Finanziamenti BEI per i giovani imprenditori. Come ottenerli e quali garanzie?

La Jobs for Youth è pubblicizzata in internet come una delle linee di finanziamento agevolato attualmente attiva messa a disposizione dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) delle imprese già avviate, o start-up innovative, con una somma complessiva di 500 milioni di euro per favorire i giovani imprenditori e l’occupazione giovanile. Vediamo brevemente le caratteristiche dello strumento finanziario, quali banche e istituti di credito cooperativo regionali sono accreditati dalla BEI per l’erogazione del finanziamento e, infine, quali requisiti sono richiesti per ottenerlo.

Leggi tutto…

Read more

Aiuti di Stato: come accedere ai finanziamenti in materia di energia e ambiente

Recentemente, molte camere di commercio hanno messo a disposizione un vademecum per orientare, sia le pubbliche amministrazioni che i beneficiari, sull’offerta e le modalità di accesso ai finanziamenti mirati al rilancio dei settori in crisi in linea con la Strategia Europa 2020. Vedremo brevemente la definizione di Aiuti di Stato, a chi sono destinati e come accedervi in particolare per i settori dell’energia e tutela ambientale.

{loadposition googlebarbaro}

Cosa sono gli Aiuti di Stato (State Aid)

aiuti-stato-ue-b

Innanzitutto, ricordiamo che la politica in tema di aiuti, la c.d. SAM (EU State Aid Modernisation), si prefigge tre obiettivi principali in linea con la strategia “Europa 2020” che riassumiamo:

  1. Rafforzare una crescita sostenibile e intelligente in un mercato interno competitivo;
  2. Focalizzare il ruolo della Commissione europea (CE) sulla valutazione ex ante degli aiuti col maggior impatto sul mercato interno e incrementare il ruolo degli Stati membri nel controllo degli aiuti concessi ai sensi di “de minimis” e dei regolamenti di esenzione;
  3. Semplificare le regole per velocizzare il processo decisionale.

Per quanto riguarda l’ordinamento italiano, novità significative sono contenute nella L.234/2012, entrata in vigore nel 2013. La disciplina comunitaria riguardo allo State Aid (artt.107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell’UE) ha tra i suoi principali obiettivi quello di garantire la libera concorrenza e quindi di favorire lo sviluppo del grande “Mercato Unico Europeo”, stimolando la crescita equa delle Piccole Medie Imprese (PMI) rispetto a quelle grandi.

In generale, per Aiuto di Stato s’intende un’agevolazione concessa dallo Stato (senza un corrispettivo, al lordo di imposte e altri oneri), a un numero determinato di soggetti economici (beneficiari).

L’aiuto economico, come vedremo, può assumere forme molto diverse tra loro, ad esempio:

  • un contributo a fondo perduto,
  • un finanziamento a tasso agevolato,
  • uno sconto sul valore di un immobile pubblico venduto,
  • un’esenzione da imposte o tasse,
  • un investimento con capitali di rischio pubblici,
  • un incentivo.

Gli aiuti devono essere compatibili con il mercato interno per ovviare distorsioni nella competitività. Pertanto, la CE ritiene compatibili solo gli aiuti che rispettano ciascuno dei seguenti criteri:

  1. Contribuzione a finalità di interesse comune;
  2. Necessità dell’intervento statale;
  3. Appropriatezza della misura;
  4. Proporzionalità;
  5. Trasparenza dell’aiuto;
  6. Assenza di rilevanti effetti negativi sulla concorrenza e sugli scambi commerciali fra i paesi membri.

In sintesi, distinguiamo tre diversi tipi di aiuti:

  • a finalità regionale,
  • settoriali,
  • orizzontali. 

Di seguito, ci limiteremo ad approfondire il tema degli Aiuti di Stato settoriali nei quali sono compresi gli aiuti all’energia e alla tutela dell’ambiente, mentre per le categorie di tipo orizzontale rimandiamo al Regolamento n. 733/2013 del 22 luglio 2013 e al vademecum sugli aiuti di Stato.

Aiuti di Stato in materia di energia e tutela ambientale

aiuti-stato-ue-c

Le linee guida (Regolamento n. 651/2014 della CE, del 17 giugno 2014 e dalla Comunicazione della CE sulla disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-20) in materia di aiuti ai settori dell’ambiente e dell’energia, entrate in vigore dal 1 luglio 2014, stabiliscono nuove regole per gli aiuti alle fonti di energia rinnovabili e delineano, per la prima volta, le condizioni per il sostegno agli investimenti infrastrutturali e ai progetti che assicurano adeguate capacità di generazione.

Le novità introdotte sono tese a minimizzare le distorsioni del mercato e ad aiutare gli Stati membri a raggiungere obiettivi comuni come la sicurezza degli approvvigionamenti e il progresso nella lotta contro il cambiamento climatico. Per la prima volta, la Commissione europea ha deciso di adottare orientamenti che supportano il settore energetico nel suo complesso e non riguardano unicamente le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.

Definizioni chiave delle linee guida sugli Aiuti di Stato nei settori energia e ambiente

Riportiamo alcune definizioni chiave contenute nelle menzionate linee guida:

“Tutela ambientale o tutela dell’ambiente: qualsiasi azione volta a porre rimedio, o a prevenire un danno, o a promuovere un uso più razionale delle risorse naturali, ivi inclusi le misure di risparmio energetico e l’impiego di fonti di energia rinnovabili.

Efficienza energetica: la quantità di energia risparmiata determinata mediante una misurazione e/o una stima del consumo prima e dopo l’attuazione di una misura volta al miglioramento dell’efficienza energetica, assicurando nel contempo la normalizzazione delle condizioni che influiscono sul consumo energetico.

“Internalizzazione dei costi”: principio in base al quale le imprese che inquinano devono includere nei loro costi di produzione l’insieme dei costi legati alla tutela dell’ambiente.

“Sito contaminato”: luogo ove sia confermata la presenza, imputabile ad attività umane, di sostanze pericolose in quantità tale da rappresentare un rischio significativo per la salute umana o per l’ambiente, tenuto conto dell’uso attuale dei terreni o del loro uso futuro approvato.

Gli Aiuti di Stato più rilevanti per energia e ambiente

In linea generale, gli aiuti a favore dell’ambiente e dell’energia sono considerati compatibili con il mercato interno solo se comportano un effetto d’incentivazione del beneficiario a cambiare il comportamento: da uno insostenibile ad uno più rispettoso dell’ambiente. Precisiamo inoltre che tali aiuti non devono sovvenzionare i costi di un’attività d’impresa che comunque sosterrebbe e nemmeno devono compensare il normale rischio d’impresa di un’attività economica.

Vediamo quali sono gli aiuti più interessanti e la loro intensità:

  1. Aiuti di Stato intesi a realizzare un livello di tutela dell’ambiente superiore a quello assicurato dalle norme dell’ UE, o ad innalzarlo in assenza di norme specifiche (ad esempio gli incentivi alle diagnosi energetiche nelle PMI, poiché non sono obbligatorie come per le grandi imprese);
  2. Aiuti per l’adeguamento anticipato a future norme dell’UE (ad esempio le misure per migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua);
  3. Aiuti per studi ambientali (la valutazione dell’inquinamento);
  4. Aiuti per il risanamento di siti contaminati;
  5. Aiuti a favore dell’energia da fonti rinnovabili (FER);
  6. Aiuti a favore di misure di efficienza energetica, compresi cogenerazione, teleriscaldamento e tele raffreddamento;
  7. Aiuti per l’uso efficiente delle risorse e, in particolare, per la gestione dei rifiuti (ad esempio: riduzione dei rifiuti prodotti da altre imprese in linea con la direttiva 2008/98/CE sulla gerarchia dei rifiuti);
  8. Aiuti per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio di CO2, inclusi singoli elementi della catena del sistema di cattura e stoccaggio di CO2 (direttiva 2009/31/CE);
  9. Aiuti sotto forma di sgravi o esenzioni da tasse ambientali (politica fiscale verde);
  10. Aiuti sotto forma di riduzione dell’onere di finanziamento a sostegno della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
  11. Aiuti per le infrastrutture energetiche (entro il 2020 la CE ha stimato sarà necessario lo stanziamento di 200 miliardi di euro a livello europeo).

Sottolineiamo che l’effetto d’incentivazione, mediante l’aiuto economico, deve essere tale da modificare il comportamento delle imprese interessate spingendole ad intraprendere un’attività supplementare che non svolgerebbero senza l’aiuto di Stato, o svolgerebbero soltanto in modo limitato, o diverso. In altri termini, la politica della UE eliminerà gradualmente i sussidi dannosi all’ambiente (ad esempio: agevolazioni sul consumo di combustibili fossili) anche se la gestione del diesel gate emersa nel 2015 non pare essere una buona partenza per contrastare l’inquinamento dovuto ai gas climalteranti. Nella seguente tabella riassumiamo le tipologie di aiuti dettagliati in base all’intensità e alla taglia del beneficiario.

