Riuso dei viadotti: due proposte progettuali

Tutte le attività dell’uomo consumano. Tutte le costruzioni, gli edifici e le infrastrutture occupano porzioni di suolo, che, irreversibilmente, una volta modificate, non potranno tornare alla loro funzione originale.Due progetti, discutibili e forse troppo futuristici, propongono il riuso dei viadotti autostradali per accogliere abitazioni e uffici, salvando spazio e collegando in verticale la strada al fondo valle.

IL RIUSO DI UN VIADOTTO DELLA SALERNO-REGGIO CALABRIA 

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Il consumo di suolo è una problematica che affligge tutto il globo, e radica, nel vecchio continente, le sue più antiche fondamenta. Le città oramai congestionate, spingono l’urbanizzazione e l’antropizzazione di aree sempre più marginali talvolta inadatte per uno sviluppo edilizio massivo. Questo processo oltre ad aumentare sempre più la distanza tra l’uomo e la natura, opera il consumo dei terreni che dovrebbero essere utilizzati in agricoltura per produrre il nostro sostentamento.

Quante persone reputano gli spazi e le aree verdi, caratteristiche imprescindibili da inserire all’interno di un centro urbano per caratterizzarne uno sviluppo sostenibile, e quanti sono disposti a rinunciarvi per fare spazio a un’infrastruttura che migliori la vita di tutti i giorni, gli spostamenti e le velocità di percorrenza? Sogno di non pochi a mio avviso dovrebbe essere quello di vivere in uno spazio ben servito, ma anche con molto verde, per una vita più salubre e in armonia con la natura.

Se ci atteniamo a queste prerogative, progettualmente, la risposta arriva da Ja Studio, che durante un concorso per l’utilizzo di energie rinnovabili, propone il riuso di un gigantesco viadotto e dei suoi piloni, inserendo tra questi alcuni piccoli edifici.

Secondo Ja Studio, i ponti e i viadotti, sono opere in calcestruzzo che allontanano le vicine città alle valli della zona. Da qui la loro proposta, quella di inserire case, uffici e locali commerciali su una rampa-piattaforma che collega il sedime stradale, al fondo valle, con l’obiettivo di recuperare lo spazio inutilizzato ma parzialmente costruito in un’opera di tale portata, e piazzare una paciosa e tranquilla vita in netto contrasto con la frenesia della sede autostradale.

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caption: in alto, il progetto per l'A3 Salerno-Reggio Calabria di Oxo Architects.

Oxo Architects invece propone un ambizioso progetto per riqualificare l’A3; trasformare un’infrastruttura dismessa in una città verticale, con case, negozi, e vari servizi su uno dei viadotti abbandonati della Salerno-Reggio Calabria.

Il progetto prevede di utilizzare strutture già esistenti evitando il depauperamento delle risorse esistenti, e almeno su carta, risulterebbe completamente autosufficiente. Impianti geotermici, fotovoltaici e solari termici garantiranno acqua calda e corrente, le acque grigie dovranno subire il processo della fitodepurazione e i gas perverranno dalla metanizzazione dei rifiuti organici. Gli spazi verdi e gli orti in progetto per le abitazioni, potranno attingere all’acqua piovana raccolta da grandi cisterne interrate tramite sistemi minuziosamente studiati.

Il Viadotto-Condominio funziona come un grattacielo al contrario, l’accesso non avverrà più dalla base ma dalla sommità – il vecchio sedime autostradale ospiterà i parcheggi privati – regalando ai proprietari degli appartamenti con immediata vicinanza all’ingresso, un’incredibile vista sull’ambiente circostante.

