Chi ha inventato le lampade a LED?

Le lampade a LED hanno soppiantato le tradizionali lampadine ad incandescenza invadendo le nostre case e diventando uno degli oggetti più diffusi, eppure non tutti conoscono chi ha inventato questi apparecchi, nè la loro storia lunga mezzo secolo. Dalle prime sperimentazioni al premio Nobel per la Fisica del 2014, i LED hanno dominato il mondo dell’elettronica e rivoluzionato il modo di portare luce nelle nostre case.

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Gli inventori delle lampade LED premi Nobel per la Fisica

Alessandro Volta ha inventato la pila, a Gugliemo Marconi si deve il primo telegrafo senza fili, la macchina a vapore -senza la quale non ci sarebbe stata la Rivoluzione Industriale- è figlia dell’ingegnere scozzese James Watt, la lampadina ad incandescenza fu inventata da Thomas Edison nel 1878. E le lampade a LED? Grazie alla loro resa energetica, i LED, ovvero Light Emitting Diode (diodi ad emissione di luce) hanno invaso le nostre abitazioni attraverso gli oggetti di uso quotidiano, dagli elettrodomestici agli apparecchi illuminanti, sostituendosi alle vecchie lampadine ad incandescenza che avevano monopolizzato il mercato per oltre un secolo.

Il primo LED fu inventato dallo statunitense Nick Holonyak Jr nel 1962 durante una collaborazione con la General Electric. È quest’uomo, ricercatore e docente dell’Università dell’Illinois, ad aver studiato e sviluppato tutte le potenzialità dei semiconduttori sfruttati dai dispositivi optoelettronici come i LED, che negli anni ’60 esistevano solo nella loro versione rossa e, successivamente, verde. Variando la tensione tra lo strato di elettroni (lo strato n) e lo strato delle lacune (lo strato p), gli elettroni si combinano con queste emettendo fotoni, la cui frequenza determina il colore della luce.

La luce bianca e brillante che oggi illumina le nostre stanze con un click dell’interruttore è stata inventata nei primi anni ’90 ed è frutto degli studi di tre fisici giapponesi, Isamu Akasaki, Hiroshi Amano and Shuji Nakamura, che hanno prodotto il primo fascio di luce blu dai semiconduttori, innescando una trasformazione fondamentale per la tecnologia dell’illuminazione.

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Nonostante i notevoli sforzi, sia nella comunità scientifica che nel settore industriale, il LED blu era rimasto una sfida per decenni, ma grazie alla scoperta giapponese, i diodi rossi e verdi potevano finalmente essere impiegati con la luce blu per creare lampade a luce bianca.
La scoperta del LED a luce blu ha richiesto oltre trent’anni di impegno nella ricerca del semiconduttore adatto (cristalli di nitruro di gallio) a liberare la giusta frequenza di fotoni e questo è bastato per ritenere la ricerca di Akasaki-Amano-Nakamura meritevole del premio Nobel per la Fisica 2014.

L’impatto della scoperta del LED a luce blu

Lampadine ad incandescenza hanno illuminato il XX secolo; il XXI secolo sarà illuminato da lampade a LED. In appena 20 anni dalla sua scoperta, il LED a luce blu ha contribuito a cambiare e migliorare il modo di portare la luce nelle nostre case assecondando la necessità di risparmio energetico e la svolta “green” della ricerca nel campo dell’illuminotecnica. Le lampade LED emettono luce bianca, sono energeticamente più efficienti delle obsolete lampadine a bulbo e durano di più. Questa tecnologia viene costantemente implementata in termini di efficienza e questo si comprende comparando i più recenti dati disponibili sulle lampade LED con quelli relativi alle luci fluorescenti e a bulbi incandescenti: una lampada a LED fornisce 300 lumen/Watt contro i 16 lumen/Watt delle normali lampadine ad incandescenza e i 70 lumen/Watt della lampadine fluorescenti.

Ragionando in termini di consumi e durata, l’efficienza delle nuove lampade è indiscutibile. Una lampada LED dura fino a 100.000 ore (ovvero può rimanere accesa 24 ore su 24 per ben 12 anni), le lampadine fluorescenti 10.000 ore, le lampadine ad incandescenza solo 1.000 ore. Considerando che un quarto del consumo mondiale di energia elettrica è imputabile all’illuminazione, i LED si riconfermano una risorsa importante per risparmiare energia e salvare il pianeta.

