari per avere un buon risparmio in bolletta. Alla fine del calcolo, il web-software mette in contatto l’utente con alcuni installatori di impianti fotovoltaici locali, in modo da riuscire a costruire, partendo da questo risultato preliminare, un modello tecnologicamente ed economicamente valido realizzato da esperti del settore. Google non è una società che vanta di un proprio mercato “solare” e non è molto chiaro come il software riesca a restituire valori legati ai prezzi di installazione o alla quota di risparmio in bolletta.

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Il progetto Sunroof per ora è disponibile solo in alcuni centri urbani (Boston, San Francisco e Fresno) ma l’idea, come si può capire dalla fine del video riportato qui sotto, è quella di estendere il servizio a tutte le città americane e “forse” in un prossimo futuro, in tutto il mondo. I paesi fuori dagli USA, dovranno aspettare di più per godersi questo nuovo strumento di analisi.

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Con aggiornamenti e miglioramenti adeguati, Sunroof potrebbe rivelarsi un’ottima piattaforma per studi e concezioni preliminari. Questo strumento però, non scoraggerà sicuramente la maggior parte dei professionisti, che a seguito di un accurato modello tridimensionale e ad un successivo studio “ambientale” su Ecotect, riusciranno a fornire ai vari committenti un insieme di dati utili all’installazione di sistemi solari sia attivi che passivi.

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Energie rinnovabili e autoconsumo: presa di posizione dell’UE

Sotto il titolo “Transforming Europe’s energy system – Commission’s energy summer package leads the way”, la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di proposte per migliorare le condizioni dell’offerta d’energia per uso domestico. Si tratta di un nuovo modello del mercato elettrico europeo che prevede di aggiornare l’etichettatura dell’efficienza energetica e rivedere il Mercato dei Crediti di carbonio.

RIVOLUZIONE ENERGETICA: il PIANO AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE

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Nel comunicato stampa, pubblicato il 15 luglio 2015 nel sito della UE, è possibile scaricare i vari documenti sulle diverse azioni programmate che vedremo brevemente in seguito:

1. Diritto del cittadino a percepire una retribuzione per l’elettricità versata in rete.

Tale retribuzione per la cessione in rete degli eccedenti dell’energia dovrà però tendere gradualmente al prezzo di mercato. In Italia abbiamo lo “scambio sul posto” e la “tariffa omnicomprensiva”, due meccanismi pensati per favorire rispettivamente le famiglie e le imprese. In Spagna, a meno che il consumatore diventi impresario e adempia alle stesse procedure burocratiche e fiscali proprie di una utility, è costretto a regalare le eccedenze d’energia prodotta all’ENEL (l’ente italiano è il principale azionista della omologa spagnola ENDESA).

caption: Una delle centrali a carbone rilevate dall'ENEL in Spagna. Immagine tratta dalla pagina web della controllata Endesa, che presenta questo ecomostro costruito sulle rive del Mediterraneo come gestito nel rispetto dell'ambiente in quanto "certificato ISO 14001" dall'ente spagnolo di normazione AENOR.

2. Eliminare le barriere burocratiche e amministrative per l’autoconsumo energetico.

Finalmente la Commissione Europea riconosce ufficialmente che le procedure amministrative e autorizzative complesse, e ingiustamente onerose, sono una barriera allo sviluppo delle energie rinnovabili. Pertanto, chiede ai governi nazionali l’istituzione di procedure semplificate per i piccoli impianti, in particolare la semplice comunicazione d’inizio lavori anziché la richiesta d’autorizzazione. La proposta di Bruxelles arriva in un momento in cui la Spagna ha reso, ormai da alcuni anni, virtualmente impossibile l’autoproduzione domestica di energia da qualsiasi fonte e, in controtendenza al resto del mondo industrializzato, l’attuale governo Rajoy prepara inoltre delle misure per impedire perfino l’accumulo elettrico in batterie durante le ore vuote, per il suo ulteriore utilizzo nelle ore di punta e anche per vietare gli impianti domestici autonomi (composti cioè da pannello fotovoltaico e/o generatore microeolico + batterie): ancora una misura a favore della lobby ENDESA-ENEL.