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Fortunatamente i due progetti rimangono, per ora, unicamente su carta, e se la pensate un pochino come me, riterrete opportuno pensare che il riutilizzo non è sempre la scelta migliore che si possa effettuare. Se il progetto ideato da Oxo Architects nel suo “piccolo” cerca di provvedere autonomamente al proprio sostentamento, parallelamente abbassa di molto il livello dell’abitare di un possibile fruitore. Il progetto può essere definito ecosostenibile in tutte le sue parti, ma è probabilmente l’idea a non esserlo affatto. Immaginiamoci solo per un secondo di vivere in un appartamento aggrovigliato come un parassita su un pilone di un viadotto dismesso. Quanti effettivamente sarebbero disposti ad abitare in un luogo del genere, in circostanze del genere. Per non parlare dell’elevato costo di realizzazione; verrebbero prodotti una serie di appartamenti con servizi annessi, accessibili solo a persone facoltose che per nulla al mondo rinuncerebbero al loro attico cittadino per trasferirsi letteralmente “sotto un ponte”. Se si vuole godere di un’incredibile vista del paesaggio limitrofo, perché non procedere all’abbattimento di questa infrastruttura così da ripristinare il paesaggio e il suo aspetto originale? Probabilmente come accade spesso, l’interesse di pochi è così elevato da riuscire a sovrastare i problemi che ci dovremmo porre per progettare il benessere di molti.

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ContinuumFloor: superfici continue pavimento/rivestimento

Al Cersaie le novità Corà Parquet

24/08/2015 – ContinuumFloor è un pavimento/rivestimento in legno monocromatico o bi-colore senza soluzione di continuità di raffinato impatto scenico che avvolge l’ambiente incontrando l’attuale esigenza di circondarsi di materiali naturali. Con ContinuumFloor di Corà il pavimento dialoga con le pareti attraverso un ampio book compositivo di essenze, colori e pose a disposizione di architetti e progettisti che possono utilizzarlo anche per il rivestimento di porte, nicchie, armadi e altri ambienti. È realizzabile con qualsiasi pavimento della gamma Corà Parquet.
 
Rivestimento continuo pavimento/rivestimento ad alto grado di personalizzazione
ContinuumFloor… Leggi l’articolo

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Prosegue la collaborazione tra Ethimo e Patrick Norguet

Swing: una ‘struttura nella struttura’ chic e avvolgente

24/08/2015 – La collaborazione tra Ethimo e Patrick Norguet va avanti con successo ed entusiasmo su più fronti anche per il 2015/2016.

La collezione Knit, realizzata in teak naturale o mogano nero e corda sintetica (confortable flat rope), si amplia con nuovi elementi che completano la funzionalità della linea.

 
Il dondolo SWING è una struttura nella struttura: la prima, in metallo, sostiene la seconda, elegante e comoda, fatta di doghe in legno. Swing evoca l’esotismo chic, il dolce far niente ed i piacevoli momenti di relax.

La collezione KNIT si arricchisce e la gamma si completa di prodotti in grado di rispondere ad ogni esigenza:
1 – LOUNGE… Leggi l’articolo

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Forme discrete, pulite e disimpegnate

Pop Up, il sistema di sedute Saba Italia firmato Giuseppe Viganò

24/08/2015 – Pop Up è un sistema di sedute che recupera l’originale cuscino-schienale dello storico modello UP, disegnato da Giuseppe Viganò, per Saba Italia, mantenendone il movimento ed esprimendolo in nuove proporzioni e inconsueti modi d’uso. La componibilità dei moduli lo rende unico e versatile e il doppio cuscino garantisce estrema comodità.
 