 

 

Tipologia di aiuti

Intensità, importo o

caratteristica degli aiuti

alle imprese

Piccole Medie Grandi
Aiuti agli investimenti che consentono alle imprese di andare oltre le norme dell’UE in materia di tutela ambientale, di innalzarne il livello in assenza di tali norme 60% 50% 40%

Aiuti agli investimenti per l’adeguamento anticipato a future norme dell’UE

– più di 3 anni

– da 1 a 3 anni

20%

15%

15%

10%

10%

5%

Aiuti agli investimenti a favore di misure di efficienza energetica 50% 40% 30%

Aiuti agli investimenti a favore di progetti per l’efficienza energetica degli immobili (possono essere concessi sotto forma di una dotazione, di equity, di una garanzia o di un prestito a favore di un fondo per l’efficienza energetica, nonché di un altro intermediario finanziario, che li trasferiscono integralmente ai proprietari degli immobili o ai locatari). Gli aiuti possono essere concessi per le seguenti misure (con un comprovato risparmio energetico o con un utilizzo di fonti energetiche rinnovabili):

a) Isolamento termico di tetti, soffitti dell’ultimo piano e terrazze non calpestabili di edifici esistenti;

b) Isolamento termico di muri esterni, soffitti della cantina, portici e terrazze calpestabili di edifici esistenti;

c) Sostituzione di finestre e porte-finestre di edifici soggetti a tutela degli insiemi per i quali vige la misura protettiva del divieto di demolizione;

d) Installazione di impianti solari per il riscaldamento dell’acqua e/o della piscina;

e) Installazione di impianti solari per il riscaldamento e/o il raffreddamento;

f) Installazione di impianti di riscaldamento a biomassa alimentati automaticamente;

g) Installazione di caldaie a gassificazione);

h) Installazione di pompe di calore geotermiche;

i) Termorecupero da impianti di raffreddamento per prodotti;

j) Installazione di impianti fotovoltaici ed eolici per la produzione di energia elettrica;

k) Studi di fattibilità tecnica ed economica.

Gli aiuti concessi dal fondo per l’efficienza energetica o da un altro intermediario finanziario a favore di progetti ammissibili per l’efficienza energetica possono assumere la forma di prestiti o di garanzie.
Il valore nominale del prestito o l’importo garantito non superano 10 milioni di EUR per progetto a livello dei beneficiari finali.
La garanzia non supera l’80 % del relativo prestito
Aiuti agli investimenti a favore della cogenerazione ad alto rendimento 65% 55% 45%*
Aiuti agli investimenti volti a promuovere l’energia prodotta da fonti rinnovabili (intensità variabile a seconda del metodo di calcolo)

60% o

55% e

100%

con gara

50% o

45% e

100%

con gara

30 o

45% e

100%

con gara

Aiuti al funzionamento volti a promuovere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili Aiuti concessi sotto forma di premio che si aggiunge al prezzo di mercato al quale i produttori vendono la propria energia elettrica direttamente sul mercato. Condizioni specifiche sono previste per impianti di capacità ridotta
Aiuti al funzionamento volti a promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili in impianti su scala ridotta

L’importo dell’aiuto per unità di

energia non supera la differenza tra i costi totali livellati della produzione di energia dalla fonte rinnovabile in questione e il prezzo di mercato della forma di energia interessata

Aiuti sotto forma di sgravi da imposte ambientali in conformità della direttiva 2003/96/CE I beneficiari degli sgravi fiscali versano almeno il rispettivo livello minimo di imposizione previsto dalla direttiva 2003/96/CE.
Aiuti agli investimenti per il risanamento di siti contaminati 100% 100% 100%
Aiuti agli investimenti per teleriscaldamento e teleraffreddamento efficienti sotto il profilo energetico 65% 55% 45%
Aiuti agli investimenti per il riciclaggio e il riutilizzo dei rifiuti 55% 45% 35%

Aiuti agli investimenti per le infrastrutture energetiche

(solamente in zone assistite)

L’importo dell’aiuto non supera la differenza tra i costi ammissibili e il risultato operativo dell’investimento.
Aiuti per gli studi ambientali 70% 60% 50%

Chi può beneficiare degli Aiuti di Stato

Premesso che i criteri di assegnazione degli aiuti economici sono uniformi all’interno della UE, l’approccio della CE, nell’esaminare una misura di aiuto, mira ad individuare nella domanda di finanziamento, i seguenti aspetti fondamentali:

  • gli obiettivi perseguibili con gli aiuti (ad esempio ricerca e sviluppo, investimenti produttivi, formazione, occupazione, ecc.),
  • l’adeguatezza degli strumenti applicabili,
  • le spese ammissibili e le diverse condizioni di compatibilità a cui attenersi.

Possono richiedere gli aiuti di Stato le imprese (a prescindere dalla propria forma giuridica) definite come PMI (fino ai 250 occupati, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro, o il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro), o gli enti che svolgono un’attività d’impresa (ad esempio: enti pubblici, consorzi, o associazioni anche no profit). Precisiamo che la CE non considera le fondazioni bancarie come imprese, per il mero controllo di imprese strumentali. Tuttavia, la Corte di Giustizia ha precisato che devono essere considerate “imprese” le fondazioni bancarie qualora, agendo direttamente in ambiti di interesse pubblico e di utilità sociale, siano in grado di offrire beni, o servizi, sul mercato in concorrenza con altri operatori (ad es. in settori come la ricerca scientifica, l’educazione, l’arte o la sanità).

Il Vademecum sugli Aiuti di Stato

Dai siti web delle Camere di commercio (CC.AA.), di Confindustria o delle regioni, è possibile scaricare gratuitamente un vademecum sugli aiuti di Stato, aggiornato all’ultima approvazione della Carta nazionale degli aiuti approvata dalla CE nel settembre del 2014. Il vademecum è particolarmente utile ai consulenti e agli enti erogatori in genere, quindi non solo ai funzionari delle camere di commercio, ma anche delle pubbliche amministrazioni (regioni, comuni, ecc.).

Si tratta dunque di una guida pratica dove si trovano, oltre ai testi normativi comunitari più rilevanti, anche i modelli predisposti per le comunicazioni alla CE, e per le dichiarazioni delle imprese da presentare direttamente alle CC.AA., o indirettamente (attraverso i Confidi o alle associazioni di categoria). Il Vademecum chiarisce, con interessanti esempi, i più frequenti dubbi sulla legalità dei contributi concessi, ad esempio come regola generale sono vietati tutti quelli utili al funzionamento amministrativo, privi di carattere innovativo poiché limitati alla gestione corrente di una società. Raccomandiamo, dunque, prima di confezionare una domanda di aiuto, di analizzare tali esempi per evitare spiacevoli sorprese e perdita di risorse.

Come accedere ai finanziamenti

Gli aiuti di Stato sono attuati attraverso bandi, o avvisi pubblici (ai sensi del Regolamento n. 1407/2013 della CE del 18/12/2013). Le intensità degli aiuti economici sono espresse in percentuali del valore di ESL e variano regionalmente, in base alla Strategia Europa 2020, da un 10% (fino al 20% per le PMI)  a un 25% (le c.d. zone “a”: Italia meridionale). La domanda di aiuto, da inviare all’ufficio regionale competente, deve contenere almeno le seguenti informazioni:

  • nome e dimensioni dell’impresa;
  • descrizione del progetto, comprese le date di inizio e fine;
  • ubicazione del progetto;
  • elenco dei costi del progetto;
  • tipologia dell’aiuto (sovvenzione, prestito, garanzia, anticipo rimborsabile, apporto di capitale o altro) e importo del finanziamento pubblico necessario per il progetto.

Per avere un’idea degli interventi statali tipici rimandiamo all’allegato 2 della C200/46 del 2014 dove sono elencati alcuni esempi in funzione di costi ammissibili, mirati ad aumentare il livello di tutela ambientale, o a  rafforzare il mercato interno dell’energia. Nella tabella seguente riportiamo i punti di contatto regionali in materia di aiuti di Stato http://www.politicheeuropee.it/attivita/19110/aiuti-di-stato-punti-contatto:

Abruzzo Giovanna Andreola giovanna.andreola@regione.abruzzo.it
Basilicata Presidente della Regione dg_presidenza.giunta@regione.basilicata.it
Calabria Paola Rizzo p.rizzo@regcal.it
Campania Raffaele Chianese raffaele.chianese@regione.campania.it
Emilia Romagna Enrico Cocchi dpa@regione.emilia-romagna.it
Friuli Venezia Giulia Olga Simeon olga.simeon@regione.fvg.it
Lazio Tiziana Petucci tpetucci@regione.lazio.it
Liguria Gabriella Drago gabriella.drago@regione.liguria.it
Lombardia Emanuele Prosperi emanuele_prosperi@regione.lombardia.it
Marche Cristiana Sposito cristiana.sposito@regione.marche.it
Molise Gaspare Tocci g.tocci@regione.molise.it
Piemonte Davide Donati davide.donati@regione.piemonte.it
Puglia Pasquale Orlando p.orlando@regione.puglia.it
Sardegna Gabriella Massidda pres.dirgen@regione.sardegna.it
Sicilia Maria Mattarella maria.mattarella@ull.regione.sicilia.it
Toscana Patrizia Magazzini patrizia.magazzini@regione.toscana.it
Trentino Alto Adige Presidente regione presidente@regione.taa.it
Umbria Luigi Rossetti lrossetti@regione.umbria.it
Valle d’Aosta Fausto Ballerini f.ballerini@regione.vda.it
Veneto Lisanna Simon lisanna.simon@regione.veneto.it

Concludiamo con una riflessione stimolata da uno studio di alcuni ricercatori, diretti dal prof. Francesco Giavazzi pubblicato nel 2011 sull’efficacia degli aiuti di Stato.

Le imprese italiane nel 2011 hanno beneficiato di circa 36 miliardi di euro grazie agli aiuti di Stato. Oggi possiamo tranquillamente affermare che si è trattato di una cifra considerevole se relazionata con il debito pubblico di quell’anno pari 1,9 miliardi di euro (il 120,7% del PIL), poiché rivelatasi ininfluente sulla crescita economica. In pratica, alcuni anni più tardi, precisamente nel luglio del 2014, avremmo raggiunto il massimo debito pubblico storico: 2,1 miliardi di euro.

