13/07/2015 – Garantire il completamento delle opere pubbliche, puntare sulla qualità dei progetti e assicurare la trasparenza. Sono le parole chiave che guidano la riforma degli appalti e che secondo il Ministro delle Infrastrutture, Grazi…
13/07/2015 – Garantire il completamento delle opere pubbliche, puntare sulla qualità dei progetti e assicurare la trasparenza. Sono le parole chiave che guidano la riforma degli appalti e che secondo il Ministro delle Infrastrutture, Grazi…
13/07/2015 – “È falso e strumentale sostenere che l’art. 31 del ddl concorrenza costituisca un condono per le società di ingegneria, che invece legittimamente operano nel privato”.
È quanto afferma in una…
13/07/2015 – Gli Ingegneri iuniores possono, per il settore ingegneria civile e ambientale, collaborare alle attività di progettazione, direzione dei lavori, stima e collaudo di opere edilizie, comprese le opere pubbliche.
A dichiararlo il TAR Campania che nella sentenza 797/2015 chiarisce le competenze degli ingegneri iscritti nell’albo B della sezione civile e ambientale.
Competenze professionali ingegneri iuniores: il caso
Una società di costruzioni aveva fatto ricorso contro il Comune di Lapio (SA) per l’avvenuto affidamento ad una società concorrente dell’aggiudicazione definitiva dei lavori di completamento ed adeguamento della rete fognaria e dell’impianto di depurazione, in quanto gli elaborati tecnici erano stati redatti e sottoscritti da un ingegnere iunior, appartenente alla sezione B del DPR 328/2001.
Secondo il ricorrente, 2° classificato, vi era una illegittimità dell’aggiudicazione..
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13/07/2015 – Marcia indietro sulle regole per il mantenimento degli incentivi del Conto Energia. Il Gestore dei servizi energetici (GSE) ha sospeso l’efficacia del Documento tecnico di riferimento (DTR).
Si tratta delle linee guida…
13/07/2015 – Rendere più semplice la normativa sull’efficienza energetica e favorire l’adozione di tecnologie in grado di rendere gli edifici a zero emissioni, integrandoli con le fonti rinnovabili e pr…
A Cesiomaggiore, in provincia di Belluno, una vecchia e fatiscente casa di campagna in classe energetica G, per usare la dicitura ufficiale, anche se in realtà era molto più energivora da poter essere definita in classe Z, è stata ristrutturata e trasformata in agriturismo di classe A dai progettisti dello Studio Tecnotherm. La definizione non si riferisce solamente ai servizi assicurati agli ospiti, ma soprattutto al livello di prestazioni energetiche tanto che l’edificio si è guadagnato l’appellativo di Bioagriturismo.
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L’edificio del bioagriturismo, situato a fondo valle, è sovrastato dalle alte vette alpine innevate e si presenta come un’ordinaria struttura dalla pianta regolare con il tetto a doppio spiovente, il basamento in muratura e le pareti in legno massiccio. All’interno, distribuiti su tre livelli, trovano posto quattro camere da letto con i rispettivi bagni, una sala lettura, una sauna e un ristorante vegetariano e vegano.
La struttura portante e la copertura sono in legno italiano multistrato. Ogni elemento dell’involucro è stato opportunamente coibentato e i nuovi infissi sono dotati di serramenti con vetro triplo. In questa zona, infatti, gli inverni sono molto freddi e le estati sono afose, quindi è necessario garantire un elevato grado di isolamento per assicurare un gradevole comfort degli ambienti abitati senza sprecare energia durante tutto l’anno.
L’impianto, che garantisce il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda sanitaria, permette di avere un risparmio di energia primaria del 35%. Infatti, una pompa di calore ad aria permette di sfruttare sia l’energia solare indiretta presente nell’ambiente esterno sia l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici istallati sulla copertura senza combustioni e quindi senza generare emissioni di CO2 e di altri gas nocivi. Negli ambienti sono stati collocati una serie di ventilconvettori ultrasottili a installazione verticale o orizzontale a seconda delle esigenze. In questo modo è possibile riscaldare o raffreddare gli ambienti in maniera flessibile: l’impianto permette di isolare alcune stanze e non climatizzarle se non utilizzate.
Negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti per il risparmio energetico delle abitazioni, specialmente nel periodo invernale, ma nelle zone caratterizzate da climi caldi i consumi energetici sono da imputare maggiormente al raffrescamento estivo. Quali sono i riferimenti normativi e i parametri per una corretta progettazione in queste zone climatiche?
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Sono stati studiati e adottati innumerevoli sistemi di isolamento e tecnologie innovative per gli impianti di riscaldamento per le costruzioni che devono resistere ai climi più rigidi: cappottature di differenti materiali (EPS, fibre di legno, lane sintetiche, lane naturali) e impianti di diversa concezione (sistemi radianti, pompe di calore ad aria, geotermia, solare termico).