La presenza di un pouf chaise-longue amplia le possibilità di utilizzo, mentre piattaforme dalla massima pulizia formale evidenziano la leggerezza del divano. Realizzato con grande attenzione ai dettagli, come il piedino in cromo con punta in black nichel, Pop Up è caratterizzato… Leggi l’articolo

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Un involucro in lamiera grecata nel cuore delle Alpi

TECU® Oxid per la residenza firmata da Camillo Botticini

24/08/2015 – Prati verdi e alberi incorniciano la facciata progettata alla perfezione e realizzata in lamiera grecata TECU® Oxid, legno e vetro. Questi materiali si integrano e allo stesso tempo si distaccano dall’ambiente naturale circostante. L’edificio si colloca in un luogo ancora vicino al rumore della città ma al tempo stesso lontano, dove il profumo dell’erba di montagna e le pecore al pascolo sembrano avere fermato il tempo. Le facciate dell’edificio dialogano con il paesaggio circostante, questo è stato l’obiettivo della progettazione: radicata verso la pendenza a nord, dove la casa sembra mordere la montagna e libera a sud, con uno… Leggi l’articolo

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Le case volanti: riqualificazione surreale dell’esistente

Si sono staccate da terra, chissà come e quando, e hanno preso il volo: sono le case di Laurent Chéhere, fotografa francese appassionata di “surrealismo”. Dall’hotel alla roulotte alla villetta piena di animali, tutte le case sono volanti, rimangono sospese nell’aria, alcune attaccate solo ai fili della corrente per non scappare via.

Fotografia e architettura: le opere di Dionisio Gonzalez

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Sono le Case Volanti dell’artista francese Laurent Chéhere che sogna di riqualificare a modo suo le periferie delle metropoli, spesso purtroppo degradate e abbandonate.

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Laurent vive a Parigi e ama rappresentare immagini di case volanti e altri tipi di abitazioni o oggetti che abbiano una funzione abitativa. Abitando nel quartiere della borghesia di Ménilmontant ha purtroppo da sempre concepito la società come divisa in due blocchi distinti: i ricchi e i non ricchi.

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Per ispirarsi l’artista ha peregrinato per i quartieri nascosti e più poveri di Parigi e preso spunto dalla cinematografia e dalla storia del suo paese cercando di far uscire queste case tristi dall’anonimato per aiutare chi le abita a raccontare la propria storia, reale o immaginaria, attraverso la raccolta di testimonianze. L’artista si è interessata ai pendolari in attesa alle affollate fermate dei mezzi pubblici, alla cultura africana trapiantata in questi edifici insalubri, alle periferie popolate dalle etnie zingare, dalla cultura nomade dei circensi di passaggio per i quartieri più periferici fino a quella degli occupanti degli edifici in stato di abbandono. 

Le sue opere hanno preso spunto anche è anche da alcune opere cinematografiche fra le quali il film Il palloncino rosso (del 1956 di Albert Lamorisse) e dalle vicende narrate da Hayao Myazaki (Il castello errante di Howl ). Le immagini, manipolate in maniera sia digitale che manuale, sono a dir poco affascinanti, raffigurano un mondo onirico in cui le case sembrano galleggiare in un cielo d’argento.

Le “Case Volanti” sono state volutamente riempite di animali, di oggetti e di persone, affinché ogni casa raccontasse visivamente una storia. Lo spettatore viene così spinto a chiedersi non solo come mai la casa stia volando via, ma anche dove sia diretta e chi ci viva dentro.

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Che cosa rende le Case Volanti delle case ideali, secondo Chéhere?

L’artista dice con semplicità di abitare in un edificio parigino, al sesto piano, senza ascensore. A suo parere, la casa ideale è da pensare volante e con un affitto dimezzato. Sicuramente una visione scherzosa ma non troppo lontana dall’esigenza di avere abitazioni vivibili e accessibili per tutti e con prezzi ragionevoli.

Laurent Chehere, nel suo progetto personale, ci regala una visione onirica, dove gli scorci suburbani fluttuano e fanno ripensare al viaggio, unico mezzo come fuga dai problemi. Alcuni di questi edifici inoltre si convertono in prigioni in fiamme, a testimoniare che spesso la fuga dalla realtà non è possibile!