3. No a tasse e pedaggi discriminatori. 

Sebbene la Commissione Europea preveda una riduzione del gettito necessario per coprire i costi operativi della rete elettrica dovuta alla diffusione massiva dell’autoconsumo energetico, non propone oneri o tasse discriminatorie, né sull’ energia versata in rete e né sull’autoconsumo. Il documento propone una revisione della struttura delle tariffe elettriche affinché risultino più eque e trasparenti. “Casualmente”, la direttiva di Bruxelles arriva in un momento in cui, in Spagna, l‘amministrazione Rajoy vuole istituire la “tassa al sole”: 40% di tasse sull’energia autoprodotta, non solo quella versata in rete ma pure su quella autoconsumata, con il fine di compensare Endesa-ENEL per il mancato guadagno. Ne più e ne meno di quanto già accade in Italia, dove i consumatori pagano in bolletta gli incentivi alle rinnovabili che poi incassano perlopiù grossi gruppi di capitale, Banche e multinazionali. La buona notizia è che l’iniqua “tassa al sole” è stata bloccata da una massiccia raccolta di firme promossa da Aavaz, una piattaforma di cittadini, che in poco tempo è riuscita a fare collassare la casella di posta del ministro spagnolo dell’energia, José María Soria. Ora il governo spagnolo ha fatto leggermente marcia indietro, “scoprendo” che i massicci aumenti delle tariffe elettriche dell’anno scorso consentono al sistema elettrico nazionale (Endesa-ENEL, ma anche altri operatori minori) di ridurre del 2% la bolletta (strategicamente prima delle elezioni). Inoltre, l’emendamento alla bozza di decreto prevede anche la riduzione degli adempimenti burocratici per gli impianti di autoproduzione con potenza inferiore a 10 kW. Si tratta dunque di un piccola vittoria dei cittadini, un ottimo esempio che noi italiani dovremmo imitare.

4. Se si dovessero applicare cambiamenti alle tariffe o altri aspetti normativi, questi non potranno essere retroattivi.

Tale situazione di abuso legislativo non è ignota a noi italiani, mentre in Spagna è diffusa sin dai tempi dell’amministrazione Aznar. La retroattività era anche prevista nella bozza del  Real Decreto che, oltre ad istituire la ”tassa al sole”, avrebbe reso illegali a posteriori tutti gli impianti fotovoltaici autonomi già esistenti, costringendo i proprietari a riallacciarsi ad Endesa-ENEL.

5. Consentire l’autoconsumo energetico alle comunità di vicini e alle zone industriali e artigianali.  

La Commissione Europea considera fondamentale garantire un quadro normativo stabile che consenta l’aggregazione della domanda elettrica e l’autoproduzione condivisa, intesa come unione di vari produttori/consumatori, includendo lo stoccaggio d’energia condominiale o consortile. In Italia, i vincoli burocratici per la realizzazione di reti  private elettriche, di gas o di teleriscaldamento, sono quasi  insuperabili. In Spagna, la bozza di Real Decreto de Autoconsumo imponeva che il produttore ed il consumatore fossero la stessa persona, eliminando ogni possibilità di partecipazione dei gruppi di singoli cittadini nel settore energetico.

6. Promuovere lo stoccaggio decentralizzato delle energie rinnovabili. 

Lo stoccaggio decentralizzato dell’energia è fondamentale per armonizzare la produzione e la domanda d’elettricità. Inoltre, aumenta la capacità d’autosufficienza energetica dei cittadini e, in ultima istanza, anche la resilienza energetica di un Paese. Lo stoccaggio, dovrebbe dunque essere una priorità nazionale, ma per le utilities rappresenta una doppia minaccia: da una parte verrebbero a meno gli argomenti che giustificano gli incassi dell’ENEL (e in generale di tutte le aziende elettriche del mondo) per gli oscuri concetti definiti come “perequazione”, voci di spesa addebitate in bolletta incontestabili proprio per la poca trasparenza del metodo di calcolo utilizzato dal gestore e l’impossibilità di verificare i dati. In secondo luogo, perché la diffusione capillare di banchi di batterie rende inutile la costruzione di nuove centrali (spesso a combustibili fossili), che è parte del business delle compagnie elettriche, delle loro società d’ingegneria controllate e delle consorziate petrolifere e carboniere.        
In Europa l’unico governo ad avere una politica coerente e corretta in materia di accumulo dell’elettricità forse è quello tedesco. Infatti, concede ai suoi cittadini fino al 30% di bonus fiscale e prestiti agevolati per l’acquisto di batterie fino a 30 kWh di capacità per l’autoconsumo.  

7. Il diritto alla produzione energetica per autoconsumo è di tutti i consumatori, e in particolare i più vulnerabili.  

La Commissione Europea chiede l‘istituzione di strumenti finanziari che rendano possibile l’accesso alla produzione energetica per autoconsumo per tutti i consumatori, e in particolare per le fasce più deboli economicamente.

In altri termini, la direttiva arriva proprio quando la bozza del Real Decreto spagnolo doveva rendere incompatibile l’autoconsumo di energia rinnovabile, con il beneficio della “tarifa regulada” (uno schema tariffario simile alla nostra tariffa “maggiore tutela”)  comportando la perdita del diritto al Bono Social (l’equivalente del bonus energia per cittadini con reddito complessivo inferiore alla soglia di povertà). 