L’adozione di impianti di riscaldamento e sistemi di isolamento porta un ingente beneficio in termini energetici ed economici: basti pensare che, per esempio, nella città di Trento, il fabbisogno energetico per il riscaldamento invernale è pari al 95% del fabbisogno totale annuo.
Il risparmio viene notevolmente ridotto o addirittura quasi annullato quando si considera Palermo, dove il 70% del fabbisogno energetico totale annuo è invece da imputare al raffrescamento estivo (fonte: atti convegno Promolegno, Napoli 2011).
Evidente quindi come per raggiungere l’obiettivo di “edifici a energia quasi zero” sia d’obbligo non fermarsi allo studio del solo comportamento invernale.
La norma italiana, in particolar modo si fa riferimento al DPR 59/2009, per lungo tempo ha normato i parametri utili a definire il comportamento invernale, trascurando il lato estivo. Con il D.Lgs. 192 si sono poi andati a definire i valori minimi di trasmittanza degli elementi, in riferimento alle diverse zone climatiche.
Le indicazioni che le normative forniscono in riferimento al comportamento estivo si riducono a tre punti fondamentali:
La massa superficiale, valutabile anche in termini di capacità termica areica, influisce sul comportamento estivo dell’edificio in quanto fornisce una buona inerzia termica all’involucro, capace quindi di assorbire il calore durante il giorno e rilasciarlo solo nelle ore più fresche della notte.
La trasmittanza termica periodica è invece il parametro che definisce la capacità di un elemento, parete verticale o chiusura orizzontale, di sfasare e attenuare l’onda termica: con lo sfasamento si ottiene l’ingresso “ritardato” nell’abitazione dell’onda di calore rispetto al picco di temperatura esterna (si considera un buon valore uno sfasamento superiore alle 10 ore) mentre con l’attenuazione si ottiene la riduzione della quantità di calore in ingresso.
L’Università degli Studi di Cagliari ha promosso una tesi di dottorato, pubblicata in seguito sulla rivista Klimahaus (Giugno 2015), finalizzata allo studio del comportamento termoigrometrico di un edificio in CLT (Cross Laminated Timber) realizzato in climi caldi. L’edificio di studio ha pianta quadrata di 10x10m, due piani fuori terra, tetto a due falde inclinate di 30 gradi.
A fronte di un consumo annuo per il riscaldamento di 21 KWh/mqa è stata valutata l’influenza di vari elementi sul comportamento estivo. In merito alla trasmittanza delle chiusure opache verticali è stato dimostrato come un aumento dell’isolamento esterno comporta una riduzione del fabbisogno termico estivo del solo 1%. La ventilazione notturna, specialmente se passante, comporta invece una riduzione del consumo per il raffrescamento da 26,4 a 18,9 KW/mqa (pari circa al 28%). Analoga influenza, intorno al 30%, hanno la schermatura degli infissi e l’aumento della capacità termica areica (che migliora anche il comportamento invernale). Per quanto riguarda i carichi interni invece (produzione vapore, apparecchi elettrici, elettrodomestici, illuminazione) questi provocano un aumento considerevole del consumo per il raffrescamento che può arrivare anche a più del 100%.
Lo studio mostra come una combinazione mirata di questi accorgimenti porta ad una condizione di comfort estivo, definita come il non superamento nelle ore più calde del giorno di una temperatura interna di 26 °C.
Il sistema di sedute best seller di B&B Italia compie 10 anni
13/07/2015 – “Ho voluto rivisitare le tipologie capitonné e Chesterfield con particolare attenzione alla rilettura operata negli anni ’60 e ’70 di cui sono grande estimatrice”. Patricia Urquiola
Sembra ieri, ma sono già passati dieci anni dalla dichiarazione di Patricia Urquiola e dal lancio di Tufty-Time, sistema di sedute tra i best seller di B&B Italia.
Un prodotto di grande successo grazie alla capacità di interpretare con grande creatività un tema caro al passato e di fornire eccellenti soluzioni ai temi della componibilità, del comfort e della sfoderabilità, risolti con spirito innovativo.