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La prima cupola in hyper adobe costruita in Turchia: il processo costruttivo

Qualche settimana fa si è tenuto un workshop in un piccolo villaggio turco -Yeniköy Bayramiç, nei pressi di Çanakkale-  in cui si sono trattati argomenti come costruzione e autocostruzione di edifici con materiali autoctoni e naturali utilizzando tecniche di tradizione secolari. Durante il workshop tutti i partecipanti hanno potuto apprendere e provare concretamente alcune tecniche costruttive che hanno radici antiche, tecniche tradizionali usate da diversi popoli secondo le possibilità offerte dal proprio territorio, per sfruttare al meglio i materiali già presenti in loco e offerti dalla natura circostante. Inoltre, durante il workshop è stata anche realizzata la prima cupola in hyper adobe in Turchia, piccola di dimensioni perché destinata ad essere utilizzata come dispensa per i campi della fattoria che ha ospitato il workshop.

IL SUPER ADOBE DI NADER KHALILI

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caption: a sinistra,la costruzione della cupola in hyper adobe durante il workshop a Yeniköy-Bayramiç; a destra, mattoni in Adobe fatti durante il workshop.

Il workshop e le tecniche trattate

Il workshop, organizzato dall’associazione Obaruhu fondata dai bio-architetti Merve Tekin e Mukund Iyer, si è tenuto presso Yeniköy – Bayramiç, in una fattoria e ONG nata con lo scopo di creare un villaggio autosufficiente basato sui principi di permarcultura e agricoltura naturale, dove si impegano semenze antiche per le colture e si mettono in atto modelli economici alternativi, basati sullo scambio e sull’economia del dono.

caption: vista dalla fattoria di Yeniköy.

Tra gli insegnati del corso, in aggiunta agli architetti Merve e Mukund, sono intervenuti e hanno partecipato Ece Aslan (architetto specializzato in costruzioni in paglia e terra), Matthieu (ricercatore presso gli istituti METU di Ankara e Kerkenes Eco-Centre sulle tematiche relative sicurezza degli edifici in paglia e metodi costruttivi alternativi, e l’esperto di costruzioni  in hyper adobe Xavier Allard che ha seguito il progetto della cupola costruita a Yeniköy.

Per quanto riguarda la parte didattica, durante il workshop si sono trattate, sia dal punto di vista teorico che pratico, diverse tecniche costruttive come cob, adobe, intonaci naturali, slip-straw, costruzioni in balle di paglia, e hyper adobe, e si è appunto costruita la prima cupola in hyper adobe presente in Turchia.

La prima cupola in hyper adobe costruita in Turchia

caption: a sinistra, la cupola in hyper adobe dopo il posizionamento dell’ultimo  sacco. Durante il workshop è stata costruita la prima cupola in hyper adobe presente sul territorio turco; a destra, posizionamento di una delle prese di ventilazione. I ganci metallici sono posti tra gli strati di hyperadobe e serviranno, a cupola terminata, per appendere all’interno dell’abitacolo verdure essiccate, come corone di aglio e peperoncino.

La tecnica di hyper adobe è stata messa a punto dall’architetto iraniano Nader Khalili (anche fondatore e direttore per molti anni dell’Istituto Call Earth in California, il più grande centro internazionale di ricerca e di insegnamento per le costruzioni in earth bags e hyper adobe, e di altre tecniche che utilizzano la terra come materiale edile), in modo da costruire edifici utilizzando sacchi riempiti di terra bagnata, che asciugando diventano enormi mattoni di adobe, e che devono quindi essere protetti dall’umidità e dai raggi solari con intonaci impermealizzanti. Per ulteriori informazioni riguardo a questa tecnica rimando all’articolo-intervista a Davide Frasca dell’associazione Vide Terra, esperto nelle costruzioni in terra.