Secondo il Giavazzi, potremmo risparmiare circa 10 miliardi di euro in aiuti se tutti gli enti erogatori li gestissero in modo più responsabile, evitando infiltrazioni mafiose e sovvenzioni alle imprese prive di seri piani di ristrutturazione. Inoltre -ravvisa lo studioso- in tale modo conseguiremmo anche una crescita del PIL più che proporzionale al reddito procapite, di circa 1,5% nell’arco di due anni.

E infine -sostiene il professore- una seria e trasparente politica di controllo degli aiuti di Stato determinerebbe un auspicabile alleggerimento della pressione fiscale, ora talmente vessatoria da impedire la competitività dei nostri prodotti e servizi nei mercati internazionali.

Read more

Finanziamenti pubblici per le libere professioni: accedere ai fondi europei

Nella nuova programmazione 2014-2020 nel quadro delle politiche per la crescita della UE, per la prima volta la Commissione europea (CE) adotta un piano per i liberi professionisti equiparandoli agli imprenditori, già destinatari di finanziamenti europei.

Vediamo quali sono gli interventi dedicati alla categoria, quali i fondi pubblici e come accedervi.

FONDI UE PER IL RISPARMIO ENERGETICO E L’EFFICIENZA ENERGETICA

{loadposition googlebarbaro}

I liberi professionisti come PMI

Finalmente, dopo anni di esclusione dai finanziamenti UE, i liberi professionisti sono riconosciuti, a livello europeo, come PMI, nonché come soggetti fondamentali per il conseguimento degli obiettivi comunitari delineati nella Strategia Europa 2020 con orizzonte appunto fissato al 2020.

Il cambio di rotta di Bruxelles si deve ad un’indagine a livello comunitario condotta nel 2010 che ha evidenziato l’esistenza di 3,7 milioni di imprese di liberi professionisti che forniscono un’occupazione a 11 milioni di persone. Comprensibilmente, si tratta di un business non marginale, superiore ai 560 miliardi di euro. Il ruolo dei liberi professionisti per il conseguimento degli obiettivi europei con orizzonte 2020, sarà strategico, grazie alle loro conoscenze tecniche potranno contribuire nei seguenti settori:

  • Efficienza delle risorse: costruire a basse emissioni di carbonio riciclando e valorizzando i rifiuti derivati dai processi di costruzione e demolizione.
  • Investimenti di efficienza energetica nella ristrutturazione degli edifici e per la ricerca e l’innovazione intelligenti, sostenibili e inclusive.

I finanziamenti a cui possono accedere i liberi professionisti

Nel 2015 la CE ha lanciato un Piano d’azione per migliorare l’attività degli 11 milioni di persone che nell’UE svolgono libere professioni in una forma strutturata equiparabile a quella di una micro o piccola impresa, tra cui anche quelle tecniche (architetti, ingegneri e non solo).

In sintesi, i liberi professionisti possono essere destinatari di qualunque tipologia di fondo comunitario.

Vediamo i punti su cui si articola il Piano:

  • accesso al credito: i liberi professionisti possono fruire dei finanziamenti europei indiretti (attraverso le regioni) o diretti (attraverso la UE).
  • formazione: sarà costituita una piattaforma per coordinare le attività di Università, liberi professionisti ed imprese, cui andrà ad aggiungersi la formazione professionale online (e-learning) per lo sviluppo delle competenze nell’ambito della gestione d’impresa;
  • accesso ai mercati ed internazionalizzazione con la collaborazione dei liberi professionisti e della rete Enterprise Europe Network nella quale sono coinvolti 54 Paesi nel Vecchio Continente e in tutto il Mondo, ai quali corrispondono oltre 600 organizzazioni;
  • semplificazione: sarà costituito un tavolo di lavoro progettato per la diffusione delle pratiche ritenute più valide nel campo della semplificazione con il contributo attivo delle associazioni di liberi professionisti;
  • governance: verranno definiti degli incontri annuali tra la CE e il mondo della libera professione, nonché conferenze relative al tema di politica dell’impresa.

finanziamenti-libere-professioni-b

La legge di stabilità per l’accesso dei liberi professionisti ai bandi per i fondi europei

La L. 208/2015, detta anche “legge di stabilità” ha riconosciuto quanto affermavano alcuni anni fa la Raccomandazione 2003/361/CE e il Regolamento UE 1303/2013, che equiparavano i professionisti alle PMI, poiché la nozione di impresa, in Europa include qualsiasi entità che esercita un’attività economica, a prescindere dallo status giuridico di detta entità e dalle sue modalità di finanziamento.

Pertanto, in quella definizione rientrano a pieno titolo anche i liberi professionisti e così, nel 2014, le Linee d’azione per le libere professioni, del Piano d’azione imprenditorialità 2020, li individuano come destinatari dei fondi europei. Nonostante ciò, la gran parte dei bandi regionali italiani hanno continuato ad escludere le categorie professionali inserendo in molti casi l’iscrizione alla Camera di Commercio come requisito imprescindibile.

Dal primo gennaio 2016, l’approvazione della legge di Stabilità dovrebbe, in teoria, eliminare tutte le barriere d’accesso -ai professionisti- ai prossimi bandi, sia regionali che nazionali, dei fondi strutturali europei. Inoltre, al di fuori di iniziative ad hoc, attraverso la creazione di un consorzio di fidi, i professionisti dovranno essere beneficiati anche dalle misure di garanzia per prestiti. Complessivamente, tali misure dovrebbero consentire alla categoria di competere nel mercato globalizzato e della libera circolazione delle idee, sancito definitivamente con l’attuazione della tessera professionale europea.

Un’ulteriore e doverosa precisazione: con il Ddl Lavoro (collegato alla L. 208/2015) l’equiparazione tra imprenditori e liberi professionisti sarà a tempo indeterminato, quindi non più limitata fino al 2020. Infine, l’articolo 7 del Ddl Lavoro stabilisce che l’accesso ai fondi UE è aperto ad ogni forma di lavoro autonomo, diversamente dalla norma contenuta nella Legge di Stabilità 2016 che citava solo i “liberi professionisti” senza fornire ulteriori approfondimenti in merito.

Come accedere ai finanziamenti europei

finanziamenti-libere-professioni-c

Il Piano d’azione per le libere professioni dunque consente anche ai liberi professionisti di fruire degli 80 miliardi di euro del programma Horizon 2020, relativo a ricerca e innovazione, e dei 2,4 miliardi dei fondi del programma COSME 2014–2020 entrambi lanciati nel 2014.
Allo stesso modo anche i piani operativi regionali (POR) e nazionali (PON) dei fondi sociali europei (FSE) e fondi europei di sviluppo regionale (FESR), rientranti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, si intendono estesi anche ai liberi professionisti.

L’apertura dei bandi comunitari ai liberi professionisti dovrebbe così consentire all’Italia di sfruttare meglio i fondi strutturali. Secondo l’ultimo aggiornamento sulla spesa certificata nell’attuazione dei programmi finanziati dai fondi comunitari, il nostro Paese ha raggiunto il 47,5% della dotazione totale stanziata nel ciclo di programmazione 2007-2013, in altri termini, ciò significa che è riuscito a spendere neppure la metà dei 100 miliardi resi disponibili dall’UE.

I liberi professionisti, privi di nozioni di euro progettazione e di project management, troveranno particolarmente utile lo sportello del Comitato Unitario delle Professioni. Entro aprile del 2016 ne verrà aperto, ci auguriamo, uno in ogni provincia, o almeno in modo sufficientemente capillare per diffondere informazioni riguardo all’accesso ai bandi europei e per istruire le procedure di domanda.  

Per concludere condividiamo il pensiero del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, in merito all’apertura dei fondi UE ai liberi professionisti: “Non si tratta di un traguardo, ma di un punto di partenza per assicurare a tutti i liberi professionisti, senza alcuna distinzione, le risorse necessarie per competere ad armi pari sul mercato dei servizi professionali. Adesso, dobbiamo rimboccarci le maniche perché siamo all’inizio di un percorso che, in linea con gli orientamenti comunitari, supera le distinzioni tra PMI e studi professionali e ridisegna dalle fondamenta il valore dei liberi professionisti in un contesto economico ancora fragile”.

Read more

Gli eroi del clima contro il riscaldamento globale

Molteplici sono i volti, ed ognuno si porta dietro una meravigliosa storia: sono gli Eroi del Clima, persone che quotidianamente rispondono al surriscaldamento ed ai cambiamenti climatici globali, cercando di fare del proprio meglio per limitare i danni e ridurre l’impronta ecologica dell’impatto del vissuto umano sul pianeta Terra: sono state raccolte nel progetto Climate Heroes, su un sito dove è possibile non solo conoscere i fotografi del progetto, ma anche nominare e sostenere uno degli eroi ivi presenti.

In copertina: Isatou Ceesay, cofondatrice della Women Initiative the Gambia.

CAMBIAMENTI CLIMATICI: 17 PROGETTI PER CAMBIARE IL MONDO

{loadposition googlefasciano}

Tra gli Eroi del Clima che combattono contro il riscaldamento globale c’è Isatou Ceesay, a Banjul, in Gambia, che è cofondatrice della Women Initiative the Gambia e che per 17 anni si è impegnata per insegnare alle donne del suo territorio come poter trasformare i rifiuti plastici in fonte di reddito, proprio per eliminare uno dei maggiori responsabili delle emissioni di anidride carbonica in Africa; c’è il Venerabile Bun Saluth, che in Cambogia è riuscito, nel 2002 a far in modo che i monaci della pagoda di Samraog avessero riconosciuto legalmente il diritto alla salvaguardia di ben oltre 18 mila ettari di foresta sempreverde, nello stesso territorio.

caption: I monaci della pagoda di Samraog in Cambogia

Altro eroe rappresentato nel progetto è Brian Kjaer e gli abitanti dell’isola di Samsø, che in Danimarca, in meno di 20 anni, hanno potuto raggiungere una reale indipendenza dai sistemi non rinnovabili, riuscendo a realizzare sistemi in grado di affidarsi al 100% su energie rinnovabili, risparmiando così l’emissione di oltre 60 tonnellate di anidride carbonica.