B&B… Leggi l’articolo
La collaborazione con IED Torino 13/07/2015 – Dall’incontro tra Agena, Azienda torinese produttrice di carte e tessuti per l’alta decorazione di interni e l’Istituto Europeo di Design, network internazionale di formazione nelle aree d…
Le proposte per l’estate firmate Nardi 13/07/2015 – Atlantico, il nuovo lettino prendisole di Nardi in resina fiber-glass si tinge degli energici colori del rosa, celeste, mandarino e prato. Progettato su un arco portante che caratterizza tut…
Anke Salomon racconta la collaborazione con Kaldewei13/07/2015 – Il linguaggio del design di Anke Salomon si distingue per la sua estetica inconfondibile: chiaro, puro e bello, come la natura. Anke Salomon resta fedele alla filosofia del suo desig…
Facciate e infissi in metallo per i padiglioni espositivi13/07/2015 – Dall’Expo Gate alla Cascina Triulza, ai Padiglioni del Bahrain, del Brasile e dei Servizi Ovest fino alla Cascina Merlata, Secco Sistemi imprime un segno distintivo a Mila…
Due suggestive location: il ‘Salone del Tiepolo’ e l’evento curato da National Geographic13/07/2015 – Sembrerebbe proprio una “strana coppia”, nonostante le “contaminazioni” oggi tanto di moda, visto che lo Spinosaurus egyp…
Un attico dal mood metropolitano accoglie la cucina Ego13/07/2015 – Un grande attico dai toni neutri accoglie una cucina Abimis completamente in acciaio, contestualizzandola in un ambiente dallo stile metropolitano, caratterizzato da finiture in resina…
La mostra-evento che indaga la verticalità
13/07/2015 – Lithic Vertigo è una mostra di sperimentazione e creatività sull’uso della pietra, a cura di Vincenzo Pavan, finalizzata a promuovere il “Made in Italy” litico attraverso l’interpretazione di prestigiosi progettisti internazionali.
L’atto del salire, nell’architettura come negli spazi urbani, ha sempre costituito una sfida intrigante per gli architetti, talvolta una prova di abilità per dimostrare le capacità tecniche e creative del progettista.
Sia nel passato che in epoca contemporanea la pietra, più di altri materiali, si è rivelata particolarmente adatta a sperimentazioni… Leggi l’articolo
Il nuovo manuale della Dario Flaccovio è dedicato alla procedura di calcolo per sviluppare un Attestato di Prestazione Energetica così come richiesto dalla normativa vigente: la procedura di calcolo utilizzata per la certificazione ed il progetto energetico è definita dalla UNI TS 11300.
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L’esempio riportato e approfondito tratta la casistica della certificazione per un intero edificio residenziale e e porzioni di esso costituite dai singoli appartamenti (unità immobiliari), caso assai comune nel panorama edilizio del nostro paese.
Il manuale, nel primo capitolo dedicato a “La certificazione energetica e metodologie di calcolo”, espone la procedura per sviluppare i calcoli necessari a determinare il valore dell’IPE di un edificio residenziale. Si comincia dalla determinazione delle caratteristiche geometriche e termiche dell’involucro edilizio e delle caratteristiche dell’impianto di climatizzazione, per giungere alla determinazione dell’Indice di Prestazione energetica e alla redazione del documento che oggi è noto come APE. Sono introdotti diversi concetti necessari per la redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica: trasmittanze termiche dei componenti edilizi opachi e vetrati e dei ponti termici, scambi termici per trasmissione e ventilazione, fabbisogni energetici ed apporti gratuiti, rendimenti d’impianto, fabbisogno di energia primaria, indicatori energetici etc…
Nel secondo capitolo che dà le definizioni e le indicazioni sugli elementi di base per la redazione del progetto, viene sviluppato un esempio di certificazione energetica di un edificio residenziale esistente: l’esempio è simbolico ma rappresenta la situazione di gran parte del patrimonio immobiliare sul territorio italiano, in quanto è stato concepito partendo dalle caratteristiche di edifici costruiti in Italia negli ultimi decenni, senza una particolare attenzione all’isolamento termico dell’involucro edilizio e al rendimento dell’impianto termico, utilizzando materiali ed impianti di larga diffusione nel mercato edilizio nazionale.
Nel capitolo terzo dedicato alla “Descrizione delle strutture edilizie dell’edificio” vengono descritte non solo le caratteristiche delle strutture edilizie che compongono l’involucro edilizio, ma anche le indicazioni circa il posizionamento delle strutture stesse.
Al quarto e conclusivo capitolo del manuale, “Calcolo della prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale”, è sviluppato il calcolo dell’EPI e dell’IPE di un edificio residenziale, finalizzato a redigere l’APE ai sensi del D.Lgs 192/2005 e del D.L. del 04/06/2013. Sono riportati nel testo tutti i riferimenti legislativi aggiornati, riferiti al tema dell’APE e mediante tabelle, schemi grafici e formule opportunamente descritte. Nel manuale vedrete che c’è spesso una comparazione tra i dati calcolati manualmente ed i risultati ottenuti tramite il software dedicato, conforme al D.P.R. 59/09, e rilasciato dal Comitato Termotecnico Italiano . Questo a dimostrazione che il software -qualunque esso sia- ha un suo margine di credibilità in base ai risultati prodotti, ma se non si ha cognizione dei dati di input nel programma di calcolo si possono quasi certamente ottenere risultati falsati. Un tecnico esperto quindi, dovrà essere in grado sia di utilizzare una procedura manuale che una computerizzata.