Aziende come ZR Impianti si occupano di realizzare impianti di illuminazione LED e progetti di illuminotecnica garantendo un’elevata efficienza luminosa, una ridotta produzione di calore e una durata media elevata degli apparecchi illuminanti per interni ed esterni, abbattendo così i costi di manutenzione e garantendo un ritorno dell’investimento iniziale in pochi mesi. 

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La scuola materna che insegna a coltivare: Nursery Fields Forever

Non si è mai troppo piccoli per imparare ad occuparsi delle piante e degli animali. È questa il motto della Nursery Fields Forever, l’asilo dove si impara anche a coltivare l’orto, progetto vincitore del concorso di idee londinese AWR International Ideas Competition. L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello di trovare una proposta interessante e innovativa per una nuova scuola materna nella città di Greenwich, alle spalle della più famosa accademia di danza Laban Centre, firmata da Herzog & De Meuron. 

E così, dopo gli asili nido nel bosco, le fattorie didattiche e altri esperimenti progettuali nati con l’intenzione di portare sin da subito i piccoli a contatto con la natura, nasce la scuola che inizia all’agricoltura, che riesce a mixare perfettamente l’agricoltura urbana, la pastorizia e l’istruzione materna.

FATTORIE URBANE: A SINGAPORE ORTI E ALLOGGI PER GLI ANZIANI

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La scuola che insegna a coltivare: un team tutto italiano

Il tema del concorso lanciato da AWR e che ha visto trionfare il progetto della scuola materna Nursery Fields Forever è attuale più che mai. Al giorno d’oggi i bambini, che dovrebbero essere lasciati liberi di vivere la propria innocenza e la propria ingenuità, oltre che la spensieratezza tipica della loro tenera età, vengono costantemente spinti nell’inferno della tecnologia. In questo modo i piccoli tendono ad allontanarsi sempre più dalla natura e a cercare sempre meno nuove tecniche per curarla e, soprattutto, per rispettarla. In questo scenario, se il presente appare triste, ancora peggio sembrerebbe il futuro che, molto probabilmente, verrà lasciato nelle mani di giovani, ora bambini, incapaci di comprendere fino in fondo quanto è stata buona e clemente con l’uomo Madre Natura e inadatti ad impegnarsi per sfruttare le risorse naturali a loro disposizione rispettandone l’essenza. 

È per questo motivo che il team tutto italiano, precisamente romano, composto da Edoardo Capuzzo Dolcetta, Gabriele Capobianco, Davide Troiana e Jonathan Lazar per per la scuola materna di Greenwich ha pensato di presentare un progetto forte e innovativo, nato dall’intenzione di preservare l’infanzia dei bambini, ma anche la bellezza della natura. L’asilo con il suo orto didattico insegna ai piccoli umani a coltivare il giardino imparando così la reale provenienza del cibo. 

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I tre principi della scuola “agricola”

Secondo i componenti della squadra vincitrice, l’istruzione materna dovrebbe avere tre approcci paralleli: imparare dalla natura, imparare dalla tecnica, imparare dalla pratica. È soprattutto quest’ultimo principio a fare la differenza, a guidare verso una progettazione che permetta ai piccoli di comprendere, praticamente, un aspetto molto importante della vita dell’uomo, qualunque sia la sua età: la provenienza del cibo che si mangia

Il progetto Nursery Fields Forever, infatti, non prevede aule chiuse e tutte uguali tra di loro, ma ampi spazi aperti, adibiti a coltivazione di verdure e ortaggi, oltre che a pascolo per gli animali che si aggirano liberi tra una pianta e l’altra. In queste macchie verdi si inseriscono delle strutture coperte, con tetto a doppia falda, caratterizzate da ampie vetrate rivolte verso il paesaggio naturale circostante. Questi spazi sono destinati alle attività da svolgere al chiuso, quando le condizioni climatiche e le temperature non permettono di godere appieno della bellezza dell’aria aperta. 