A Montréal in Canada, Benoit Lavigueur ha impiegato gli ultimi sei anni dei suoi 29 alla lotta contro i cambiamenti climatici, costruendo la casa dei suoi sogni: un’abitazione costituita da materiali riciclabili e locali, che gli hanno permesso un risparmio energetico del 90 per cento e una certificazione LEED platinum, e che è la casa più ecofriendly di tutto il Quebeq.

 caption: un impianto eolico dell'isola di Samsø

caption: Benoit Lavigueur e la sua casa ecofriendly

Queste e molte altre storie sono presenti nel progetto sugli eroi del clima, con documentazione fotografica realizzata dall’autore del progetto, il fotografo Max Riché, che nel 2010 ha fondato l’ong Climate Heroes e per i successivi cinque anni, assieme ai sui amici e colleghi come Nicolas Beaumont e Luke Duggleby, è andato in ogni angolo del globo a caccia degli eroi del clima, personalità, cittadini o associazioni attive quotidianamente per combattere il cambiamento climatico.

Ciascuno può fare qualcosa nel suo piccolo per opporsi a comportamenti sbagliati, relativamente alla sostenibilità ambientale, e questi comportamenti positivi potrebbero propagarsi per salvaguardare il nostro meraviglioso pianeta.

Read more

Gli eroi del clima contro il riscaldamento globale

Molteplici sono i volti, ed ognuno si porta dietro una meravigliosa storia: sono gli Eroi del Clima, persone che quotidianamente rispondono al surriscaldamento ed ai cambiamenti climatici globali, cercando di fare del proprio meglio per limitare i danni e ridurre l’impronta ecologica dell’impatto del vissuto umano sul pianeta Terra: sono state raccolte nel progetto Climate Heroes, su un sito dove è possibile non solo conoscere i fotografi del progetto, ma anche nominare e sostenere uno degli eroi ivi presenti.

In copertina: Isatou Ceesay, cofondatrice della Women Initiative the Gambia.

CAMBIAMENTI CLIMATICI: 17 PROGETTI PER CAMBIARE IL MONDO

{loadposition googlefasciano}

Tra gli Eroi del Clima che combattono contro il riscaldamento globale c’è Isatou Ceesay, a Banjul, in Gambia, che è cofondatrice della Women Initiative the Gambia e che per 17 anni si è impegnata per insegnare alle donne del suo territorio come poter trasformare i rifiuti plastici in fonte di reddito, proprio per eliminare uno dei maggiori responsabili delle emissioni di anidride carbonica in Africa; c’è il Venerabile Bun Saluth, che in Cambogia è riuscito, nel 2002 a far in modo che i monaci della pagoda di Samraog avessero riconosciuto legalmente il diritto alla salvaguardia di ben oltre 18 mila ettari di foresta sempreverde, nello stesso territorio.

caption: I monaci della pagoda di Samraog in Cambogia

Altro eroe rappresentato nel progetto è Brian Kjaer e gli abitanti dell’isola di Samsø, che in Danimarca, in meno di 20 anni, hanno potuto raggiungere una reale indipendenza dai sistemi non rinnovabili, riuscendo a realizzare sistemi in grado di affidarsi al 100% su energie rinnovabili, risparmiando così l’emissione di oltre 60 tonnellate di anidride carbonica.

A Montréal in Canada, Benoit Lavigueur ha impiegato gli ultimi sei anni dei suoi 29 alla lotta contro i cambiamenti climatici, costruendo la casa dei suoi sogni: un’abitazione costituita da materiali riciclabili e locali, che gli hanno permesso un risparmio energetico del 90 per cento e una certificazione LEED platinum, e che è la casa più ecofriendly di tutto il Quebeq.

 caption: un impianto eolico dell'isola di Samsø

caption: Benoit Lavigueur e la sua casa ecofriendly

Queste e molte altre storie sono presenti nel progetto sugli eroi del clima, con documentazione fotografica realizzata dall’autore del progetto, il fotografo Max Riché, che nel 2010 ha fondato l’ong Climate Heroes e per i successivi cinque anni, assieme ai sui amici e colleghi come Nicolas Beaumont e Luke Duggleby, è andato in ogni angolo del globo a caccia degli eroi del clima, personalità, cittadini o associazioni attive quotidianamente per combattere il cambiamento climatico.

Ciascuno può fare qualcosa nel suo piccolo per opporsi a comportamenti sbagliati, relativamente alla sostenibilità ambientale, e questi comportamenti positivi potrebbero propagarsi per salvaguardare il nostro meraviglioso pianeta.

Read more

Il ruolo della scienza nello sviluppo sostenibile: l’opinione di Janez Potocnik

Venerdì 2 ottobre  2015, presso la sala Tessitori della Regione FVG a Trieste, il dott. JanezPotocnik  ha tenuto una conferenza sul tema:  “Transition to a resource efficient economic model and the role of science in the process”. L’evento è stato organizzato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS)insieme alla ISRR di Ljubljana ,all’EU Plan GEIE di Trieste e la partecipazione di alcuni sponsor privati, fra i quali l’impresa italo-spagnola Sustainable Technologies.

CINA E SVILUPPO SOSTENIBILE

{loadposition googlerosato}

Chi è Janez Potocnik

Commissario europeo per l’Ambiente dal 2010 al 2014, JanezPotocnik è stato precedentemente commissario europeo per la Scienza e la ricerca (2004-2010) e ministro degli Affari europei nell’esecutivo sloveno (2002-2004).Come commissario europeo per l’Ambiente, JanezPotočnik ha promosso infatti linee politiche che hanno contribuito alla conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale ed è riuscito a inserire l’ambiente ai primi posti dell’agenda politica. Oggi è copresidente dell’International Resource Panel (IRP), un gruppo di esperti in materia di gestione delle risorse naturali, istituito nel 2007 dal Programma delle Nazioni Unite (UNEP) per condividere ed accrescere le conoscenze necessarie per migliorarne l’uso e garantirne la salvaguardia. L’IRP ha individuato l’economia circolare, basata sull’uso efficiente delle risorse, in particolare la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse marine, tra le aree strategiche per la ricerca futura.

caption: Janez Potocnik durante la ronda di domande e risposte

I contenuti della conferenza

Dopo una presentazione generale sulla struttura, scopi e traiettoria dell’IRP, il relatore ha presentato molto schiettamente  “la scomoda verità”  che  banchieri, politici e grandi multinazionali si ostinano a non voler vedere: non basta un Pianeta per assicurare il benessere di una popolazione, che cresce a ritmi inimmaginabili: eravamo 7 miliardi nel 2011 e saremo 8 miliardi nel 2024. La figura 1, basata su delle indagini dell’ IRP, è molto eloquente: nessun Paese al mondo si trova attualmente nella fascia di sostenibilità compatibile con il concetto di benessere sociale (rettangolo verde in basso a destra).

In particolare, i paesi membri dell’UE  si trovano tutti nell’area di massima insostenibilità. La Cina invece, ha superato di poco la linea di equilibrio fra consumo e disponibilità delle risorse, ma con un tenore di vita di poco superiore ad altri paesi sottosviluppati. 

caption: il problema fondamentale dello sviluppo umano, domanda di risorse superiore alla disponibilità del Pianeta.

La causa del problema risiede in un fatto culturale, che è necessario cambiare al più presto: “L’economia (tale come la si intende attualmente) ignora le leggi fisiche”.  Sorprende una tale affermazione in bocca di un economista ed ex-politico, ma secondo il dott. Potocnik il passaggio da un sistema produttivo ancorato nei vecchi paradigmi della rivoluzione industriale ad un mondo di economia circolare  è una questione di sopravvivenza della specie. Siamo abituati a vedere l’economia circolare rappresentata simbolicamente come un cerchio, ma secondo il relatore tale approccio è troppo semplicistico e riduttivo. Un sistema produttivo davvero sostenibile si rappresenta meglio con il cosiddetto “diagramma a farfalla” mostrato nella figura 2.

caption: il diagramma a farfalla dell’economia circolare, caratterizzato da diversi cerchi (le  ali della farfalla) e un pozzo finale (la coda della farfalla) nel quale converge tutto ciò che non può essere riutilizzato o valorizzato in qualche modo.

In particolare, è  importante sottolineare come le posizioni di alcuni gruppi politici ecologistici siano ugualmente irreali a quelle dei liberisti estremi , in quanto è fisicamente  impossibile raggiungere la condizione “RIFIUTI ZERO”. Anche questa è una legge della fisica, estensione del principio termodinamico dell’entropia. Lo scopo della scienza e della tecnologia è minimizzare -per quanto possibile- i rifiuti, intesi come rifiuti materiali o energia irrecuperabile.  Molto interessanti ed attuali i due esempi di economia circolare ed economia lineare, già in atto nell’industria europea, presentati dal relatore. Nel primo caso, la testata dei motori a scoppio: ad esempio, alcune case automobilistiche già progettano motori in modo che alcune loro parti critiche -non soggette ad usura- possano essere riutilizzate. Utilizzare  una testata recuperata da un vecchio motore, per ri-fabbricarne uno nuovo, comporta economie quasi miracolose, rispetto a fabbricare un motore ex novo con le stesse prestazioni, ossia riduzioni: del 50% di emissioni di CO2, del 90% nel consumo di acqua e dell’ 80% di energia. L’esempio contrario ovvero economia lineare: l’industria più insostenibile attualmente è quella dei telefonini: la popolazione europea cambia dispositivo spesso, circa una volta ogni 6 mesi , fino ad un massimo di una volta ogni 3 anni, ma  solo il 10% dei telefonini dismessi viene riciclato, mentre il resto rimane in qualche cassetto, in quanto in molti casi è ancora funzionante. Si stima che nei cassetti delle abitazioni europee ci sia un tesoretto pari a 2,4 tonnellate di oro, 25 tonnellate di argento, 1 tonnellata di palladio, 900 tonnellate di rame, e quantità non facilmente stimabili di lantanidi, materiali estremamente rari che l’UE importa per oltre il 90% (si legga in proposito l’articolo “La guerra dei lantanidi“).