La cupola edificata durante il workshop ha dimensioni relativamente modeste perché la sua funzione è di creare una dispensa esterna alla casa, per riporre alcuni prodotti dalle coltivazioni della fattoria, nella fattispecie cipolle e patate. L’ambiente interno della cupola deve essere quindi buio e fresco; il ricircolo d’aria all’interno è assicurato da cinque prese che sono state create inserendo dei tubi di 25 cm di diametro tra i livelli dei sacchi di hyper adobe. In questo modo si è assicurata la ventilazione naturale interna alla cupola. Due delle prese d’aria sono state sistemate di fronte alle altre tre (per creare un ricircolo d’aria interno), e sono poste in modo da non essere nella direzione principale del vento, che su quel lato della collina è forte, facendo sì che l’aria, entrando all’interno della cupola, non crei una corrente troppo violenta.

Il processo costruttivo della cupola

I materiali necessario alla costruzione di una cupola in hyper adobe sono la terra per il riempimento e i sacchi di polipropilene; possono essere sacchi regolari già tagliati, oppure si può più facilmente costruire, soprattutto se si tratta di opere più impegnative, utilizzando sacchi a calza molti lunghi non ancora tagliati in singole unità più piccole, ma pervenuti in rotolo (nell’immagine che segue si noti il rotolo di sacchi di polipropilene utilizzati per la cupola di Yeniköy).

Nello specifico, la cupola è stata eretta su un basamento costituito da un muretto in pietra e calce di circa 60 cm di altezza, che presenta però altezze sfalsate perché posto su terreno in pendenza, su cui si è installato direttamente il primo livello di hyper adobe.

caption: il rotolo di sacchi in polipropilene non tagliati. Reperirli non è difficile, si possono domandare ai produttori chiedendo un rotolo di sacchi non ancora tagliati in unità singole.

caption: il sacco a "calza" utilizzato per la costruzione della cupola.

caption: a sinistra, il muro che a basamento della cupola; a destra, l’impasto di terra e acqua.

Prima di riempire i sacchi, la terra deve essere setacciata grossolanamente in modo tale da rimuovere le pietre più grosse, che potrebbero bucare la tela, e inoltre si devono rimuovere tutte le parti organiche presenti nella terra, come radici e piccoli insetti (per questo motivo la terra di riempimento non dovrebbe mai essere il topsoil ma lo strato successivo, così da evitare che organismi e parti organiche di diverso tipo siano presenti nella terra all’interno dei sacchi), per una maggiore sterilità del materiale.

Dopo aver setacciato la terra la si deve miscelare bene con l’acqua in modo da ottenere un impasto umido ma non eccessivamente bagnato.

Si procede quindi con la costruzione della cupola, ponendo uno strato di sacchi sull’altro. Nelle cupole alte e molto pesanti si collegano gli strati dei sacchi con del filo spinato che funziona come un velcro tra gli strati, e impedisce ai sacchi di scivolare gli uni sugli altri. Nel nostro caso però, non è stato necessario l’utilizzo del filo spinato, sia perché la cupola aveva altezza e peso modesti, sia perché la texture della tela in polipropilene utilizzata presentava dei buchi di circa 3 mm x 3 mm,  così che la terra tra i diversi livelli filtrando tra i sacchi ha reso gli strati più stabili e uniti tra di loro.

Al riempimento e posizionamento dei sacchi segue la pressatura della terra, su cui poi si posiziona lo strato successivo.

La pendenza della cupola viene misurata durante la costruzione grazie ad una catena interna fissa al centro del pavimento, con la quale si può controllare che la circonferenza degli strati di hyper adobe sia sempre uniforme, e una catena che misuri lateralmente l’andamento della cupola.

caption: pressatura degli strati dopo il posizionamento dei sacchi riempiti di terra.

caption: disegno della sezione della cupola in hyper adobe con sistema di misurazione del raggio e della curvatura. La line R rappresenta la catena che misura l’uniformità delle circonferenze, mentre la linea laterale rappresenta la catena che testa la curvatura della cupola. Disegno da Obaruhu.org

Quando anche l’ultimo strato di sacchi è sistemato e la cupola risulta chiusa e ben pressata, allora la si deve isolare e proteggere con intonaci naturali solitamente formati da terra, argilla, acqua e paglia. La cupola in questione presenta sette strati d’intonaco: i primi tre sono formati da terra e paglia, seguono due strati di argilla e sabbia, e due strati di argilla e polvere di marmo, su cui è stato sciolto uno strato di sapone all’olio d’oliva per creare un’ulteriore impermealizzazione del materiale.

caption: a sinistra, la cupola con il primo strato d’intonaco; a destra,la cupola terminata e Xavier Allard. Foto di Xavier Allard.