Troverete il manuale assai comprensibile sia per i tecnici più esperti, che ne potranno comunque trarre utili spunti per migliorare le procedure di calcolo e aggiornarsi sulle normative sul tema dell’attestato di prestazione energetica, sia per chi con l’APE si è sempre e solo affidato ai software bypassando del tutto il calcolo manuale e il significato di quei complessi calcoli.
Una sezione in particolare è stata dedicata a quello che è il VAN (valore attuale netto) ed il tempo di ritorno dell’investimento per migliorare le prestazioni energetiche di un immobile.
Se si dovesse dare una breve definizione sul vantaggio di avere questo manuale si potrebbe dire che esso è un aggiornato e approfondito testo sulla certificazione di edifici nostrani esistenti, che talvolta fanno parte di un patrimonio storico che necessita di essere vagliato nel suo consumo di energia per avere un’idea su come migliorarlo!
Scheda tecnica del libro
Titolo: Certificazione energetica degli edifici residenziali – Sviluppo analitico e calcolo manuale della prestazione energetica secondo la norma UNI TS 11300 e redazione dell’APE
Editore: Dario Flaccovio Editore – collana Energia
Pagine: 301
Data pubblicazione: Giugno 2015
Autore: Antonio Mazzon
ISBN: 9788857904481
Lingua: Italiano
Autore
Antonio Mazzon: Ingegnere progettista – Energy Manager e Coordinatore del Gruppo Energia e Mobilità Sostenibile del Comune di Palermo, dottore di ricerca in Fisica tecnica ed esperto in materia di risparmio energetico e della tutela dell’ambiente. Ha ricoperto i ruoli di Commissario nelle seguenti Commissioni del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio: Valutazione d’Impatto Ambientale (V.I.A.), Ecolabel Ecoaudit, Scuole EMAS/ECOLABEL. È stato inoltre componente di gruppi di lavoro per la redazione dei criteri Ecolabel presso la Commissione Europea e consulente per altre Amministrazioni Pubbliche. Ha svolto attività di progettista di interventi di riqualificazione energetica degli edifici, di impianti solari termici e fotovoltaici, finanziati dall’Unione Europea nel campo del risparmio energetico, della promozione delle risorse energetiche rinnovabili e della mobilità sostenibile. È autore e coautore di pubblicazioni a carattere scientifico e divulgativo, prevalentemente nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico con contributi anche su riviste specializzate internazionali.
Un proverbio dice “chi bene inizia è a metà dell’opera”, ma nel caso che l’opera sia incompiuta vorrà dire che la sua realizzazione è stata errata sin dall’inizio. È il caso delle opere incompiute disseminate in Italia che fino ad oggi, ottimisticamente, sono costate 4 miliardi di euro buttati letteralmente al vento, costi monetari ai quali va aggiunto il danno per aver deturpato il paesaggio di coste, valli, skyline urbani e tanti altri luoghi.
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Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha finalmente ricevuto la documentazione presentata da tutte le Regioni italiane, ha attuato una norma voluta dal governo Monti per stilare -per la prima volta- una vera e propria anagrafe delle opere incompiute. Il risultato è a dir poco sconvolgente visto che, nonostante l’elenco non sia completo, al momento nessuna regione è esente da questo problema. Ad oggi l’anagrafe delle opere incompiute ne riporta oltre seicento, alcune rimaste a metà, altre appena cominciate.
Il tour delle opere incompiute parte dall’estremo Nord Italia, in Valle D’Aosta, dove sono stati spesi 8,8 milioni di euro per il terminal dell’aeroporto Saint-Christophe, mai terminata e per la quale servono oltre 3 miliardi per completarla, senza stimare però i danni ed i furti di materiali che il cantiere dell’infrastruttura ha subito negli anni ad opera di ignoti vandali. Nella località del Verduno una struttura costata ad oggi 159 milioni di euro di cui resta solo lo scheletro fatto di pilastri: sarebbe dovuto essere un ospedale tra Bra e Alba, in una zona però ad elevato rischio di franosità che fece porre fine prematuramente al cantiere. Si passa per Emilia, Veneto, e poi Toscana dove spicca lo svincolo della Cassia di Monteroni D’Arbia, un cantiere aperto quattro anni fa, costato al momento 30 milioni, ma ancora incompiuto e senza previsioni di termine.