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Imparare a coltivare a scuola: sostenibilità ambientale e sociale

La Nursery Fields Forever rappresenta un manuale di buon comportamento per i bambini nei confronti del pianeta, un memorandum su come agire rispetto a quella natura così benevola da offrire, a loro e alle famiglie, cibo da mangiare, animali da accudire, energia per sopravvivere. I bambini, infatti, oltre alle attività tipicamente agresti, come la coltivazione dell’orto e la cura degli animali, saranno introdotti anche al tema dell’energia rinnovabile. Gli allievi dell’asilo scopriranno il potere nascosto del vento e del sole, imparando il funzionamento delle turbine eoliche e dei pannelli fotovoltaici installati in loco.

Ma la Nursery Fields Forever è anche e soprattutto un progetto che punta alla sostenibilità sociale. Collaborando con i compagni nella cura di piante e animali presenti nella “scuola-fattoria”, infatti, i bambini avranno la possibilità di socializzare, di imparare l’importanza di lavorare insieme, di cooperare, di comunicare e di aiutarsi a vicenda per raggiungere un obiettivo comune, quello di coltivare la pianta o di accudire l’animale in questione.

Conseguenza diretta di questo metodo di insegnamento è la presa di coscienza, da parte dei piccoli, delle proprie capacità. Tutti possono occuparsi della natura se correttamente istruiti e disposti a dedicare il proprio tempo a questa attività. La Nursery Fields Forever vuole formare piccoli eroi, bimbi dall’autostima ben sviluppata e consapevoli dell’importanza di quello che imparano nella scuola materna.

Il progetto non è ancora stato realizzato e già piace a tutti, come dimostra la vittoria del concorso per il team che l’ha partorito, ma la speranza comune è che questi bimbi, una volta terminato l’asilo e conosciuto il mondo delle “scuole tradizionali”, non dimentichino quello che hanno imparato e che, al contrario, da adulti, ne facciano tesoro, dimostrando al mondo intero come si può iniziare a rendere migliore il modo in cui si vive già da quando si è ancora bambini.  

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Edifici esistenti, via libera alla banda larga

14/03/2016 – Via libera all’installazione della fibra ottica in infrastrutture esistenti, compresi gli edifici e i condomini.

E’ stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto sulla fibra ottica che recepisce la Direttiva Europea 2014/61/Ue per ridurre i costi dell’installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità, promuovendo l’uso dell’infrastruttura fisica esistente.
 
Infrastrutture esistenti: via libera alla fibra ottica
Per favorire l’accesso all’esistente, il decreto stabilisce che “ogni gestore di infrastruttura fisica e ogni operatore di rete possa offrire la propria infrastruttura fisica, nel rispetto dei principi di trasparenza, non discriminatorietà, equità e ragionevolezza”.
 
L’accesso può essere rifiutato dal gestore dell’infrastruttura e dall’operatore di rete esclusivamente per “oggettiva inidoneità, indisponibilità..
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Incentivi alla progettazione, molti Comuni stanno chiedendo ai dipendenti di restituirli

14/03/2016 – Il nuovo Codice Appalti l’ha cancellato, ma l’incentivo ai progettisti dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni crea ancora qualche difficoltà a chi ne ha usufruito ma forse deve restituirlo. Per risolvere i dubbi in campo è stata presentata un’interrogazione parlamentare.
 
Gli incentivi alla progettazione interna alla PA
Come ricordato nell’interrogazione, la legge Merloni (Legge 109/1994) ha introdotto gli incentivi per la progettazione interna agli enti pubblici con lo scopo di valorizzare le professionalità esistenti e risparmiare denaro pubblico dato che, concedere un premio ai dipendenti costa meno che bandire una gara per l’affidamento dei servizi di progettazione. La legge inizialmente riconosceva una quota non superiore all’1% del costo dell’opera o del lavoro in favore dell’ufficio che avesse redatto direttamente il progetto esecutivo.
 