Si suole dire che la Spagna e l’Italia siano cugine. Curiosamente, il proverbio latino “Barbam propinqui radere, heus, cum videris, prabe lavandos barbula prudens pilos” sussiste nel castigliano come “Si las barbas de tu vecino ves cortar, pon las tuyas a remojar” (Se vedi tagliare la barba al tuo vicino, metti la tua a mollo), mentre è sparito dall’italiano moderno. A dimostrazione che nei secoli, i baroni, monarchi, dittatori e tiranni travestiti da democratici che hanno governato il Bel Paese, sono stati più abili dei loro colleghi spagnoli nell’assopire la coscienza collettiva, al punto di creare un popolo di “miopi globali”. La “tassa al sole”, l’IVA sulle imposte regionali, la perequazione, gli inceneritori che producono la maggior parte della loro energia bruciando plastica, carta, cartone e rifiuti industriali ma prendono gli incentivi come se bruciassero biomassa vergine (vedasi CIP6) le paghiamo da anni, ma nessun movimento civico ha mai spinto un governo fino a farlo tornare sui suoi passi e ottenere perfino una posizione chiara da parte della UE.

Amici lettori, rimaniamo vigili, non è da escludere che la casta nostrana tenti di rifilarci un’atra “tassa sul sole” nascosta in qualche decreto “salvaqualcosa” in qualsiasi momento, specialmente ora che le ferie di agosto sono vicinissime.

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Piano Azione per l’Energia Sostenibile: il modello di un comune danese

Il comune di Ringkøbing-Skjern, in Danimarca, ha aderito al PAES (Piano Azione per l’Energia Sostenibile) nell’ambito del Patto dei Sindaci con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza energetica grazie alle fonti rinnovabili entro il 2020, superando quanto stabilito nella direttiva UE conosciuta come “Pacchetto 20-20-20”. Il virtuoso Comune danese ha infatti già superato nel 2007 gli obiettivi europei con il 20% di energia rinnovabile e ora punta ad un obiettivo più ambizioso: arrivare al 65% entro il 2015, e quindi coprire il 100% del proprio fabbisogno energetico entro il 2020.

BIOGAS: CONVIENE ANCHE ALL’ECONOMIA

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caption: Distribuzione degli allevamenti nel territorio del Comune di Ringkøbing-Skjern in Danimarca. I cerchi indicano gruppi di piccole fattorie che conferiscono il letame in appositi Centri di Digestione Anaerobica Delocalizzati (CDAD). Fonte HMN Naturgas.

Ringkøbing-Skjern è il comune con la più alta densità di animali in Danimarca, ma paradossalmente la produzione di biogas è quasi assente. D’altro canto, esistono 10 impianti di cogenerazione, di taglia piccola/media localizzati nel territorio comunale, finalizzati al teleriscaldamento e attualmente alimentati a gas naturale. Il progetto prevede di produrre biogas – dall’80% dei reflui zootecnici – in una rete di 60 piccoli impianti, interconnessi da 150 km di gasdotti. Mentre il biometano verrebbe prodotto in due impianti centralizzati di upgrading: uno da 4.500 Nm3/ora a Ringkøbing  e l’altro da 2.500 Nm3/ora a Skjern, arrivando a sostituire entro il 2020 fino al 75% del gas naturale attualmente utilizzato.

Il comune ha valutato come i reflui possono essere utilizzati nella maniera più efficiente dal punto di vista energetico grazie a un modello unico che combina i menzionati CDAD con una rete di distribuzione del biogas. È chiamato “Modello Ringkøbing -Skjern” definendo così un nuovo paradigma di sostenibilità, basato sull’integrazione fra i centri di produzione agricola e i centri urbani . Si tratta dunque, non solo di un modello energetico, ma anche di un vincente esempio di come la politica, la finanza, gli enti pubblici, le associazioni di cittadini, agricoltori e allevatori possono collaborare con l’obiettivo comune di ridurre allo stesso tempo i costi di gestione dell’amministrazione pubblica, il carico inquinante degli allevamenti (odori, emissioni incontrollate di NH3 e CH4) e la bolletta energetica dei cittadini.

Di seguito le principali voci di costo del progetto, finanziato con 114 M€ :

  • Costo degli impianti di biogas decentralizzati – 67 M€
  • Rete di biogas e stazioni di compressione – 25 M€
  • Impianto di upgrading – 7  M€
  • Adattamento/acquisto dei cogeneratori – 15 M€

Secondo Energinet.dk, il distributore nazionale danese di gas, il Modello RKSK rappresenterebbe un ottimo volano per il miglioramento della produzione di biogas e la creazione di una infrastruttura sostenibile in Danimarca. Attualmente il Programma Danese per la Ricerca e lo Sviluppo dell’Energia (EUDP) supporta lo sviluppo e l’implementazione del progetto che verrà cofinanziato dal Fondo Europeo per l’Efficienza Energetica (European Energy Efficiency Fund, EEEF, una “società d’investimenti a capitale variabile” secondo la legge del Lussemburgo) ed è stato fondato dalla Commissione Europea in cooperazione con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Il capitale iniziale erogato dalla Commissione Europea attraverso la BEI, si è poi arricchito dei contributi di altri partner come la Cassa Depositi e Prestiti, e la Deutsche Bank che gestisce gli investimenti.