Conclusioni

La conferenza si è conclusa con un animato dibattito grazie alle numerose domande da parte del pubblico. Nelle parole della d.ssa Paola Del Negro, direttrice della sezione di Oceanografia dell’Istituto:  “Le attività dell’ OGS, da sempre rivolte alla salvaguardia e alla valorizzazione delle risorse naturali , promuovono progetti internazionali di ricerca in questo settore. E l’uso sostenibile delle risorse naturali è una delle priorità a cui fanno riferimento sia le politiche europee che le nuove strategie economiche per lo sviluppo”.

Read more

Clean Power Plan: il grande piano di Obama per regolare le emissioni

L’EPA (diventato famoso in questi giorni per lo scandalo Volkswagen) ha rilasciato il testo finale del “Clean Power Plan”, il piano che regola per la prima volta le emissioni di carbonio delle centrali elettriche negli USA. Ed è più forte della bozza presentata nel Giugno del 2014.

Il Presidente Obama si dichiara soddisfatto ed ha motivo di esserlo date le dichiarazioni fatte dai gruppi ambientalisti e di sanità pubblica che lo hanno definito “una politica lungimirante che imposta la nostra nazione sul cammino dell’energia pulita”.

{loadposition googlepuccio}

clean-power-plan-b

Il Piano attua una vera e propria “guerra al carbone” e si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica delle centrali elettriche del 32% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030, valore che è stato aumentato di ben due punti percentuali rispetto alla norma proposta un anno fa ma i suoi vantaggi non si fermano qui, verranno, infatti, incentivate le produzioni da fonti rinnovabili (in cui facciamo notare è inclusa anche l’energia nucleare). 

Ogni Stato sarà tenuto a presentare un proprio Piano per il rispetto delle regole entro il Giugno 2016, anche se può essere richiesta una proroga di un anno, fino al Giugno 2017. Inoltre i singoli Stati potranno creare un piano intestatale per collaborare insieme in sinergia con i confinanti con cui potranno anche scambiare crediti di emissione.

Uno dei primi effetti del Clean Power Plan sarà rapida decarbonizzazione della produzione di energia elettrica, incentivando la produzione da fonti rinnovabili e penalizzando quella che deriva dalla combustione del carbone. 

clean-power-plan-c

Per la prima volta l’emissione di CO2 viene legata ad ogni MW prodotto dai singoli Stati, al fine di concedere maggiore flessibilità alle istituzioni che potrebbero tuttavia trasformare questo tasso in un obiettivo totale di tonnellaggio.

Inoltre la norma risolve una debolezza della proposta originaria che poteva portare a rinunciare al carbone fossile a favore del gas naturale il cui utilizzo ha degli impatti ancora più massicci sull’atmosfera del pianeta se calcolato nel suo intero ciclo di vita: dall’estrazione (metodi invasivi come il Fracking) all’immissione di metano in atmosfera durante la raffinazione e l’immissione in rete.

Oltre alla lotta diretta al cambiamento climatico questo piano avrà un notevole effetto sul sistema sanitario traducendosi in oltre 100.000 attacchi di asma e 2.100 infarti evitati solo nel primo anno di attuazione grazie alla diminuzione di combustione del carbone che inquina l’atmosfera con tossine quali mercurio e zolfo, responsabili di problemi neurologici e malattie respiratorie.

I Gruppi industriali e alcuni procuratori generali sono già sul piede di guerra e intendono sovvertire le nuove regole centrali tramite i loro avvocati e anche se il pacchetto è blindato sperano in un nuovo Presidente repubblicano in grado di indebolire gli effetti del piano.

Il destino spetterà quindi al successore di Obama con la speranza che faccia il bene di una nazione che è responsabile di gran parte dell’inquinamento globale.

Read more

Fondi UE per la promozione della sostenibilità ambientale e sociale

Un nuovo strumento di agevolazione dell’energia sostenibile per interventi sociali è stato avviato dalla Comunità Europea (CE) -organo esecutivo dell’UE- utilizzando i fondi non spesi del Programma energetico europeo. Dovrà sostenere gli Stati membri dell’UE a soddisfare gli obiettivi della direttiva conosciuta come “pacchetto 202020. Vediamo brevemente le principali peculiarità e quali opportunità offre a investitori e beneficiari.

IL PROGRAMMA ELENA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

{loadposition googlebarbaro}

L’EEEF EUROPEAN ENERGY EFFICIENCY FUND

L’European Energy Efficiency Fund (EEEF) è una partnership mista -tra pubblico e privato- e ha una duplice valenza: da un lato agevola l’accesso al credito di promotori di progetti pubblici (P.A e ESCOs) di piccola scala e dall’altro remunera gli investitori privati mediante un sistema di vendita di azioni. In generale, il fondo è in linea con la Dichiarazione sui Principi e gli Standard Ambientali e Sociali della BEI (Banca Europea degli Investimenti ed è dotato di un SEMS (Social and Environmental Management System) che definisce i suoi propri standard di rendimento e relative procedure. Nello schema visualizziamo il suo approccio olistico:

fondi-ue-sostenibilita-b

Creato nel 2011 il fondo europeo ammette l’ingresso d’investitori di vario tipo: le agenzie donatrici, governi, istituti finanziari internazionali e investitori privati professionali e, in ogni caso, in base alla legge lussemburghese SIF (Specialized Investments Funds). La CE ha apportato 125 milioni di euro (Junior Tranche Fund), in parte assumendo i rischi economici associati ai progetti d’investimento. La BEI (dalle sue origini nel 1958 fino alla fine degli anni ’80 presieduta da italiani) ha apportato 75 milioni di euro (Mezzanine Tranche and Senior Stock Option), la nostrana Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha contribuito con 60 milioni di euro (Mezzanine Tranche and Senior Stock Option ), mentre la Deutsche Bank (DB) ha investito 5 milioni di euro (Mezzanine Tranche) ed è anche l’ente gestore degli investimenti dell’EEEF. Il gruppo dei principali azionisti punta ad aumentare il capitale totale, dagli attuali 265 milioni di euro a circa 800 milioni di euro, attirando ulteriori investitori privati.

CATEGORIE DI FINANZIAMENTO

fondi-ue-sostenibilita-c

Risparmio Energetico ed Efficienza Energetica

I progetti finanziabili possono riguardare:

  • gli investimenti in edifici pubblici e privati per l’adozione di soluzioni per l’efficienza energetica e l’utilizzo di energie rinnovabili, comprese quelle basate sull’uso delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione);
  • gli investimenti in produzione combinata ad alta efficienza energetica di elettricità-calore (CHP) -compresa la micro-cogenerazione- e le reti di riscaldamento e raffreddamento, in particolare da fonti di energia rinnovabile;
  • le infrastrutture locali, compreso l’efficientamento delle infrastrutture pubbliche per l’illuminazione esterna -come strade e semafori- per lo stoccaggio di energia elettrica, le smart metering e le smart grid, che fanno pieno uso delle TIC;
  • le tecnologie basate sull’efficientamento energetico ed energie rinnovabili con il migliore potenziale innovativo ed economico disponibile nel mercato.

Fonti Rinnovabili di Energia

I progetti finanziabili possono riguardare: 

  • la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, in reti di distribuzione con tensione medio-bassa (fino a 110 kV);
  • le Smart-grid che consentano un maggiore consumo da fonti di energia rinnovabile; 
  • lo stoccaggio energetico per l’accumulo di parte dell’energia prodotta da fonti intermittenti durante le ore di basso consumo, per poterla poi restituire nei picchi di domanda; 
  • l’inserimento del biogas prodotto localmente nelle reti del gas naturale, come anche gli impianti di microgenerazione da fonti di energia rinnovabile, che solitamente fornisce meno di 50kW in relazione alla tecnologia di produzione di calore e/o energia mirata alle utenze domestiche individuali, case di occupazione plurima, abitazioni multiple, e settori commerciali leggeri; 
  • Ie tecnologie che non si limitano al solare fotovoltaico ma includono anche impianti microeolici, microidraulici, pompe di calore con fonti terra, acqua e aria, riscaldamento solare, a biomasse o a biogas, e micro-CHP che utilizzano fonti di energia rinnovabile.

fondi-ue-sostenibilita-d

Trasporto Urbano Pulito

I progetti finanziabili devono riguardare:

  • il trasporto urbano alimentato da fonti pulite, azioni a supporto dell’aumento dell’efficienza energetica e dell’integrazione di fonti energetiche rinnovabili, con speciale attenzione al trasporto pubblico, alle vetture elettriche ad idrogeno e con ridotte emissioni di gas serra;
  • la promozione di una efficace e progressiva sostituzione del petrolio con combustibili alternativi e lo sviluppo di vetture che consumano meno energia e generano meno emissioni inquinanti.

fondi-ue-sostenibilita-e

CRITERI DI SELEZIONE DEI PROGETTI

I progetti vengono ammessi al finanziamento agevolato in base a dei precisi criteri di selezione condotta in due fasi dalla DB: la prima (mediante screening) e la seconda (mediante due diligence). Gli investimenti devono raggiungere l’obiettivo specifico di risparmio di energia primaria per progetti di efficienza energetica almeno del 20%, fatta eccezione per il settore edilizio nel quale è richiesta una percentuale più elevata a seconda dei casi. Gli investimenti nel settore dei trasporti devono soddisfare l’obiettivo specifico della riduzione del 20% delle emissioni di CO2. Allo scopo, è necessario fornire una stima dell’attuale risparmio di COe di energia primaria. Altri dettagli da includere sono le previsioni e il metodo di calcolo, ovvero gli indicatori per misurare il raggiungimento di detti obiettivi ambiti. 