Successivamente, il DL 101/1995 ha esteso..
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Da Cells a Mood, le novità Reggiani a Light + Building

Sistemi luminosi in grado di integrarsi in qualsiasi contesto

14/03/2016 – Reggiani si presenta all’annuale appuntamento di Francoforte con un nuovo volto e tante novità. Light and Building 2016, la più importante fiera internazionale nel settore dell’illuminazione e della home&building automation, non è solo l’occasione di mostrare una personalità rinnovata nello stile e nella sostanza, ma anche il palcoscenico ideale dal quale presentare rilevanti novità di prodotto.
Come frutto del proprio costante impegno verso l’innovazione tecnologica, Reggiani presenta infatti a Francoforte due nuove famiglie di prodotti e quattro estensioni di gamma, tutte introdotte nel nome del design made in Italy… Leggi l’articolo

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Perché scegliere il legno per le costruzioni? I pregi degli edifici in legno

Progettare e costruire con il legno è tra le operazioni più antiche nella storia dell’uomo. Tuttavia oggi sono cambiati bisogni e leggi da rispettare, per cui l’atto progettuale deve accompagnarsi ad una profonda conoscenza del materiale da costruzioni, dei suoi pregi e dei suoi punti deboli per poter scegliere in tutta sicurezza.

LEGNO: IL MANUALE PER COSTRUIRE IN ITALIA

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Gli edifici costruiti negli ultimi decenni consumano il 40% delle risorse non rinnovabili disponibili in natura, producono il 40% dei rifiuti, assorbono il 45% dell’energia complessiva prodotta e generano il 40% dell’inquinamento atmosferico.

Anche attualmente, l’uso di cemento armato e di componenti edilizi sempre più leggeri e inconsistenti, determinano grossi problemi di ponti termici e dispersione di calore, provocando un enorme spreco energetico. A questo si aggiungono altri aspetti negativi, come la poca attenzione verso i sistemi di ventilazione naturale che causa un eccessivo surriscaldamento estivo degli ambienti e obbliga il ricorso a sistemi di climatizzazione notoriamente energivori.

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Occorre allora ripensare globalmente a nuovi criteri di progettazione, sviluppare una diversa sensibilità che promuova un cambiamento verso edifici costruiti con regole ecosostenibili e biocompatibili, che indirizzi il mercato e la società all’uso di elementi ecologici come il legno, dalla scelta delle materie prime alla loro trasformazione, uso e smaltimento, che siano rispettosi della salute e dell’ambiente e utilizzino energia proveniente da fonti rinnovabili.

Soprattutto, occorre abbandonare quella visione antropocentrica che vede l’uomo come unico padrone di tutto ciò che lo circonda e tornare a pensare e agire nel rispetto di quello che la terra produce.

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Perché scegliere il legno per le costruzioni

Il legno è stato sempre presente nella storia dell’evoluzione umana, dimostrandosi valido e affidabile in ogni situazione e, per capire le sue potenzialità energetiche, non dobbiamo far altro che riconoscere le proprietà di cui dispone in natura.

Esso è, infatti, il materiale naturale per eccellenza perché presenta caratteristiche di durezza, resistenza, durabilità e per questo è considerato tra i materiali più importanti per le costruzioni. Alcuni oggetti usati dagli antichi romani si sono conservati intatti per secoli, preservati grazie a situazioni favorevoli che li hanno protetti dagli agenti atmosferici.

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Il legno è anche un ottimo isolante, capace di contenere le dispersioni di calore durante l’inverno e mantenere fresco l’ambiente in estate; questa peculiarità, già da sola, basta a garantire il massimo risparmio energetico.

In Italia si sta lentamente riscoprendo la potenzialità delle strutture in legno; il consorzio Promo Legno stima che nel 2016 ci sarà una crescita del 50% sul nostro territorio, pesantemente colpito dalla crisi economica e che ha visto il settore edilizio tra i più penalizzati.

Nel luglio 2015 poi, è entrato in vigore il nuovo decreto che definisce, per gli edifici da ristrutturare e per quelli di nuova costruzione, le metodologie di calcolo, l’uso di fonti rinnovabili e gli standard energetici minimi, ottimizzando il rapporto costi/benefici in modo da giungere alla progettazione di edifici Nearly Zero Energy Building, in altre parole edifici capaci di ottenere un bilancio fra energia consumata ed energia prodotta prossimo allo zero.

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Nonostante sia un materiale combustibile che ha aiutato l’uomo a riscaldarsi, illuminare gli ambienti e alimentare forni, camini e stufe, è scorretto pensare che il legno sia un materiale vulnerabile. Al contrario, esso presenta un’elevata resistenza al fuoco perché ha una combustione più lenta rispetto ad altri materiali come l’acciaio e il calcestruzzo armato, con una carbonizzazione che procede alla velocità di 0,6-0,8 mm/min e, di conseguenza, il processo di rottura avviene con più ritardo.