Infine, nel paese delle turbine eoliche, non poteva mancare quello che definiremmo come il “Modello Ringkøbing -Skjern V2.0”, ovvero basato nella produzione di idrogeno a partire dagli eccedenti di elettricità generata dalla fonte eolica, e successivamente la sua trasformazione in metano mediante il processo Sabatier , tecnica che utilizzala CO2 del biogas come fonte di carbonio per la reazione chimica. In questo modo, è possibile immagazzinare gli eccedenti di energia elettrica sotto la forma di un vettore energetico tecnologicamente più facile da utilizzare dell’idrogeno, quale appunto il metano, ad un costo competitivo con quello delle batterie, circa 4,5 centesimi di euro per kWh immagazzinato.

caption: Il sistema d’integrazione eolico-biogas che consentirà al Comune di Ringkøbing-Skjern  di raggiungere il 100% di autonomia energetica entro il 2020. Fonte HMN Naturgas.

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Impianti stazionari ad idrogeno

Durante la prima metà del ‘900 l’intera rete di distribuzione del gas in tutte le città del mondo trasportava un combustibile costituito da gas di cokeria il cui contenuto in Idrogeno superava in alcuni casi il 50% e la rimanente parte era costituita prevalentemente da ossido di carbonio e anidride carbonica, sostituito lentamente negli anni da gas metano.

Un primo ed importante passo, ha portato all’utilizzo di combustibili più puliti e quindi al passaggio da carbone e nafte pesanti, a metano. L’Idrogeno però permette di passare da una ridotta emissione di CO2, a un’emissione pari a zero.

IDROGENO: VANTAGGI E SPERIMENTAZIONI

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La grande opportunità che ha oggi l’Idrogeno è legata a due fattori determinanti: il timore che le riserve di combustibili fossili si possano esaurire nel medio periodo, e la necessità di intervenire sulle emissioni di gas serra. I grandi temi di oggi dibattuti riguardo le emissioni inquinanti e il clima alterato, stanno mutando la cultura generale dello spreco e dell’inquinamento.

L’Europa si è posta l’obiettivo di ridurre entro il 2020 il 20% delle emissioni di gas serra, aumentare l’efficienza energetica del 20%, e raggiungere la quota del 20% di fonti rinnovabili per la produzione di energia. Non c’è motivazione migliore per cercare di dare una svolta al sistema energetico.

L’Idrogeno può essere utilizzato per: 

  • lo stoccaggio di energia;
  • il trasporto di energia;
  • come vettore energetico non inquinante per la mobilità;
  • la capacità di riconvertirsi con l’Ossigeno rilasciando energia elettrica e termica con rendimenti ben superiori a quelli della produzione elettrica convenzionale.

Le realizzazioni con l’Idrogeno non saranno mai appannaggio di un solo attore sul mercato; per far funzionare impianti ad Idrogeno, sono necessarie altre tecnologie che hanno il compito di interagire tra loro.

L’Idrogeno è un gas inodore e incolore (non percepibile dai sensi umani), è classificato come “estremamente infiammabile” dalla normativa sulle sostanze e i preparati pericolosi, con una densità quattordici volte inferiore a quella dell’aria. Per le sue caratteristiche, è il gas con il più alto rapporto energia/peso. Un Kg di Idrogeno contiene lo stesso quantitativo energetico di 2,1 kg di gas naturale, e 2,8 kg di benzina. Il vantaggio dell’Idrogeno è che si diffonde nell’aria a una velocità superiore a quella degli altri gas (perché è il più leggero) ma questa caratteristica è svantaggiosa se si considerano ambienti poco ventilati. L’Idrogeno non è presente in natura allo stato libero, ma la sua disponibilità è pressoché illimitata: ovunque vi sia acqua, c’è anche Idrogeno; la molecola dell’acqua è il composto più diffuso sulla terra. Al contrario dei combustibili fossili, l’Idrogeno è un vettore energetico privo di carbonio; grazie a questa sua caratteristica, durante la combustione, le sue emissioni sono prive di CO2, gas responsabile dell’effetto serra.

Le fonti che possono essere utilizzate per la produzione dell’Idrogeno, sono le più svariate, ma solo alcune, permettono di ottenerlo evitando ogni emissione dannosa (NOX o CO2). Per fonti non rinnovabili, come petrolio o carbone, la produzione di CO2 è sempre presente e va a sommarsi all’anidride carbonica esistente. Anche le biomasse a seguito della combustione, danno luogo a piccole emissioni, in particolare ossidi di zolfo e azoto, e, a seconda della biomassa, anche polveri sottili.