Gli organismi pubblici che richiedano finanziamenti dovranno esplicitare obiettivi concreti, ovvero misurabili, volti alla mitigazione dei cambiamenti climatici  così come le eventuali strategie pluriennali per perseguirli. Ad esempio, la sottoscrizione del Patto dei Sindaci è vista dai selezionatori come un fattore positivo poiché dimostra l’impegno preso dall’ente locale di andare oltre agli obiettivi delle politiche energetiche dell’UE in termini di riduzione delle emissioni di CO2 attraverso un miglioramento dell’efficienza energetica, la produzione e l’uso di energia più pulita. L’elemento chiave del buon esito della richiesta di finanziamento è il rapporto totale tra debito e capitale, se è al di sopra di un certo livello (a seconda del progetto) e EEEF considera tale valore insufficiente, il finanziamento allora non è fattibile.

fondi-ue-sostenibilita-f

BENEFICIARI E TIPI D’INVESTIMENTI

I beneficiari finali del fondo sono gli enti pubblici -a livello locale e regionale (compresi i Comuni)- le aziende pubbliche e private (al servizio degli enti locali) quali le aziende del settore energetico dedite al pubblico servizio, i fornitori di trasporto pubblico, le associazioni di edilizia sociale, o le società che offrono servizi energetici, ecc. Gli investimenti sono ammessi in Euro e solo in una piccola percentuale anche nelle altre monete locali. Sono finanziabili solo i progetti realizzabili negli stati membri dell’Unione Europea. Per quanto riguarda la tipologia, come vedremo, gli investimenti nel settore in oggetto possono essere di due tipi: diretti oppure verso le istituzioni finanziarie.

Investimenti Diretti

Gli investimenti in progetti di efficienza energetica ed energia rinnovabile vanno dai 5 ai 25 milioni di Euro e riguardano i progetti di soggetti promotori come: società di servizi energetici (ESCO), servizi di energia rinnovabile ed efficienza energetica su scala ridotta, agenzie di distribuzione che servono mercati di efficienza energetica ed energia rinnovabile nei paesi target.

Gli strumenti finanziari includono debito senior (pagamento prioritario, n.d.t.), finanziamenti intermedi (o mezzanine), strumenti di leasing e prestiti forfettari (in cooperazione con i partner industriali). Sono inoltre disponibili co-investimenti equity per energie rinnovabili anche oltre il termine dei progetti finanziati e con la partecipazione di enti privati che agiscano per conto delle autorità locali, regionali e nazionali.

I tradizionali finanziamenti bancari -come i debt investments– possono durare fino a 15 anni, mentre la partecipazione dell’EEEF al finanziamento ma anche ai guadagni come gli equity investments- possono essere flessibili, quindi adattati alle necessità delle varie fasi di progetto.
Il Fondo può co-investire come parte di un consorzio e partecipare mediante una condivisione di rischio con una banca locale.

Investimenti in Istituti Finanziari

Riguardano gli investimenti in banche commerciali locali, società di leasing e altri istituti finanziari scelti che finanziano, oppure si impegnano a finanziare, i beneficiari finali soddisfando i criteri di ammissibilità dell’EEEF. Gli istituti finanziari, partner scelti, riceveranno debt investments con scadenza a 15 anni. Gli strumenti ammessi, eccetto gli equity investments, sono: debito senior, debito subordinato e garanzie. 
Gli istituti finanziari accordano ai beneficiari del Fondo -che soddisfano i criteri di ammissibilità- il finanziamento di progetti di efficientamento energetico e di energia rinnovabile.

TASSI D’INTERESSE, RENDIMENTI E ASSISTENZA TECNICA

Il Fondo offre finanziamenti commerciali, ovvero prestiti di denaro a valore di mercato, il cui tasso d’interesse è negoziabile da parte del beneficiario in funzione della struttura di rischio del suo investimento. Nella maggior parte dei casi varia in funzione dell’EURIBOR, ma può essere convertito anche in tasso fisso. Ad eccezione dell’Assistenza Tecnica (AT), qualunque finanziamento mediante l’EEEF va restituito interamente.

Il fondo concede un contributo della Commissione Europea pari al 90% dei costi complessivi per coprire il servizio di AT a condizione che il progetto venga poi finanziato mediante lo stesso fondo. Il servizio ha lo scopo di facilitare l’implementazione di progetti sostenendo la preparazione di studi di fattibilità, business plan e gare d’appalto.

Agli investitori è assicurato un rendimento basato sulla resa azionistica del principio a cascata, secondo il quale ci sono tre diverse categorie di azioni in ordine rispetto al maggior grado di rischio: C, B e A. La variabilità del rendimento è agganciata all’Euribor 6M più uno spread (aggiornamento semestrale, n.d.t.). A seconda della redditività del Fondo, sono possibili dividendi complementari.

COME RICHIEDERE IL FINANZIAMENTO

fondi-ue-sostenibilita-g

La domanda di finanziamento può essere inviata direttamente alla DB, oppure attraverso un proprio project manager esperto in europrogettazione per la verifica di fattibilità del progetto. Una volta terminato positivamente lo screening, per la rispondenza alle linee guida dell’EEEF, il progetto verrà ammesso alla due diligence e quindi sottoposto alla decisione finale in merito alla sua ammissibilità al finanziamento da parte dei maggiori azionisti del fondo. Per l’ammissione alla seconda fase di analisi i proponenti devono fornire informazioni più dettagliate, come il modello finanziario, descrizione generale del progetto e dettagli tecnici per la valutazione del rapporto rischio-rendimento. Solo in caso di rispondenza del progetto, alle prescrizioni ambientali e di sviluppo, l’ente gestore del fondo prepara una proposta di investimento, affinché possa essere valutata dal Comitato degli Investimenti. Una volta ottenuta l’approvazione, da parte degli organi direttivi del fondo, la DB prepara la relazione finanziaria finale, necessaria per assicurare il rispetto dei termini e delle condizioni concordate. A tal fine, i beneficiari devono includere una regolare rendicontazione (semestrale e annuale) delle performance finanziarie, sociali ed ambientali.

Per concludere, evidenziamo che l’EEEF investe soltanto in tecnologie sicure (quelle nell’ambito della R&S sono ammesse, ma seguono altri criteri non oggetto del fondo in questione) purché non precedentemente finanziate da altri programmi UE (Fondi Strutturali, Fondi di Coesione, ecc.). L’unica ipotesi ammissibile di complementarietà tra l’EEEF e i sopra menzionati programmi UE è la possibilità del progetto di essere finanziabile in fasi separate. In fine, la richiesta di finanziamento non ha una scadenza definita, pertanto fino alla durata del fondo può essere inviata in qualsiasi momento; tuttavia per la verifica dell’ammissibilità è preferibile che la gara di appalto del progetto sia stata già avviata o conclusa. Per ulteriori informazioni rimandiamo al sito della BEI.

Read more

Economia circolare: la CE lancia un sondaggio pubblico online

La Commissione Europea ha recentemente lanciato un sondaggio per raccogliere le opinioni di tutti i portatori d’interesse riguardo alle principali strategie che intende adottare, entro fine anno, nel prossimo programma a sostegno dell’economia circolare. I risultati, che contempleranno anche il contributo della conferenza “Closing the loop circular economy boosting business reducing waste“, saranno pubblicati il prossimo agosto.

IL PROGRAMMA UE PER FINANZIARE LA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

{loadposition googlebarbaro}

IL QUESTIONARIO

Tutti coloro i quali ritengono di poter contribuire ad influire positivamente sulla transizione dal modello di economia lineare (consumismo dell’usa e getta) a quello circolare (consumo responsabile dell’usa, ripara, riusa e ricicla) sono invitati a rispondere, in forma anonima o pubblica, al questionario pubblicato nel sito della Commissione Europea nella sezione EUSurvey. Crediamo che sia utile dedicarci qualche minuto per diversi buoni motivi: in primo luogo, per conoscere le future politiche su cui intende legiferare la CE, finalmente sanando il vuoto creato dal nuovo presidente della Commissione Junker con la temporanea sospensione della politica di contrasto al cambiamento climatico, e, in secondo luogo, per orientare le nostre competenze sullo sviluppo sostenibile, in particolare in qualità di tecnici europrogettisti, includendo le discipline della pianificazione e gestione del territorio.

Il questionario è stato messo a punto da un team internazionale diretto dal vicepresidente della CE, Frans Timmermans, dal vicepresidente per il Lavoro, Sviluppo, Investimento e Competitività, Jyrki Katainen, dal commissario dell’Ambiente, Affari Marittimi e Pesca, Karmenu Vella e dalla commissaria del Mercato Interno, Industria, Impresa, Elzbieta Bienkowska.