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Un altro elemento che consente il ritardo del collasso strutturale del legno è il suo basso coefficiente di conducibilità termica; l’acciaio presenta invece un alto rischio di collasso in caso d’incendio perché, in funzione della temperatura, subisce un rapido decadimento fisico-strutturale. È per questo motivo che in Svezia i vigili del fuoco hanno il divieto di intervenire in edifici di questo tipo.

Lo stesso ragionamento vale anche per le costruzioni in cemento armato, la cui ossatura metallica tende a cedere improvvisamente in presenza di temperature elevate.

Un altro importante aspetto da privilegiare nella scelta di questo materiale elastico e assorbente, è la sua idoneità alla costruzione di edifici in zone sismiche. Basti pensare che in Giappone, terra di grandi eventi sismici, si costruirono fin dall’antichità numerosi templi di legno che hanno superato indenni i secoli e, soprattutto, i numerosi terremoti, compreso quello del 1995 di magnitudo 7,2 della scala Richter. Poggiando su piattaforme di cemento, le strutture in legno “galleggiano” sul terreno riportando danni minimi, perché in grado di assorbire le deformazioni. La forza di un terremoto è proporzionale alla massa dell’edificio e il legno, essendo più leggero degli altri materiali, è sollecitato molto meno. In ogni caso, eventuali danni possono essere riparati facilmente, sostituendo le parti danneggiate.

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Rapidità di montaggio e costi

Una casa in legno può essere montata molto rapidamente, riducendo i tempi di cantiere del 60-70% rispetto a un’abitazione tradizionale. Molti elementi, infatti, sono pre-assemblati in fabbrica eliminando il rischio di fattori climatici che possono rallentare i tempi di avanzamento della costruzione. In questo modo, da un lato è più facile per l’impresa rispettare i tempi di consegna e, soprattutto, i costi preventivati, dall’altro il committente può avvalersi di minori costi a suo carico, senza correre il rischio di trovarsi brutte sorprese, dovute a imprevisti non calcolati, nel prezzo finale. 

La durata

Il legno è un materiale organico e, come tale, soggetto all’azione di muffe, funghi, insetti, termiti e agenti atmosferici, soprattutto le piogge che provocano infiltrazioni e umidità di risalita.

Dunque è di fondamentale importanza curare tutti i dettagli strutturali del progetto, facendo in modo che il legno si bagni il meno possibile o che riesca ad asciugarsi rapidamente, sia sulle pareti esterne che su quelle interne dove si deposita il vapore acqueo generato dalla respirazione, dalla cottura dei cibi e dall’utilizzo della doccia.

Per evitare questi problemi, si possono utilizzare diverse soluzioni che vanno dalla ventilazione meccanica controllata per l’interno, all’uso di prodotti specifici per la bioedilizia, come speciali resine innovative, che proteggono il materiale preservandolo nel tempo, non trascurando ovviamente una costante e continua manutenzione. Solo così la nostra casa di legno potrà durare decenni ed essere considerata un eccellente investimento.

Si può affermare che, in generale, un edificio in legno, oltre ad essere conveniente, offre un maggiore comfort abitativo, cioè quella particolare condizione di benessere derivante dalla somma di quattro elementi: ambiente termo igrometrico, acustica, qualità dell’aria e illuminazione.

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Michael Reynolds per la prima scuola sostenibile in Uruguay

Riciclo, riuso e recupero sono le parole chiave che meglio descrivono i progetti Michael Reynolds, ma la sua ultima opera in Uruguay vanta un primato che la rende un modello da seguire: “Una escuela sustentable è la prima scuola completamente ecosostenibile del paese, costruita secondo i consolidati criteri della Earthship Biotecture.

In copertina: immagine da UnaEscuelaSustentable.uy

LE EARTHSHIP DI MICHALE REYNOLDS: ABITAZIONI CON PNEUMATICI E LATTINE

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Per molti Paesi nel mondo non sembrerebbe una novità la realizzazione di un edificio interamente sostenibile e autosufficiente, grazie alla capillare diffusione della progettazione secondo regole rispettose del pianeta. Per l’Uruguay, invece, la situazione è un po’ diversa. Soltanto da pochi giorni, infatti, lo stato sudamericano può vantare nel suo territorio un edificio, ancora in fase di realizzazione, sostenibile, autosufficiente e basato sul concetto del riciclo.