L’utilizzo dell’Idrogeno come carburante per automezzi o come fonte di energie con celle a combustibile o combustori catalitici, è certamente una soluzione valida per sconfiggere l’inquinamento in ambito urbano ma non bisogna dimenticare che per produrre Idrogeno occorre spendere energia elettrica o ricorrere a un combustibile fossile, producendo così inevitabilmente anidride carbonica. L’unico modo per produrre idrogeno evitando le emissioni di CO2, è quello di ricorrere alle fonti rinnovabili che consentono la produzione di energia elettrica, e da questa l’Idrogeno per via elettrolitica. Vi sono ancora alcuni problemi tecnologici da superare per rendere il tutto economicamente conveniente su larga scala. Ultimamente, si stanno spendendo molte energie per studiare una produzione di Idrogeno basata sia sull’utilizzo di fonti rinnovabili, sia sull’utilizzo di combustibili fossili, cercando in quest’ultimo caso di contenere le emissioni di CO2 mediante il confinamento del biossido di carbonio.

Oggigiorno la produzione di questo gas per via elettrolitica, è un metodo molto più costoso di quello derivante dal reforming di fonti fossili ma rimane la sola tecnologia realmente ad emissioni zero e quindi meritevole di molta attenzione e di nuovi sforzi per lo sviluppo di tecnologie basate su questo elemento. Questa modalità di produzione dell’Idrogeno, comporta la scissione dell’acqua in due elementi fondamentali, Idrogeno ed Ossigeno. Non si esclude che l’Ossigeno possa essere utilizzato per altri scopi, ad esempio per quelli ospedalieri. Il consumo di acqua e di corrente per produrre 1 mc di Idrogeno, è circa 5 kWh e 0,8 litri acqua. Contemporaneamente si forma anche un volume di 0,5 mc di Ossigeno. La reazione non può avvenire senza l’aggiunta di un elettrolita nella soluzione e la somministrazione di energia dall’esterno con l’applicazione di un potenziale elettrico agli elettrodi. 

Idrogeno per la produzione di elettricitià: Fuel Cells

caption: fonte www.ttspa.it

La cella a combustibile è un dispositivo elettrochimico che, come una normale batteria, trasforma energia chimica in energia elettrica, producendo corrente continua. Questa può essere direttamente utilizzata per alimentare un carico elettrico (ad esempio un motore elettrico o un sistema di illuminazione). La differenza principale rispetto ad un normale accumulatore sta nel consumo degli elettrodi, che in questo caso costituiscono solo il supporto sul quale avvengono le reazioni chimiche (riferimento alle Fuel Cell cosiddette PEM “Proton Exchange Membrane”) che sono eterni. Gli elettrodi, un anodo e un catodo, sono separati da un elettrolita, che invece di essere liquido, è una sottilissima membrana polimerica. Questa consente il passaggio solo dei protoni H+ dall’anodo al catodo.

All’anodo viene fornito Idrogeno gassoso puro e, per mezzo di un catalizzatore (platino), viene separato in protoni ed elettroni. A questo punto, mentre i protoni migrano verso il catodo attraverso la membrana polimerica, gli elettroni, non potendo attraversare la membrana, arrivano al catodo passando attraverso un circuito esterno, generando una corrente elettrica.

Al catodo, arriva contemporaneamente anche Ossigeno, che qui si ricombina (sempre con l’aiuto di un catalizzatore, il platino), con i protoni provenienti dalla membrana e con gli elettroni provenienti dal circuito esterno formando acqua. Considerando che una singola cella fornisce ai morsetti una tensione di circa 0,6 V, è necessario collegare più celle in serie, per ottenere la tensione desiderata. Naturalmente ad ogni cella andrà fornito Idrogeno all’anodo e Ossigeno, o aria, al catodo.

Una struttura di celle in serie, è definita “Stack”. Oggi esistono degli Stack di celle PEM collegate in serie, costituiti anche da 200 celle. Le singole membrane vengono affiancate una all’altra per produrre più corrente. Durante il funzionamento di una cella a combustibile la sua efficienza non sarà mai, ovviamente, il 100%. L’efficienza media di una FC si aggira sul 50%. Ciò significa che accanto ad una potenza elettrica X ci sarà anche una quantità di calore Y.

È dimostrabile che se tutta l’entalpia di reazione di una FC ad Idrogeno fosse convertita in energia elettrica allora la tensione ai morsetti sarebbe di 1,48 V (se l’acqua prodotta fosse in forma liquida) o 1,25 V (in caso di produzione di vapore acqueo). La differenza tra i valori reali di tensione e quelli ipotizzati rappresenta la quantità di energia trasformata in calore. 

L’idrogeno per il riscaldamento delle abitazioni: il combustore catalitico

caption: Schema di funzionamento del combustore catalitico di Giacomini per l’ossidazione controllata dell’idrogeno, con recupero finale di calore

La caldaia a Idrogeno serve per la produzione di energia termica in modo totalmente indipendente dai combustibili fossili e senza produrre emissioni inquinanti.

Il calore viene prodotto dalla combinazione spontanea di idrogeno e ossigeno, ma questi non sono in grado di combinarsi a temperatura ambiente, la reazione chimica ha bisogno di un apporto energetico che si ottiene portando la miscela a circa 180°C. L’evoluzione tecnologica, ha generato combustori che oggi, tramite appositi catalizzatori, sono in grado far avvenire tale reazione anche a temperatura ambiente.