In pratica siamo chiamati, secondo diverse modalità, a esprimere la nostra visione: assegnando un peso, in una scala di 5 livelli (da molto importante a insignificante) a ciascun criterio elencato, come vedremo in seguito; in altri casi potremo rispondere semplicemente selezionando solo tre risposte preconfezionate, o se vogliamo redigendo i nostri suggerimenti fino a un massimo di 500 battute. Vediamo dunque dettagliatamente le domande più significative delle cinque sezioni in cui si divide il sondaggio.

economia-circolare-sondaggio-b

La fase della produzione

La CE sostiene che la progettazione di un materiale, o di un prodotto, è la prima fase da ripensare nell’attuale modello di sviluppo economico, in quanto da essa dipende la possibilità di facilitare le successive fasi: il riuso, la riparazione e il riciclaggio di materiali in altri mercati e con diverse destinazioni d’uso. In altri termini, si tratta di studiare come allungare la vita di un bene e dunque di ridurne gli impatti ambientali. In questo contesto, l’eco-design considera fondamentale il risparmio di energie e di risorse naturali -come i materiali e l’acqua potabile- durante il ciclo di vita del prodotto, perciò viene citato anche lo strumento di analisi del ciclo di vita (LCA). In questa sezione ci viene chiesto di indicare quali azioni, proposte dalla CE, influirebbero maggiormente nel conseguimento dell’ambizioso obiettivo generale che essa stessa si è prefissata. Ci vengono poste sei domande nelle quali vengono anche considerate problematiche legate alle fasi dell’approvvigionamento dei materiali (come le materie secondarie) e della progettazione del prodotto.

La prima domanda a cui siamo chiamati a rispondere è: «How would you assess the importance of the following measures to promote circular economy principles in product design at EU level?». Ci viene chiesto di decidere quali misure, tra quelle elencate, influirebbero maggiormente sulla promozione dell’economia circolare. Ad esempio, stabilire delle regole vincolanti in materia di progettazione di un prodotto (ad esempio, i requisiti minimi in materia di durabilità, ai sensi della direttiva sulla progettazione ecocompatibile 2009/125/ CE). Inoltre, ci propone anche la revisione delle norme che regolano le garanzie legali e commerciali. Segnaliamo che, al margine di questa sezione, ci viene fornito un glossario per comprendere la differenza tra: Legal guarantees e Commercial guarantees. La prima riguarda la garanzia minima dei beni materiali (di due anni di durata, ai sensi della direttiva 99/44/ CE) in virtù della quale il venditore è responsabile nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto, di difformità al contratto di vendita, a partire dalla data della consegna del bene o della sua messa in funzione. La seconda garanzia, su base volontaria, è fornita dai commercianti ai consumatori e rappresenta l’impegno del venditore a rimborsare il prezzo pagato, a sostituire, a riparare o a risolvere in qualche modo il problema, qualora il prodotto non si trovi nelle condizioni dichiarate nella garanzia o nella relativa pubblicità.

La seconda domanda è: «In order to facilitate the transition to a more circular economy, how would you assess the importance of the following product features
Con lo scopo di favorire la transizione a un’economia circolare, ci viene chiesto quali caratteristiche dovrebbero avere i prodotti per poter favorire l’economia circolare. Ad esempio, ci vengono proposti il servizio post vendita per l’allungamento della vita del prodotto (in uso fino all’introduzione dell’insostenibile concetto di obsolescenza programmata) e in fine, ma non meno importante, ci viene proposta la riduzione degli impatti ambientali durante il ciclo di vita, criterio tanto complesso quanto fondamentale.

economia-circolare-sondaggio-c 

La terza domanda è: «How would you assess the importance of the following additional considerations when applying circular economy principles to products at EU level?». Ci viene chiesto di indicare quali considerazioni potrebbero favorire, sempre a livello dell’UE, l’implementazione dell’economia circolare nei prodotti. Ad esempio, ci vengono proposti criteri di convenienza economica, di funzionalità del prodotto e di ragionare sugli impatti dell’import-export.

La quarta domanda, consente di scegliere solo tre risposte dell’elenco, ed è: «From a circular economy perspective, in your view which product categories should be given priority in the next few years and why?» Nella prospettiva di un’economia circolare, ci viene chiesto di indicare qual’è la categoria di prodotto che dovrebbe essere prioritaria nei prossimi anni e di spiegare il perché.
Ci viene proposto un elenco di quindici categorie di prodotti tra cui: elettrodomestici e attrezzature per l’ufficio, mobili, imballaggi, impianti di climatizzazione e prodotti per il settore delle costruzioni.

La quinta domanda ci chiede di essere specifici in alcuni punti e di indicare quali azioni, tra quelle elencate, dovrebbero essere prioritarie a livello UE per promuovere soluzioni di economia circolare  nei processi produttivi. «Which of the actions listed below should be given priority at EU level to promote circular economy solutions in production processes?»  Nell’elenco ci viene proposto di considerare di favorire la cooperazione tra le diverse catene di valore del prodotto, di indicare le barriere, o lacune normative, a livello comunitario, lo scambio di buone prassi, la definizione di standard minimi per le BAT (Best Available Technologies), di assicurare l’attendibilità dei dati riguardanti i flussi di materiali (lungo l’intera catena del valore), o ancora di facilitare l’accesso ai finanziamenti per i progetti ad alto rischio.

La sesta domanda è: «How effective do you think each of the actions at EU level listed below would be in promoting sustainable production and sourcing of raw materials?» Ci chiede di pesare ognuna delle azioni elencate ai fini di promuovere, a livello UE, si la produzione che l’approvvigionamento sostenibili delle materie prime. Ad esempio, ci viene proposto di considerare di rendere vincolanti i criteri di sostenibilità, o lo sviluppo e la promozione di sistemi volontari per le imprese.

economia-circolare-sondaggio-d 

La fase dell’utilizzo

La CE considera il punto di vista dei consumatori una parte essenziale dell’economia circolare.
Da un lato, essi devono saper scegliere i prodotti che acquistano e usano e, dall’altro lato, nelle loro scelte possono venire facilmente influenzati da una serie di fattori, tra cui il comportamento di altre persone, dal modo in cui essi ricevono informazioni, o consigli, dalla disponibilità di servizi di post vendita (per la riparazione e manutenzione) nonché dalla loro percezione del rapporto costi/benefici di un prodotto o servizio.

La prima domanda di questa fase è: «How would you assess the importance of the following measures to promote circular economy principles in the consumption phase at EU level?»

Ci viene chiesto di pesare l’importanza, a livello dell’UE, delle diverse misure proposte finalizzate alla promozione dei principi dell’economia circolare nella fase dell’utilizzo di un prodotto.
Ad esempio, ci viene proposto di considerare la comunicazione delle informazioni sui prodotti attraverso le etichette, la pubblicità, il marketing, la protezione da informazioni false, quindi fuorvianti, o ancora l’introduzione di politiche fiscali verdi finalizzate alla minimizzazione della produzione di rifiuti, o all’incremento di consumi e di appalti pubblici sostenibili e al sostegno dell’eco-design.

La seconda domanda consente solo tre risposte, scegliendo i prodotti, tra quelli elencati, obiettivo prioritario della promozione di un consumo più sostenibile e di indicare il perché: Which products should be a priority for EU action to promote more sustainable consumption patterns and why?  In questo elenco vi sono almeno tre prodotti che riguardano la nostra professione: imballaggi, materiali da costruzione ed elettronica.

La terza, ed ultima, domanda ci chiede di indicare dei suggerimenti riguardo alla fase dell’utilizzo di un prodotto: «Do you have any other comments about the consumption phase?»

economia-circolare-sondaggio-e

Un possibile mercato delle materie seconde

La CE ritiene che possa svilupparsi il mercato delle materie prime secondarie, non più dunque intese come rifiuti con oneri e responsabilità di smaltimento, bensì risorse che possono essere commercializzate e quindi utilizzate per essere riciclati nel settore manifatturiero. Tuttavia allo stato attuale, esse rappresentano ancora una piccola componente dei materiali utilizzati nel mercato dell’UE. Uno studio dimostra che la qualità e la fornitura di materie prime secondarie dipende ancora, purtroppo in gran parte, dalle pratiche di gestione dei rifiuti (spessissimo obsolete) e dal grado di separazione dei materiali alla fonte del flusso (di scarsa qualità). Inoltre, vi sono altri ostacoli allo sviluppo dei mercati delle materie secondarie che possono essere identificati e abbattuti. Alcuni di questi possono essere di carattere orizzontale, mentre altri interessano in modo rilevante solo determinati tipi di materiali.

La prima domanda della sezione ci chiede di indicare quali sono i principali ostacoli nel mercato UE all’uso delle materie secondarie per ognuno dei seguenti nove criteri: 1-significativo per tutti i materiali, 2-bio-nutrienti, 3-aggregati per la costruzione, 4-materie prime essenziali, 5-vetro, 6-metalli, 7-carta, 8-plastica, 9-legno/ biomassa. «In your view, what are the main obstacles to the development of markets for secondary raw materials in the EU?»  Ad esempio, ci vengono suggeriti: la scarsa disponibilità, qualità nonché affidabilità dei materiali riciclati, o ancora la scarsa domanda degli stessi, dovuta a pregiudizi, all’assenza d’informazione o di legislazione adeguata.

La seconda domanda consente di dare 14 suggerimenti specifici, fino a 500 battute, ciascuno riguardo alle azioni più rilevanti che l’UE dovrebbe intraprendere per abbattere gli ostacoli, precedentemente identificati come significativi. Ad esempio, ci vengono proposti criteri di convenienza economica, come l’elevato differenziale di costo tra le materie prime e quelle secondarie, oppure la mancanza -in tutta l’UE- di norme di qualità per i materiali riciclati.