La mano della mala edilizia però colpisce non solo a grande scala. Ad esempio nel Lazio la lista comprende opere incompiute per un valore di ben 261 milioni di euro: dalla palestra di Vico al museo naturalistico di Palombara Sabina. Tuttavia è strano che, nonostante conti tantissime opere incompiute nell’elenco, la capitale non venga citata: basti ricordare la città dello sport di Tor Vergata costata oltre 400 milioni di euro e mai completata dopo un cantiere durato sette anni.
Per la regione Veneto che potrebbe apparentemente sembrare ligia alle leggi, si segnalano diversi flop edili e infrastrutturali pubblici, dall’ampliamento della scuola materna del Comune di Montecchio Maggiore, con un costo di 1,3 milioni di euro, alla piscina di Cassola per un importo di 18 milioni.
Della Sardegna, fra le sue opere incompiute, va certamente ricordato l’orto botanico della Maddalena, costato “appena” 520 mila euro: un’inezia se messo a confronto con le opere sprecate per il famoso G8 del 2009 sempre alla Maddalena.
La Regione Campania sembrerebbe la più virtuosa d’Italia con solo due piccole opere incomplete: un palazzetto dello sport e quattro alloggi popolari nel Comune di Calvi Risorta, ma sicuramente l’elenco, come abbiamo già ribadito, non è del tutto veritiero, tanto è vero che non è riporta neppure la città di Napoli.
Puglia, Calabria e Sicilia vengono bacchettate ma nell’elenco, anche nel loro caso, ci sono delle sviste fra le quali la diga del Pappadai (territorio di Fragagano, Taranto, San Marzano e Grottaglie), con ben 70 milioni di euro spesi in trent’anni e non una goccia d’acqua raccolta e poi ancora il teatro di Sciacca (un progetto di 40 anni fa) che fino ad oggi è costato 25 milioni di euro ma che risulta inutilizzato.
La procedura prevista dal Ministero nel 2013, per il monitoraggio, ha previsto che le Amministrazioni dovessero occuparsi di segnalare le opere edili e le infrastrutture incompiute sul proprio territorio. Nelle circolari inviate alle Regioni si legge quanto segue:
Il 24 aprile 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 96 il Decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 42 del 13 marzo 2013, recante le modalità di redazione dell’elenco-anagrafe delle opere pubbliche incompiute, di cui all’art. 44-bis del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214. L’art. 3, comma 1, del citato D.M. prevede che entro il 31 marzo di ogni anno le Stazioni Appaltanti, gli enti aggiudicatori e gli altri soggetti aggiudicatori trasmettano al Ministero ovvero alle Regioni e Province autonome tutte le informazioni e i dati richiesti secondo le modalità contemplate in seno alla stessa norma. La trasmissione da parte delle Amministrazioni dei dati relativi alle opere incompiute, dovrà avvenire attraverso le apposite procedure informatiche, quindi non tramite l’invio cartaceo dell’elenco delle opere incompiute, secondo le modalità indicate nel sito da trasmettere agli indirizzi PEC specificamente individuati dal MIT e dalle Regioni e Province autonome.
È evidente che la pecca non è del Ministero, che ha avuto tutte le buone intenzioni, ma dei ritardatari o di chi ha evitato di mandare le segnalazioni. La potremmo definire l’anagrafe incompiuta delle opere incompiute in Italia.
Un proverbio dice “chi bene inizia è a metà dell’opera”, ma nel caso che l’opera sia incompiuta vorrà dire che la sua realizzazione è stata errata sin dall’inizio. È il caso delle opere incompiute disseminate in Italia che fino ad oggi, ottimisticamente, sono costate 4 miliardi di euro buttati letteralmente al vento, costi monetari ai quali va aggiunto il danno per aver deturpato il paesaggio di coste, valli, skyline urbani e tanti altri luoghi.
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Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha finalmente ricevuto la documentazione presentata da tutte le Regioni italiane, ha attuato una norma voluta dal governo Monti per stilare -per la prima volta- una vera e propria anagrafe delle opere incompiute. Il risultato è a dir poco sconvolgente visto che, nonostante l’elenco non sia completo, al momento nessuna regione è esente da questo problema. Ad oggi l’anagrafe delle opere incompiute ne riporta oltre seicento, alcune rimaste a metà, altre appena cominciate.
Il tour delle opere incompiute parte dall’estremo Nord Italia, in Valle D’Aosta, dove sono stati spesi 8,8 milioni di euro per il terminal dell’aeroporto Saint-Christophe, mai terminata e per la quale servono oltre 3 miliardi per completarla, senza stimare però i danni ed i furti di materiali che il cantiere dell’infrastruttura ha subito negli anni ad opera di ignoti vandali. Nella località del Verduno una struttura costata ad oggi 159 milioni di euro di cui resta solo lo scheletro fatto di pilastri: sarebbe dovuto essere un ospedale tra Bra e Alba, in una zona però ad elevato rischio di franosità che fece porre fine prematuramente al cantiere. Si passa per Emilia, Veneto, e poi Toscana dove spicca lo svincolo della Cassia di Monteroni D’Arbia, un cantiere aperto quattro anni fa, costato al momento 30 milioni, ma ancora incompiuto e senza previsioni di termine.