Nel combustore, la reazione catalitica (quindi priva di fiamma) combina Ossigeno e Idrogeno producendo esclusivamente calore e acqua sotto forma di vapore. Il calore prodotto viene prelevato da uno scambiatore integrato nel combustore, e inviato ai circuiti dell’impianto di riscaldamento.

Le regolazioni del combustore eseguite in fabbrica sono protette e possono essere visualizzate e modificate solo da personale autorizzato. Il generatore è dotato inoltre della possibilità di essere comandato dal resto dell’impianto di riscaldamento come una normale caldaia.

È possibile costruire combustori con massimo 6 canali (35 kW).

Impianti con potenze da 5.8 a 17 kW sono ideali per scaldare con efficacia le moderne abitazioni costruite all’insegna del risparmio energetico (classe energetica superiore e riscaldamento a bassa temperatura). La potenza di riscaldamento può essere incrementata con il solare termico.

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Celle solari stampate in 3D

Il costo dell’energia solare si è ridotto notevolmente negli ultimi decenni ed è destinato a diminuire ulteriormente con il diffondersi delle nuove tecnologie. Le celle solari stampate in 3D possono offrire una soluzione a costi ridotti, facile da trasportare, flessibili e cosi sottili che richiedono solo una stampante industriale. L’evoluzione di questo prodotto è stato molto rapido, arrivando dal 3 al 20% di efficienza in una manciata di anni.

Il fotovoltaico organico a film sottile

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In occasione della World Conference of Science Journalists di Seul, in Corea del Sud, dei ricercatori coreani hanno presentato una ricerca che ha l’obiettivo di portare l’energia pulita in zone rurali e povere del pianeta, difficili da raggiungere, dove circa 1,3 miliardi di persone vive senza elettricità. I ricercatori coreani hanno illustrato i dettagli del nuovo metodo: i vantaggi sono numerosi, dai costi ridotti rispetto ai pannelli tradizionali all’efficienza energetica, al trasporto dei dispositivi.

Usando una stampante industriale 3D, un sottilissimo strato viene depositato su una superficie di materia plastica. Questo permette di applicare le celle solari su finestre creando uno strato semitrasparente, come una tinteggiatura. Le celle possono anche essere stampate su superfici più piccole per ricarica e alimentazione di smartphone e di laptop.

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L’elevata efficienza è dovuta al materiale di cui le celle sono composte: la perovskite, un cristallo che garantisce rendimenti elevati, molto più di quelli attuali a base di silicio, che richiedono grandi quantità di energia solare per funzionare in maniera opportuna. Questo materiale offre una maggiore flessibilità, facilitando il trasporto verso le zone più esterne ed isolate. I costi di produzione sono notevolmente ridotti grazie allo spessore molto ridotto delle unità, di dimensione pari a quello di una pellicola.

Scott Watckins, della coreana Kyung-In Synthetic afferma: “Ho visto in prima persona come la tecnologia ha permesso alle comunità povere dell’India l’accesso all’elettricità off-grid. Il successo è dovuto alla semplicità ed ai costi ridotti. Una pellicola di 10x10cm permette di generare circa 10-50 W/mq.” Tuttavia, questa innovativa soluzione non è scevra da problemi: infatti una stampante industriale richiede sostanzialmente un capitale iniziale da investire. I pannelli stampati possono essere vulnerabili all’umidità e portare contaminazioni da piombo in caso di rottura. Aziende come la Kyung-In Synthetic stanno effettuando ricerche per nuovi rivestimenti che possano evitare questi problemi, per esempio attraverso una tecnologia “a spruzzo”, che scongiuri il rischio di trazioni eccessive. I costi iniziali per l’investimento sarebbero notevoli, nonostante i costi di produzione siano inferiori rispetto al pannello standard. Inoltre la mancanza di una rete di distribuzione che consenta l’accesso alla tecnologia anche nelle zone più remote del pianeta costituisce un grosso limite, che potrebbe essere sormontato, per esempio, se si organizzasse un sistema cooperativo, in cui i membri della comunità contribuiscano alle risorse ed alla salvaguardia della gestione democratica dell’impresa, potrebbe garantire sia un buon investimento iniziale che la creazione di una salda rete di distribuzione locale. Accettare la sfida e incrementare questo tipo di produzione potrebbe essere un passo rilevante per un’economia basata interamente sulla produzione di energia da fonti rinnovabili.

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Energia elettrica: costi in aumento. Ecco come passare alle rinnovabili

Uno studio dell’Autorità per l’Energia il Gas ed i sistema idrico (2013) rivela che il costo dell’energia elettrica subirà un aumento del 34% entro il 2020 e addirittura, entro i prossimi 25 anni, crescerà del 100%. Sono cifre che incidono pesantemente sul bilancio economico familiare ed aziendale. Un’opzione possibile, per evitare bollette sempre più salate ed evitare di sfruttare ulteriormente le preziose risorse del nostro Pianeta, è quella di optare per l’utilizzo di energia pulita, proveniente da fonti rinnovabili, non fossili.