La terza domanda consente solo tre risposte: «Which secondary raw materials markets should the EU target first to improve the way they work?»  Ci viene chiesto di segnalare i mercati delle materie secondarie dove  l’UE dovrebbe agire prioritariamente. Il 90% dei materiali elencati vengono utilizzati anche nel settore delle costruzioni. Sono esclusi i bio-nutrienti (azoto, fosforo e sostanze organiche derivate da fanghi di depurazione e i rifiuti di fattorie biologiche) poiché  riguardano il settore agrario essendo utilizzabili come fertilizzanti. Al margine di questa sezione viene spiegato il concetto delle materie prime rare (Critical raw materials) ovvero quelle materie d’importanza economica strategica per l’UE, poiché presentano un elevato rischio d’interruzione dell’approvvigionamento (tra i 54 elencati dalla UE i seguenti 20 sono i più critici: Antimonio, Berillio, Cromo, Cobalto, Borati, coke di carbone, Magnesite, Fluorite, Indio, Gallio Germanio, Grafite naturale di magnesio, Niobio, metalli del gruppo del Platino (PGMs), Fosfato, terre rare pesanti e leggere (REEs heavy and light), Silicio metallico, Tungsteno.           
La quarta domanda consente di suggerire in 500 battute le azioni fondamentali per lo sviluppo del mercato delle materie secondarie: «Do you have any other comments about the development of markets for secondary raw materials?»

economia-circolare-sondaggio-f

Le possibili misure di settore

Alcuni settori possono richiedere un approccio su misura, per “chiudere l’anello” dell’economia circolare, e alcuni potrebbero diventare addirittura priorità strategiche per accelerare la transizione verso il modello di sviluppo sostenibile. In questa sezione possiamo contribuire evidenziando i settori d’intervento prioritario a livello comunitario, le misure o le azioni pertinenti. La domanda ammette solo tre risposte: «In your view, which sectors should be a priority for specific EU action on the circular economy and why?» Nell’elenco vi sono almeno tre settori che ci interessano come progettisti: costruzione/demolizione di edifici, mobili, prodotti elettronici ed elettrici.

L’ultima domanda di questa sezione è: «For the sectors that you have selected, what measur(s) would be needed at EU level?» Ci viene richiesto di indicare quali misure dovrebbero essere intraprese a livello europeo per ciascuno dei settori elencati.

I fattori chiave

Alcuni fattori, in quanto facilitatori, sono essenziali per sostenere l’economia circolare, come lo sviluppo, la diffusione e l’adozione di soluzioni innovative, ad esempio l’investire in tecnologia e nelle infrastrutture, nonché sostenere le PMI, lo sviluppo di competenze e qualifiche adeguate.

La prima domanda della sezione è: «How important are the following enabling factors in promoting the circular economy at EU level?». Sempre a livello dell’UE ci viene chiesto di pesare ciascuno dei fattori facilitatori elencati per promuovere l’economia circolare. Ad esempio, ci viene proposto il finanziamento europeo di progetti o l’adozione di tecnologie innovative rilevanti (tipo Horizon 2020) o altri incentivi pubblici, nonché misure specifiche per incoraggiare la diffusione dell’economia circolare tra le PMI e le P.A. come lo scambio di buone pratiche e la promozione dello sviluppo di competenze e qualifiche professionali rilevanti.

economia-circolare-sondaggio-g

LE PROSPETTIVE

Lo sviluppo economico futuro dell’UE dunque -secondo Timmermans- non potrà prescindere dal seguire i principi di eco sostenibilità menzionati. Il prossimo passo del gruppo internazionale di lavoro -secondo  Katainen- sarà presentare un piano attuativo integrale per l’incentivazione, sia dei consumatori che dei produttori, affinché adottino comportamenti virtuosi in termini di utilizzo delle risorse. In definitiva, la CE considera che intraprendere un’economia circolare, interessando l’intera catena del prodotto, può portare vantaggi in termini di competitività e d’innovazione, e conseguentemente indurre all’avvio di nuovi modelli imprenditoriali. Pertanto, la questione ambientale, economica e sociale saranno relazionate tra loro in modo sempre più evidente.
Ora è il tuo turno, compila il questionario sul sito della Commissione Europea.

Read more

Agricoltura biologica: numeri, etichette, coltivazioni, controlli

Ormai sempre più diffusi, conosciuti e anche inflazionati sono i termini “bio”, “biologico”, “eco” riferiti ai prodotti agroalimentari presenti sulle nostre tavole. Pubblicità “green” più o meno veritiere, etichette più o meno ingannevoli rischiano di invadere il mercato alimentare provocando confusione nel consumatore che non riesce più a districarsi tra i prodotti esposti al supermercato e non ha più riferimenti chiari per scegliere cosa effettivamente per lui sia meglio comprare.

Il grande boom dell’agricoltura biologica si è avuto in Italia dopo l’anno 2000, in particolare solo nel 2014 si è registrato un aumento dei consumi di prodotti biologici pari al 17% rispetto all’anno precedente. Gli operatori del settore biologico, al 31 dicembre 2013, risultano essere 52.383, con un aumento complessivo del 5,4% rispetto al 2012. Il Ministro Martina ricorda che è un settore che in Italia vale 3 miliardi di euro e che riguarda oltre il 10% della superficie agricola nazionale (fonte: Ministero delle Politiche agricole).

AGRICOLTURA SOSTENIBILE: PROGETTARE UN ORTO SINERGICO

{loadposition google1}

È opportuno, proprio per la grande influenza che questo tipo di agricoltura ha sul mercato, far luce su alcuni punti chiave.

NOMI, CONFEZIONI ED ETICHETTE BIO

agricoltura-bio-b

La normativa che regola la produzione, l’importazione, il commercio, l’etichettatura dei prodotti biologici a livello europeo è il regolamento CE 834/07, recepito in Italia con il decreto ministeriale DM 2049/2012 e successive modifiche. I produttori devono attenersi scrupolosamente a tali normative se vogliono essere certificati come “biologici” e poter vendere come tali i loro prodotti.

L’etichetta e l’indicazione di prodotto “biologico” deve essere apposta solo se sono rispettate determinate condizioni.

Non sempre però il consumatore si trova davanti ad etichette chiare anzi, troppo spesso, il colore, il logo e il nome richiamano il prodotto “biologico” quando questo biologico non è. Nella puntata del 14/12/14 di Report è stato ben segnalato il problema di etichette ingannevoli che nascondono prodotti da agricoltura tradizionale.

LE QUALITÀ NUTRIZIONALI DEI PRODOTTI BIO

Come riportato da Dario Bressanini, dottore in chimica, sul sito della rivista “Le Scienze” che riassume il numero interamente dedicato al cibo di Novembre 2013, i prodotti biologici hanno le medesime proprietà nutrizionali dei prodotti da agricoltura tradizionale. Questa affermazione deriva da studi specifici dell’Università di Standford e della Food Standard Agency britannica che conclude il suo rapporto di ricerca dicendo: “Per la maggioranza dei nutrienti esaminati non è stata rilevata una differenza nel contenuto di nutrienti e altre sostanze tra prodotti biologici e convenzionali, il che suggerisce che i prodotti biologici e quelli convenzionali siano largamente confrontabili”.

AGRICOLTURA BIOLOGICA: LA RESA PER ETTARO

Le rese per ettaro dell’agricoltura biologica sono solitamente più basse di quelle dell’agricoltura convenzionale: mediamente il 25% in meno. Conseguenza di ciò è che per produrre la stessa quantità di prodotto, quindi per soddisfare il fabbisogno alimentare, è necessario un consumo maggiore di suolo. Questo dipende però dal tipo di coltivazione di cui si tratta: su alcune colture come quella della frutta l’incidenza è solo del 5% mentre per i cereali e gli ortaggi si arriva anche a più del 30%.

Produttori di agricoltura biologica che, in particolari tipi di coltivazioni, ottengono la stessa resa dell’agricoltura tradizionale devono essere fonte di diffidenza e causa di controlli da parte degli organi competenti.

Nella già citata puntata di Report viene mostrato il caso dei risicoltori piemontesi che denunciano, a loro dire, una “falsa agricoltura biologica” della concorrenza che otterrebbe appunto la stessa resa per ettaro.

LA SOSTENIBILITÀ DEL BIOLOGICO

agricoltura-bio-c

Nel 2012 è stato pubblicato uno studio che raccoglie i risultati di 71 studi indipendenti sull’impatto ambientale dell’agricoltura biologica europea. Gli aspetti considerati nella ricerca sono: la qualità del suolo, la biodiversità, il rilascio di sostanze potenzialmente dannose nella falda acquifera e il consumo energetico. Il risultato non è univoco come vorremmo aspettarci.

La produzione biologica di olive e carne di manzo causa meno emissioni di gas serra della produzione convenzionale, mentre per il latte, i cereali e i maiali la situazione si capovolge.

Citando Dario Bressanini da “Le Scienze”: “In generale lo studio mostra come le pratiche dell’agricoltura biologica abbiano generalmente un impatto positivo sull’ambiente per unità di superficie, ma a causa delle minori rese non necessariamente per unità di prodotto. In altre parole, un’azienda agricola biologica che produce ortaggi può, a parità di superficie coltivata, rilasciare meno azoto nella falda, ma ogni singolo ortaggio raccolto nei suoi campi potrebbe avere un impatto sulla falda maggiore di uno analogo prodotto in modo convenzionale”.

GLI ORGANI DI CONTROLLO

In Italia molti sono gli Organi di Controllo deputati all’ispezione delle aziende agricole biologiche. Dal rapporto annuale dei controlli del 2014 dell’ente CCPB.srl emerge come i controlli vengano eseguiti in tutte le aziende biologiche, anche più di una volta l’anno ma che l’esito, ovviamente, non è sempre positivo.

Per esempio di tutte le aziende controllate la percentuale di produttori non idonei è stata maggiore del 30% in Regione Lombardia, Toscana, Veneto e in molte altre regioni italiane. La media nazionale è di oltre il 25%.

Read more