Una escuela sustentable è un progetto firmato dall’architetto Michael Reynolds che si fonda sulle tre “R” di Riciclo, Riuso, Recupero per dare vita ad una scuola ottenuta dall’applicazione di materiali altrimenti destinati allo smaltimento e al deperimento. Il progetto vanta la proposta della prima scuola al 100% ecosostenibile nell’Uruguay

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Michael Reynolds per la sostenibilità in Uruguay

Michael Reynolds, fondatore dell’associazione a scopo umanitario Earthship Biotecture, si reca a Jaureguiberry e decide di costruire un edificio per i bambini del luogo, così che anche loro possano avere un’istruzione adeguata e uno spazio dove potersi dedicare alle attività proprie della loro età. 

L’edificio si trova in una zona completamente rurale e, proprio per questo, ha come obiettivo quello di far crescere i bimbi a diretto contatto con la natura. Non a caso, prima di procedere alla realizzazione della scuola, il progetto è stato presentato a insegnanti, genitori e abitanti di Jaureguiberry attraverso una serie di conferenze e workshops volti a sensibilizzare la popolazione rispetto ai principi del riciclo e del riuso da applicare all’architettura. Il coinvolgimento degli abitanti della piccola cittadina di appena 500 anime, inoltre, non si è limitata all’aspetto “teorico”, ma si è esteso anche alla partecipazione attiva alla costruzione e al reperimento dei materiali costruttivi. I “rifiuti” impiegati per la realizzazione dell’edificio, infatti, sono quegli stessi rifiuti che, quotidianamente, le famiglie di Jaureguiberry producono e inviano allo smaltimento.

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I materiali di riciclo della scuola di Reynolds

Una escuela sustentable ha un’ampiezza di 270 metri quadri per ospitare ben 100 bambini all’anno. La sua struttura è costituita da pneumatici, bottiglie, lattine e cartoni riciclati abbinati a terra cruda e legno. La sua copertura prevede l’installazione di pannelli solari e di mulini del vento che permetteranno all’edificio di produrre energia elettrica e di presentarsi come un sistema completamente autosufficiente. Il progetto inserisce, inoltre, un apposito sistema di raccolta e ricircolo dell’acqua oltre ad una serra utile alla coltivazione di specie vegetali fruttifere e alla produzione di cibo. 

La costruzione dovrebbe durare circa 7 settimane, durante le quali si alterneranno gruppi di operai uruguaiani e volontari provenienti da tutto il mondo desiderosi di imparare e applicare il metodo costruttivo promosso dall’associazione di Reynolds. 

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Earthship Biotecture

Earthship Biotecture, attraverso le earthship (ovvero “navi della Terra”), si impegna a realizzare, grazie al contributo di volontari provenienti da tutto il mondo, case bio, autosufficienti ed ecosostenibili nei punti più disagiati della terra. 

L’obiettivo dell’associazione è di fornire un servizio assente nel luogo coinvolgendo le popolazioni locali e, soprattutto, sensibilizzando a quella che non è una semplice tecnica costruttiva ma un vero e proprio stile di vita. Il ricorso a materiali di scarto, infatti, è frequente nelle costruzioni di Earthship Biotecture, che punta buona parte del suo programma sulla sostenibilità economica, oltre che ambientale e sociale

Con questa nuova sfida, il progetto di Una escuela sustentable, l’associazione e, soprattutto, il suo fondatore si sono caricati di una missione speciale, che va ben oltre la semplice realizzazione di una nuova scuola: l’obiettivo è quello di dare un’opportunità migliore ai ragazzini della città, ma anche a genitori, insegnanti e abitanti tutti, offrendo loro l’occasione di imparare non soltanto dai libri che si leggono a scuola, ma anche dalla costruzione della scuola stessa. 