Per saperne di più sulle possibilità, i benefici e le ricadute economiche che una scelta del genere comporta, Architettura Ecosostenibile ha intervistato Massimo Casullo, Presidente di NWG Energia, divisione di NWG S.p.a., leader nella fornitura di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili che opera nel mercato libero attraverso l’offerta di energia elettrica a tariffe concorrenziali.

Da statuto aziendale, NWG Energia prevede la fornitura di energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili. Da quali fonti proviene l’energia che NWG fornisce?

Come ha anticipato, le fonti di energia che compongono la nostra offerta sono tutte di origine rinnovabile, come l’energia idroelettrica, eolica, solare, geotermica ed altre fonti rinnovabili. Non c’è spazio per le energie fossili e non ce ne sarà in futuro; una scelta di campo netta che abbiamo voluto suggellare con l’inserimento di un paragrafo ad hoc già nello Statuto dell’Azienda. Un atto che ci rende orgogliosi ed allo stesso tempo responsabili nei confronti dei nostri clienti.

C’è chi si scaglia contro il fotovoltaico perché sono necessarie distese di territorio per installare grandi impianti. A parità di suolo occupato, qual è la tecnologia che rende di più?

NWG Spa si è da sempre occupata prevalentemente del mercato residenziale e di piccole e medie aziende; la quasi totalità dei nostri impianti è quindi sopra edifici già esistenti, per cui il consumo di suolo è stato quasi nullo. Anzi, io preferirei parlare di recupero di superfici inutilizzate. Anche perché un impianto, se montato sopra un tetto esistente, aiuta anche  ad aumentare il valore dell’edificio migliorando la classe energetica e addirittura in estate, diminuendo il fabbisogno di energia per il raffrescamento estivo. Inoltre, l’energia prodotta in loco ha un valore maggiore di quella prodotta in luoghi distanti, in quanto questa, per un principio fisico chiamato effettuo Joule, si disperde trasportandola. Sicuramente gli impianti eolici possono occupare meno spazio e produrre molta energia rispetto alla superficie occupata, tuttavia hanno un impatto sul paesaggio molto incisivo e dipendono da una variabile difficile da rendere statisticamente utilizzabile nel corso degli successivi.

Quali sono i risparmi in termini sia ambientali che economici che una famiglia di circa 4 persone può aspettarsi dall’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili rispetto all’energia di tipo tradizionale?

Se si pensa ai disastri ecologici causati dall’utilizzo di combustibili fossili negli ultimi 40/50 anni, verrà in automatico pensare a quali e quanti benefici ambientali potrebbero derivare da un crescente utilizzo delle fonti rinnovabili. Dal punto di vista economico, la questione è più delicata: quasi il 60% delle nostre bollette è composto da imposte, oneri generali e servizi di rete, mentre solo la restante quota è relativa ai servizi di vendita. NWG Energia, tuttavia, è riuscita a proporre soluzioni concorrenziali in cui, oltre a fare del bene all’ambiente, è possibile fare del bene anche al proprio portafoglio. Con LuceAmica Premium, i nostri clienti possono addirittura azzerare la bolletta della luce semplicemente tramite passaparola. La “bolletta zero” è già realtà per molti nostri clienti. Esiste poi la possibilità di autoprodurre la propria energia attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici che possono coprire il fabbisogno di una famiglia o di una azienda fino al 70% dei propri consumi. Diciamo che oggi rispetto a qualche anno fa sono stati fatti di grandi passi avanti verso la produzione, l’utilizzo e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Una curiosità, il 16 giugno 2013, per la prima volta in Italia la produzione di energia rinnovabile ha coperto per un’ora l’intero fabbisiogno del paese.

Qual è la garanzia dell’utente che l’energia che acquista proviene davvero da fonti rinnovabili?

NWG Energia rilascia al cliente un attestato di Garanzia di Origine (G.O.) che attesta l’origine 100% rinnovabile dell’energia fornita. Questo previa approvazione del GSE (Gestore Servizi Energetici). NWG Energia, quindi, adotta tutte le indicazioni che l’autorità dell’energia, il GSE e il GME richiedono affinché gli sia permesso di emettere gli attestati di garanzia di origine (GO). L’energia prodotta da fonti rinnovabili non è solo il fotovoltaico e l’eolico, ma anche quella prodotta con biomasse, idroelettrico, geotermico ecc.

Decidere di utilizzare energia proveniente da fonti rinnovabili è una scelta importante per l’ambiente ma comporta ugualmente emissione di CO2. Si può fare di più per salvaguardare il pianeta e compensare queste emissioni. Che provvedimenti ha adottato NWG in questo senso?