Per quanto riguarda i dettagli, la cupola ha un diametro esterno di 2,2 m e interno di 1,7 m, presenta un’altezza di 2,4 m (incluso il muro di base di 60 cm) e per la costruzione sono stati utilizzati 3,5 mc di terra e 50 metri circa di sacco in polipropilene. L’altezza della cupola è inferiore al suo diametro poiché trattandosi di una struttura piccola si aveva la possibilità di curvare di molto i muri in modo da avere un numero inferiore di strati, e quindi meno lavoro e meno terra da dover utilizzare.

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Tiny houses: i vantaggi di un appartamento molto piccolo

Le cosiddette tiny-houses (da tiny, minuscolo e house, casa) altro non sono che delle case molto piccole. Su ruote, in condominio, monofamiliari, sugli alberi e galleggianti, ne esistono di tanti tipi, accomunate dalla loro caratteristica principale: le dimensioni ridottissime. 

PICCOLO È BELLO: VIVERE IN UNA MANCIATA DI MQ

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Ecosostenibilità inversamente proporzionale alla dimensione delle abitazioni: pare essere questa l’equazione vincente, quella che offre la soluzione ai problemi legati ai consumi energetici e alla gestione degli sprechi di ogni tipo. Non è cambiata solo la metratura degli interi edifici e dei singoli appartamenti ma anche la loro distribuzione interna; dall’eliminazione dei corridoi, agli angoli cottura che rimpiazzano le cucine abitabili, ai soggiorno-sala-cucina che in un unico spazio inglobano una triplice funzione.  

Sulla base di una statistica quinquennale pare che nel periodo tra il 2007 e il 2013 le superfici degli appartamenti, in Italia, si siano ridotte mediamente del 10%.

PERCHÈ SCEGLIERE UNA TINY HOUSE?

  • Motivazioni economiche: le case più piccole rappresentano al momento un tendenza, ma da sempre sono state l’alternativa per chi non voleva spendere per acquistarne di grandi. Una casa piccola ha un costo più basso, sia per l’acquisto che per l’affitto, e basse sono anche le spese di gestione, sia che si tratti di un’abitazione monofamiliare che in condominio, dove sono si hanno meno millesimi relativi ad una proprietà e bollette condominiali più basse. Anche i mutui per l’acquisto sono più contenuti e questo è un grosso vantaggio soprattutto per l’accesso ai finanziamenti per comprare una casa.

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  • La gestione domestica: Non solo i giovani cercano casa, ma anche gli anziani. C’è tutta una parte di popolazione che spesso per motivi fisici e/o organizzativi si ritrova a dover modificare la propria abitazione o a cercarne una nuova. Scegliere una soluzione con spazi ridotti all’essenziale è utile sia alle persone anziane che hanno ridotte capacità motorie e possono muoversi più agevolmente in spazi dove ogni cosa è rapidamente raggiungibile, che ai giovani che lavorano ed hanno poco tempo per le faccende domestiche. Va da sé che alla dimensione dell’immobile andrebbero poi associate altre caratteristiche utili a migliorare la fruibilità e l’accessibilità, quali ad esempio l’assenza di dislivelli e di ostacoli difficilmente superabili.
  • Riduzione dell’impatto ambientale: Una casa di dimensioni ridotte, se attentamente progettata e gestita si rivela un ottimo strumento per combattere l’impatto ambientale. Meno energia rispetto alle abitazioni spaziose non significa soltanto risparmio in termini di denaro, ma anche ridotto impatto sull’ambiente (LCA dei materiali ridotto, tempi di costruzione e/o manutenzione più rapidi, etc…).
  • Location d’eccezione: a volte le tiny houses, per via delle loro ridotte dimensioni, riescono a collocarsi in posizioni eccezionali, con una vista mozzafiato. Se sono su ruote poi, la vista può cambiare tutti i giorni. 