La mano della mala edilizia però colpisce non solo a grande scala. Ad esempio nel Lazio la lista comprende opere incompiute per un valore di ben 261 milioni di euro: dalla palestra di Vico al museo naturalistico di Palombara Sabina. Tuttavia è strano che, nonostante conti tantissime opere incompiute nell’elenco, la capitale non venga citata: basti ricordare la città dello sport di Tor Vergata costata oltre 400 milioni di euro e mai completata dopo un cantiere durato sette anni.
Per la regione Veneto che potrebbe apparentemente sembrare ligia alle leggi, si segnalano diversi flop edili e infrastrutturali pubblici, dall’ampliamento della scuola materna del Comune di Montecchio Maggiore, con un costo di 1,3 milioni di euro, alla piscina di Cassola per un importo di 18 milioni.
Della Sardegna, fra le sue opere incompiute, va certamente ricordato l’orto botanico della Maddalena, costato “appena” 520 mila euro: un’inezia se messo a confronto con le opere sprecate per il famoso G8 del 2009 sempre alla Maddalena.
La Regione Campania sembrerebbe la più virtuosa d’Italia con solo due piccole opere incomplete: un palazzetto dello sport e quattro alloggi popolari nel Comune di Calvi Risorta, ma sicuramente l’elenco, come abbiamo già ribadito, non è del tutto veritiero, tanto è vero che non è riporta neppure la città di Napoli.
Puglia, Calabria e Sicilia vengono bacchettate ma nell’elenco, anche nel loro caso, ci sono delle sviste fra le quali la diga del Pappadai (territorio di Fragagano, Taranto, San Marzano e Grottaglie), con ben 70 milioni di euro spesi in trent’anni e non una goccia d’acqua raccolta e poi ancora il teatro di Sciacca (un progetto di 40 anni fa) che fino ad oggi è costato 25 milioni di euro ma che risulta inutilizzato.
La procedura prevista dal Ministero nel 2013, per il monitoraggio, ha previsto che le Amministrazioni dovessero occuparsi di segnalare le opere edili e le infrastrutture incompiute sul proprio territorio. Nelle circolari inviate alle Regioni si legge quanto segue:
Il 24 aprile 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 96 il Decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 42 del 13 marzo 2013, recante le modalità di redazione dell’elenco-anagrafe delle opere pubbliche incompiute, di cui all’art. 44-bis del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214. L’art. 3, comma 1, del citato D.M. prevede che entro il 31 marzo di ogni anno le Stazioni Appaltanti, gli enti aggiudicatori e gli altri soggetti aggiudicatori trasmettano al Ministero ovvero alle Regioni e Province autonome tutte le informazioni e i dati richiesti secondo le modalità contemplate in seno alla stessa norma. La trasmissione da parte delle Amministrazioni dei dati relativi alle opere incompiute, dovrà avvenire attraverso le apposite procedure informatiche, quindi non tramite l’invio cartaceo dell’elenco delle opere incompiute, secondo le modalità indicate nel sito da trasmettere agli indirizzi PEC specificamente individuati dal MIT e dalle Regioni e Province autonome.
È evidente che la pecca non è del Ministero, che ha avuto tutte le buone intenzioni, ma dei ritardatari o di chi ha evitato di mandare le segnalazioni. La potremmo definire l’anagrafe incompiuta delle opere incompiute in Italia.
10/07/2015 – È legge la riforma della scuola. La Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge che prevede la stabilizzazione di circa 100 mila docenti precari, l’alternanza scuola lavoro, la possibilità di destinare l’8 per mille agli interventi di riqualificazione degli edifici, l’attribuzione di maggiori poteri ai presidi, che potranno scegliere lo staff dei docenti, procedure semplificate per la realizzazione di nuove scuole e la messa in sicurezza di quelle esistenti.
Riqualificazione e scuole innovative
Un considerevole stanziamento di risorse finanzierà gli interventi di riqualificazione delle scuole esistenti e la realizzazione di scuole innovative.
Il Decreto Mutui, che finanzia i mutui trentennali stipulati dalle Regioni per gli interventi straordinari di ristrutturazione, messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole pubbliche, potrà contare su 40 milioni per il 2015 e a 50 milioni..