Si può fare sempre qualcosa in più per salvaguardare il nostro pianeta, anzi, credo che sia necessario farlo. In quest’ottica, NWG Energia offre a tutti i propri clienti LuceAmica Premium, un servizio di compensazione delle emissioni di CO2 prodotte dagli spostamenti quotidiani in auto. Questo avviene grazie al progetto di NWG “ioCOMPENSO” e prevede la piantumazione di alberi da frutto in paesi in via di sviluppo. Ad oggi sono stati piantati 28.000 alberi per una riforestazione di oltre 2.400 ettari di terreno montuoso ad Haiti. Un gesto concreto che è molto apprezzato dai nostri clienti.

L’idea di piantare alberi per compensare le emissioni di CO2 prodotte è anche un modo per avvicinare i più piccoli al mondo delle energie rinnovabili. Si tratta di un’operazione materiale, che il bambino riesce ad apprezzare perché la vede con i propri occhi. Ci sono delle altre iniziative che NWG ha intrapreso per sensibilizzare i bambini e renderli consapevoli che le risorse del pianeta sono limitate e bisogna sfruttarle con coscienza?

NWG Energia sostiene il progetto “Il Sole in Classe” di ANTER, Associazione Nazionale per la Tutela delle Energie Rinnovabili. Un progetto davvero entusiasmante perché rivolto a bambine e bambini delle scuole elementari e medie con l’obiettivo di coinvolgerli e guidarli, pur con un linguaggio semplice, in questioni anche molto complicate come quelle delle energie rinnovabili e dell’inquinamento. Devo dire tuttavia che i bambini si dimostrano davvero attenti e ricettivi. Ad oggi ANTER ha coinvolto oltre 600 scuole per un totale di oltre 66mila bambini; un risultato davvero grandioso.

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Torre Eiffel eolica metafora di un processo di conversione green di Parigi

La Torre Eiffel non è solo l’icona di Parigi, ma anche la metafora di un processo di conversione green della città. “Sguardo, oggetto, simbolo, la Torre Eiffel è tutto ciò che l’uomo decide di metterci, e questo tutto è infinito; […] è il simbolo puro, aperto a tutti i tempi, a tutte le immagini e a tutti i sensi: la metafora irrefrenabile“ (Roland Barthes).

In copertina: L’Arbre à Vent, Jérôme Michaud-Larivièr

PARIGI GREEN: UN PROGETTO PER RENDERE PIÙ VERDE LA TOUR EIFFEL

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E nella varietà di interpretazioni cui si presta la Torre, una chiave di lettura attuale è appunto quella di vetrina per la svolta ecosostenibile della città di Parigi. Infatti è recente l’installazione al suo interno di due turbine eoliche ad asse verticale, ad una quota ottimale per garantire il massimo della prestazione (122 metri, al di sopra del secondo piano), provvedendo con i loro sette metri d’altezza e tre di diametro a fornire annualmente 10mila kWh di energia per le attività commerciali del primo piano.

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Progetto di alta carica simbolica: la Torre Eiffel, essendo visitata annualmente da circa cinque milioni e mezzo di turisti, contribuirà, con il suo ruolo di landmark, a diffondere i principi del processo di restyling che sta trasformando Parigi in una capitale sempre più green.

PARIGI E L’ENERGIA EOLICA

In tale ottica l’installazione di turbine eoliche si affianca a due progetti che, sfruttando l’energia del vento, concorrono all’ambizioso obiettivo di riconversione in chiave ecofriendly della città: l’Arbre à Vent, un’idea dell’ingegnere Jérôme Michaud-Larivière, albero hi-tech fotovoltaico biomimetico che produce energia con continuità sfruttando venti anche molto leggeri grazie ai microgeneratori dei rami e delle foglie artificiali orientabili; e lo skyline di grattacieli sostenibili che caratterizza la 2050 Paris Smart City dello studio belga di Vincent Callebaut, in cui gli impianti eolici si affiancano a giardini pensili e a centrali a biomassa.

Aggiungendo al quadro l’approvazione a marzo -quindi contemporaneamente all’installazione delle turbine- di una legge che stabilisce l’obbligo di dotare gli edifici delle zone commerciali di tetti verdi, è chiaro l’impegno profuso dalla Francia nella riduzione del consumo energetico e delle emissioni del 25 per cento entro il 2020.

RESTYLING E CONSERVAZIONE DEL VALORE ESTETICO

In allineamento con progetti internazionali che si contraddistinguono per la produzione di energia eolica come il Bahrain World Trade Center, il 10MW Tower di Dubai e il COR Building di Miami, lo sfruttamento del vento è il caposaldo per un intervento di rinnovamento della Torre Eiffel che sarà il più oneroso (30 milioni di euro) degli ultimi trent’anni, comprendendo non solo energia eolica, ma anche: solare -tramite l’installazione di pannelli in quantità tale da garantire il rifornimento del 50% del fabbisogno di acqua calda-, illuminazione a led e riutilizzo dell’acqua piovana per le toilette.

Il tutto integrato all’interno del profilo della struttura emblema di Parigi, e mimetizzato grazie alle scelte cromatiche, dimostrando la possibilità di sfruttare energie rinnovabili senza compromissione dei valori estetici esistenti.

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