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FONTE IMMAGINI

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http://domusrobotica.com.ar/blog/wp-content/uploads/2015/07/1_build_0321.jpg

http://www.entornointeligente.com/images-noticias/2016/02/shaune-fraser-URUGUAY–Una-escuela-hecha-con-lo-que-la-gente-tira.jpg

http://neturuguay.com/wp-content/uploads/2015/08/becas-formacion.jpg

http://www.risparmio-energetico.com/IMG/arton502.jpg

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Cohousing nel bosco: vivere insieme nella natura

Vivere insieme, coabitare, condividere vita ed esperienze. Sì, ma in un bosco. A due passi da Torino è stato infatti presentato dall’associazione CoAbitare, in collaborazione con la cooperativa Sumisura, un progetto di cohousing nel bosco di Reaglie, che si pone l’obiettivo di realizzare molto concretamente un percorso di vita immerso nella natura, con momenti di collaborazione e di condivisione degli spazi e delle risorse, pur mantenendo un forte legame di vicinanza con la città poco distante.

COHOUSING: VIVERE INSIEME A BASSO IMPATTO NEL REGNO UNITO

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Il cohousing in Italia

La coabitazione in Italia è ancora una realtà marginale perché non si è ben compreso che il modo in cui una società abita non è un dogma indiscusso ma un processo in costante evoluzione. Le configurazioni architettoniche dei condomini urbani si conciliano poco con la logica del vivere partecipato; formare un gruppo di persone capaci di coabitare, richiede conoscenza, formazione e adeguamento reciproco. In uno spazio condiviso, infatti, socialità, vivibilità e sostenibilità si compenetrano e le persone si aiutano reciprocamente, compiendo scelte autonome ma orientate al bene comune.

L’associazione CoAbitare, dopo aver avviato alcune esperienze di cohousing in città, si avvia ora a questo nuovo progetto in mezzo al verde della natura.

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Il progetto del cohousing nel bosco

L’edificio è collocato in un’antica vigna del settecento e sorge in un parco di 88.000 mq, uno dei più grandi parchi privati del comune di Torino, a pochi chilometri di distanza dal centro della città. In questo modo i cohousers potranno mantenere stretti contatti con l’area urbana e creare sinergie con privati e associazioni per lo sviluppo di progetti.

L’immobile è formato da un unico corpo, con la struttura tipica della “casa di famiglia” e ha una superficie di 600 mq, suddivisi attualmente in cinque appartamenti. A questi si aggiungono circa 250 mq di locali accessori per il cohousing formati da legnaia, box, androne e magazzino che permetteranno di riorganizzare la casa in sei o sette unità abitative, con un miglioramento dell’efficienza energetica. Infine, una cantina di 70 mq, una soffitta e uno spazio da adibire a parcheggio, completano il tutto.

Uno dei responsabili dell’associazione spiega: ”A proposito degli spazi comuni coperti, l’idea attuale prevede una cucina per cene in comune, feste, ecc., un’area bimbi, uno spazio aperto ai turisti da adibire a b&b e/o per ospitare attività di associazioni, workshop, laboratori, il recupero della legnaia in cui è presente un forno per pane e pizze e uno spazio polivalente di circa 100 mq per uso interno, coworking, laboratori, cinema, bricolage”.

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Le attività all’aperto

Essere all’interno di un grande parco, principalmente collinare e boschivo, presenta molti punti di forza, sia dal lato agricolo ed energetico che per iniziative socio-culturali. Gli spazi di cohousing attorno alla casa possono accogliere orti, frutteti, vitigni e arnie, oltre ad un impianto fotovoltaico. Mentre, per quanto riguarda la socializzazione, sarà possibile fare sport, organizzare giochi e attività per bambini nel bosco, cinema all’aperto e fare grigliate.  

Un modo diverso di vivere in un bellissimo contesto naturale.  

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Bonus 65% e 50%, Unicmi: ‘le aziende straniere eludono la ritenuta dell’8%’

11/03/2016 – Gli operatori stranieri, nei lavori che beneficiano delle detrazioni del 50 e del 65%, non pagano la ritenuta di acconto dell’8% a carico degli addetti, a differenza dei colleghi italiani.
 
A denunciarlo l’Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei serramenti (Unicmi) in una lettera al Viceministro dell’Economia e Finanze Luigi Casero e alla Direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. 
 
Ritenuta dell’8%: le segnalazioni di Unicmi
Secondo Unicmi molti operatori stranieri (non in possesso di personalità giuridica e fiscale in Italia, né di una banca italiana di appoggio) operano sul mercato italiano eludendo il pagamento della ritenuta di acconto dell’8%, a carico dell’operatore, prevista sia per le detrazioni del 50% per le ristrutturazioni, sia per quelle del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica.
 
Per..
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