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10/07/2015 – L’offerta formativa della varie facoltà d’ingegneria non sempre fornisce tutte le competenze attinenti al profilo professionale.
Questa l’amara conclusione a cui giunge il Centro Studi del Consiglio …
10/07/2015 – Uno stanziamento di 28 milioni di euro per 534 interventi di manutenzione, restauro, messa in sicurezza, valorizzazione di aree archeologiche, musei, monumenti, opere d’arte, fondi d’archivio, libri antichi e biblioteche su tut…
10/07/2015 – In arrivo 680 milioni di euro per le aree interne del nostro Paese; le risorse serviranno per realizzare interventi volti allo sviluppo di queste zone.
A darne l’annuncio Claudio De Vincenti, Sottosegretario alla Presi…
10/07/2015 – Realizzare solo opere utili, diffondere l’Alta velocità ferroviaria in tutto il Paese e migliorare il trasporto pubblico locale. Sono alcuni degli obiettivi illustrati dal Ministro delle Infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, durante un’audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, svolta in Commissione Lavori Pubblici del Senato.
Nel ricordare l’importanza del coinvolgimento delle popolazioni locali nella realizzazione delle opere, Delrio ha affermato che l’Italia ha bisogno di opere utili, non grandi né piccole, così come di procedure revisionate e semplificate, senza deroghe.
Fondamentale anche la diffusione dell’Alta velocità/Alta capacità ferroviaria su tutto il territorio. A tal proposito il Ministro Delrio ha ricordato che sono stati stanziati 4 miliardi sulla Napoli-Bari-Taranto ed è già stato completato il raddoppio della Bari-Taranto. Il primo blocco..
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Materiali cartacei di scarto, sensibilità per il riutilizzo di oggetti di uso ordinario ed un paio di forbici: con questi strumenti Yūken Teruya trasforma rifiuti di carta della vita quotidiana in suggestive opere d’arte.
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Il concetto-guida di tale catarsi: ritagliare la carta (sacchetti della spesa, vecchi giornali e rotoli di carta igienica) in modo da ricavare una forma, realizzando le sole bucature necessarie a farne emergere la figura; il soggetto: un elemento vegetale, quasi sempre un albero; il risultato: la creazione, con minuzia artigianale, di incantevoli architetture di carta che rivelano al di là della raffinatezza formale profondi significati legati a riflessioni concernenti globalizzazione, ambiente e green economy.
L’eco-artista giapponese ricava sculture arboree all’interno di una serie di buste usa e getta riconducibili al mondo della grande distribuzione o delle griffe di moda. Il bonsai viene ritagliato nella sua interezza da un lato della shopping bag, da cui non viene rimosso; la figura viene poi ripiegata all’interno del sacchetto e infine è raccolta sul lato opposto facendo aderire con un filo di colla base del tronco e busta. Ne deriva un inatteso sistema di piccole foreste incantate, eterei paradisi mozzafiato in cui si miscelano perfezione, drammaticità e leggerezza.
Il frastagliato sistema di bucature che risulta sul lato superiore della busta da questa complessa operazione di sottrazione contribuisce al valore estetico complessivo dell’opera, perché lasciando filtrare la luce simula l’effetto di sottili raggi di sole penetranti attraverso il cielo nuvoloso, a dimostrazione della pari importanza dei pieni e dei vuoti nella costruzione dell’immagine finale.
Essendo inoltre ricavato da un prodotto seriale senza che avvenga un distacco completo dal supporto cartaceo di cui è appendice, l’albero implica la necessità di un confronto fra i mondi artificiale-naturale.
L’infinita varietà morfologica dell’albero è in aperta opposizione a omologazione delle grandi marche internazionali, globalizzazione e serialità del mondo della produzione; ogni elemento della poetica di Teruya è infatti un oggetto unico, modellato come copia di un soggetto del mondo organico realmente esistente che egli ha visto durante la sua vita.
Tale contrasto è evidente anche nell’opera del 2010 “Green Economy”, in cui l’artista ritaglia mazzette di banconote a forma di albero, in polemica con perdita di valori, consumismo e depauperamento delle risorse.
L’apparente fragilità dell’organismo vivente all’interno della busta cela la reale forza vitale dello stesso che sorregge con i propri rami l’involucro da cui trae origine fungendogli da sostegno come un axis mundi, l’albero cosmico che veniva ritenuto pilastro del cielo grazie alla sua fronda.
Attribuire all’albero in queste collezioni il significato di forza, riferimento e differenziazione allinea quindi l’orientamento di Teruya a innumerevoli interpretazioni cui questa immagine archetipica universale si è prestata nel tempo, dai biblici alberi della Conoscenza e della Vita, passando per le opere di Leonardo, Dürer e Mondrian, fino ad arrivare ai giorni d’oggi con il simbolo del Padiglione Italia di Expo Milano 2015.