La soluzione ecosostenibile e anti-crisi quindi sono le case di dimensioni ridotte, ovviamente con le dovute attenzione a particolari costruttivi e alla scelta delle soluzioni materiche; potrebbe accadere per assurdo che un miniappartamento abbia dei costi di costruzione e gestione maggiori di quelli di una villa ben progettata. 

Un esempio paradossale

Sembrerebbe incredibile e nel nostro paese non sarebbe neppure dichiarata abitabile, ma una tiny-house davvero estrema è quella realizzata dal giovane Scott Brooks, che dopo anni trascorsi a vivere in tenda ha scelto un’abitazione stanziale a Shaw Island, nell’arcipelago di San Juan nello stato di Washington, vicino al Canada, delle dimensioni poco più grandi di quello che era il suo alloggio temporaneo. 

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Il bello di questa minuscola casetta -che non arriva neppure a 8 Mq-  è che è stata molto curata nei dettagli e pensata in materiali riciclabili e riciclati. Il costo di costruzione? Stenterete a crederlo, ma si aggira intorno ai 500 euro.

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Home office by Team 7

Il legno naturale che stimola creatività e concentrazione

21/08/2015 – In questi anni il mondo del lavoro e la sua organizzazione hanno subito importanti e radicali trasformazioni: le tecnologie digitali hanno agevolato il lavoro “a distanza” e un numero crescente di professionisti ha deciso di intraprendere un’attività in proprio; di conseguenza è aumentata anche la necessità di adibire ad ufficio uno spazio o un’intera stanza della propria casa.

In risposta a queste mutate esigenze, TEAM 7, azienda austriaca leader nel Mondo nella produzione di mobili e complementi di design in legno naturale, ha ideato una serie di complementi d’arredo pratici, ergonomici e facili da pulire che conservano… Leggi l’articolo

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Nuove porte scorrevoli e a battente by Scrigno

Comfort e Trésor, soluzioni semplici e versatili

21/08/2015 – Scrigno rivoluziona la sua offerta di gamma lanciando sul mercato due nuove linee di porte scorrevoli e a battente, COMFORT e TRESOR. Le porte scorrevoli e a battente Scrigno sono in grado di rispondere alle esigenze di chi cerca soluzioni semplici ed eleganti per ottimizzare gli spazi della propria abitazione o ufficio. Acquistare una porta Scrigno significa scegliere un prodotto di altissima qualità e affidabilità. La cura dei particolari e delle finiture è in grado di soddisfare innumerevoli soluzioni d’arredo in modo sobrio, elegante e finemente personalizzato. Le soluzioni proposte da Scrigno sono completate da un’ampia scelta di maniglie… Leggi l’articolo

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“Il rapporto architettura-ambiente nelle opere di Dionisio Gonzalez “

Dionisio Gonzalez, architetto e fotografo spagnolo, indaga approfonditamente il legame tra architettura e ambiente utilizzando la sua arte come azione sociale, tentando di offrire uno spunto di riflessione sui temi più attuali: dopo la sua serie intitolata Inter-acciones del 2013 con immagini in bianco e nero in cui sono rappresentati edifici collegati al suolo per mezzo di radici – attraverso le quali trarre le necessarie risorse dalla Terra – la sua ultima serie Trans-acciones vuole nuovamente approfondire il tema dell’architettura sostenibile.