Le due serie raccolte sotto il titolo “Minding my own business“ sono risposte eco-poetiche dell’autore rispettivamente agli articoli su danni a persone, a città e all’impianto nucleare di Fukushima causati dallo tsunami che colpì il Giappone l’11 marzo 2011 di cui egli è stato testimone e a quelli del New York Times su argomenti dalla droga alla guerra.
Nelle due collezioni Teruya ritaglia le prime pagine di giornali in modo da simulare la crescita di germogli direttamente dal supporto cartaceo come messaggio concreto di un nuovo avvio positivo in relazione al verificarsi degli eventi negativi trattati dalle testate giornalistiche.
Per vari aspetti l’opera di Teruya converge con le visioni del corpus culturale giapponese: infatti l’albero è simbolo di spiritualità, sede di una propria anima e di divinità dei boschi –kami– e come tale va rispettato e salvaguardato (si pensi per es. alla figura protettiva dell’albero-madre dei kodama dei film di Miyazaki); bellezza, la cui fragilità è oggetto di riflessione durante l’hanami, il festival che vede protagonisti i ciliegi giapponesi –sakura- in fiore; speranza, fertilità e vita, il cui ciclico processo di trasformazione da germoglio ad albero trova un parallelo nella ciclica successione di riedificazioni del tempio shintoista.
Il ritaglio inoltre viene effettuato ponendo attenzione anche ad intessere un dialogo fra l’immagine iniziale ed il risultato finale da essa ricavato. Esemplare sotto questo aspetto la serie dei quotidiani americani.
28 dicembre 2011: boom di stupri in Somalia; un’immagine ritrae una vittima di violenza che si nasconde il viso. Yūken Teruya ne oscura l’identità ritagliando fiori dalla superficie della foto. Il varco in tal modo creato sulla sorgente cartacea forma attorno alla figura un’aura tipica dell’iconografia dei santi, amplificando la risonanza dell’immagine di partenza.
11 giugno 2012: è una risposta alle uccisioni legate al commercio della droga in Messico. Ponendo in simbiosi uomo e natura, l’artista fa nascere un germoglio dalla foto del sangue di una delle vittime, simboleggiando l’avvio di una nuova vita. Dall’albero che idealmente ne scaturirà, qualora lacerato, secondo una tradizione giapponese, sgorgherà sangue da cui avrà avvio un nuovo germoglio in un ininterrotto flusso vitale.
La testata è sfondo immobile perché testimone delle esperienze del passato, il crescente albero invece è colto in un momento della sua continua evoluzione, rappresentando emozioni, aspirazioni e opinioni personali che l’artista imprime sulla prima pagina. Due tempi, due ruoli.
Parallelamente alle sculture nei rotoli di carta igienica create fra il 2009 e il 2012 da Anastassia Elias (“Rouleaux”), Teruya riconosce un valore inespresso a oggetti insignificanti e dà loro una nuova e inaspettata vita trasformandoli in pregevoli opere d’arte.
Da una catena di rotoli pendente dal soffitto o fissata ad una parete l’artista fa infatti spuntare rami, dimostrando che è possibile creare foreste di carta anche dai materiali di uso più comune.
L’opera di Yūken Teruya è frutto della confluenza fra la conoscenza delle culture, l’attenzione al contesto storico-artistico con cui egli è a contatto (l’artista è nato nell’isola di Okinawa, ha studiato a Tokyo e a New York, città presso la quale ha sede il suo studio ed espone i suoi oggetti in tutto il mondo, da Berlino a Hiroshima a Santa Monica) e la continuità con le antiche tecniche della sua terra d’origine.
Antiche tecniche che sono legate inscindibilmente all’arte della produzione della carta e in particolare del ritaglio.
La manifattura della carta, incentivata e giustificata in passato dalla richiesta crescente di copie di testi in relazione alla diffusione del buddismo, ha raggiunto in Giappone livelli di perizia, maestria e cura del dettaglio tali da valere il riconoscimento nel 2014 di Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO per l’artigianato della carta washi.
In particolare, l’arte del ritaglio si è diffusa in tutto il mondo a partire da Cina e Giappone evolvendosi in diverse tecniche che fanno uso di papercutting, dall’origami alla silhouette e coinvolgendo nel tempo non solo la cultura popolare ma anche personaggi come Hans Christian Andersen e Matisse.
Oggi l’opera di un notevole numero di artisti del panorama internazionale si pone in continuità con la tradizione psaligrafica di Yūken Teruya e non solo nei suoi lavori si possono trovare alberi ritagliati dalla carta che assumono significati differenti a seconda delle opere (ad es. “Fall” di Peter Callesen, in foto).
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