RITRATTI DI CITTÀ: HONG KONG 

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Quello dell’architetto e del progettista è un mestiere di grande responsabilità nei confronti della società considerando il ruolo chiave che egli ha nei processi di trasformazione, valorizzazione, conservazione del territorio, del paesaggio e, in generale, dell’habitat antropico. Il tema del rapporto tra architettura e ambiente è pertanto estremamente delicato ed in questo periodo storico più che in ogni altro, non può più essere trascurato.

Le immagini dell’architetto spagnolo propongono dei progetti avveniristici, quasi surreali, con proprietà estetico-formali estremamente differenti tra loro ma con una caratteristica comune: abitazioni di “rietveldiana” ispirazione (Trans-acciones 7), luoghi di lavoro e dischi volanti (Trans-acciones 2) cercano tutti di limitare il consumo di suolo, poggiando su pilastri in cemento armato – o su altri elementi dal design strutturale sofisticato – che li elevano minimizzando l’impatto sul paesaggio naturale.

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L’elevazione costituisce uno svuotamento del piano basamentale in cui fluisce visivamente  il paesaggio: dall’esercizio progettuale più semplice a quello più articolato e contorto, i “vuoti” – non solo al piano terra ma anche le bucature e le trasparenze – dimostrano quale valore aggiunto possa dare la continua interazione tra natura e sistema architettonico.

Questo effetto viene amplificato se si considera che il panorama circostante non è sempre un luogo ameno bensì uno scenario ambiguo e senza caratteri distintivi particolarmente significativi, che viene però esaltato dal rapporto che si crea con le costruzioni.

Nelle sue immagini Gonzalez inserisce un osservatore, curioso quanto stupito dalle architetture artificiose, chiave per la comprensione dell’opera: sembra quasi che l’artista voglia stimolare l’immaginazione di un secondo osservatore, al di fuori dell’immagine, fino alla comprensione del pensiero e delle sensazioni del primo sul rapporto tra la costruzione e l’ambiente circostante. 

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Toni desaturati ispirati all’arte di Giorgio Morandi

Le nuove collezioni True Design per spazi contract

20/08/2015 – True Design presenta le ultime collezioni di sedute per l’attesa e il contract nella rinnovata veste grafica curata dall’Art Director Aldo Parisotto. Le collezioni proposte danno voce alle nuove palette cromatiche ispirate ai toni desaturati della pittura di Giorgio Morandi, declinate nelle varianti dei blu, dei verdi e delle terre. 
 
Nelle ambientazioni di ispirazione metafisica costruite per l’ultimo shooting trovano posto le collezioni di sedute Arca, il sistema di panche modulari Millepiedi, le nuove sedute Kay e la linea di divisori acustici Pincettes. Lo shooting è stato realizzato da True Design con la supervisione di Aldo… Leggi l’articolo

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Nelle ambientazioni di ispirazione metafisica costruite per l’ultimo shooting trovano posto le collezioni di sedute Arca, il sistema di panche modulari Millepiedi, le nuove sedute Kay e la linea di divisori acustici Pincettes. Lo shooting è stato realizzato da True Design con la supervisione di Aldo… Leggi l’articolo

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Cino Zucchi e Grassi Pietre a Marmomacc 2015

New Karnak: un cuneo lapideo evoca una moderna piramide

20/08/2015 – Nuovo Marmomacc e nuovo “compleanno”. Quest’anno il 50° per la nota fiera. Per un’occasione così importante, Grassi Pietre, realtà di Nanto (Vi) che da tempo è una dei protagonisti della manifestazione, non poteva mancare.

Come già avvenuto per la precedente edizione, l’azienda sarà uno degli interpreti della mostra allestita al padiglione 1. Quest’anno intitolata “Lithic Vertigo”: un’esposizione di sperimentazione e di creatività nell’uso della pietra, finalizzata a promuovere il “Made in Italy” litico attraverso l’interpretazione di prestigiosi progettisti internazionali.

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