La chiesa che rispetta l’ambiente e la storia locale

La chiesa di S. Giovanni e S. Felice in Felline a Salerno, nasce da un progetto dello studio Centola&Associati e Overtel, finanziato dal CEI per dare ai limitrofi quartieri di Torrione e Sala Abbagnano una nuova chiesa, in sostituzione di quella esistente ormai fatiscente e impossibilitata ad accogliere adeguatamente i fedeli. La volontà del gruppo di progettisti è di realizzare un edificio moderno nel totale rispetto dell’ambiente circostante e della storia locale. Sarà un edificio a basso consumo energetico, CO2 neutral, bassi costi di gestione e tanti servizi per gli utenti.

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Il ristorante sociale per i bisognosi

È attraverso i piccoli gesti che si riesce a ricostruire un rapporto con se stessi e con gli altri, grazie anche all’aiuto offerto in maniera poco invasiva e facendo sentire a proprio agio le persone bisognose: quelli che hanno perso il lavoro improvvisamente, oppure gli ex detenuti che hanno difficoltà a reinserirsi nella società, ma anche la nuova categoria dei padri separati e dei familiari dei malati che non sono in grado di sostenere i costi per mantenersi nel momento in cui si deve abbandonare il proprio lavoro per occuparsi di loro.

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Basilica in fil di ferro: la ricostruzione dell’opera paleocristiana di Siponto

Tanto monumentale quanto leggera, è la basilica in fil di ferro realizzata dall’artista Edoardo Tresoldi sul sito archeologico di Santa Maria Maggiore a Siponto, alle porte di Manfredonia (Foggia). Alta 14 metri e pesante 7 tonnellate, si erge trasparente sul perimetro della perduta cattedrale paleocristiana. I raggi del sole penetrano tra le maglie quadrate dell’opera permanente, situata a ridosso della compatta e bianca chiesa medioevale (come d’uso realizzata nei pressi di quella paleocristiana) e ne sottolineano dettagli, accuratezza e grandiosità. Un’installazione metafisica e geniale che ha riscritto la storia di questi luoghi.

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L’installazione di Solano Benitez alla XV Biennale di Architettura

Lo scorso 27 novembre si è chiusa la XV Biennale di Architettura di Venezia, curata dall’architetto cileno Alejandro Aravena, registrando il 14% in più di visitatori rispetto all’edizione precedente. Abbiamo cercato di scoprire le ragioni di questo inaspettato successo, particolarmente positivo nella fascia dei giovani andando a visitare la mostra in occasione della Festa dell’Architetto organizzata dal CNAPPCche per la prima volta ha omaggiato i suoi iscritti con ingresso e guida gratuiti. Tra i lavori esposti spicca l’installazione dall’architetto paraguaiano Solano Benítez.

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Concorso Castle Resort: rifunzionalizzazione del Castello di Roccamandolfi

Alle pendici del monte più alto del massiccio del Matese, il Miletto, sorge Roccamandolfi, un piccolo centro di origine longobarda che visse giorni di splendore finché Federico II, nel 1220, non ordinò l’abbattimento di tutte le fortezze che potevano rappresentare un pericolo per il potere imperiale, tra cui l’antico borgo di Roccamandolfi, che fu distrutto e ricostruito più a valle perdendo gran parte della propria rilevanza strategica.

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Sicilia: recupero di un vecchio baglio contadino

In Sicilia, sulle colline dei Monti Iblei, nel ragusano,sorgeva un piccolo baglio contadino costruito per amministrare i terreni circostanti. L’edificio, abbandonato da tempo e destinato all’oblio, oggi è rinato grazie all’intervento di recupero dell’architetto Patrizia Sbalchiero, che con pazienza e dedizione è riuscita a ridare vita al gruppo di edifici trasformandoli in luogo dedicato all’ospitalità: N’Orma.

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Experiential Beer Garden: un concorso per celebrare la birra

Si apre oggi il nuovo concorso di progettazione promosso da YAC (Young Architects Comptitions) ed Unindustria, il cui tema è degno dell’Oktoberfest: la birra. La nota distilleria emiliana e la piattaforma di competizioni online sfidano architetti, progettisti e designer ad immaginare una birreria unica nel suo genere, dove esperienze sensoriali, cultura e svago incontreranno il mondo della produzione artigianale della birra.

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Cantine Antinori: il progetto ipogeo di Archea

Nel Chianti Classico, a metà strada tra Firenze e Siena, una nobile famiglia coltiva una tradizione secolare che lega la vita della comunità alla produzione vinicola. Il progetto della Cantina Antinori è frutto di uno stretto legame tra paesaggio e territorio antropizzato, che ha portato i progettisti dello studio Archea ad immaginare un’architettura ibrida che vivesse in simbiosi con l’ambiente naturale e l’opera dell’uomo.

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Green Academy: i risultati del concorso per il recupero di un’ex cartiera

Sono stati pubblicati da YAC (Young Architects Competitions) i risultati di Green Academy: il concorso incentrato sul recupero dell’ex cartiera di Marzabotto (Bologna). L’immobile di 5 mila metri quadri, di proprietà di DISMECO srl, diventerà un centro d’avanguardia per la formazione ispirata ai principi della green economy ed ospiterà, tra l’altro, un museo dei bambini, un green business incubator, un museo della scienza e del riciclo e una scuola del vivere sostenibile.

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Lamborghini Road Monument: un landmark per un’automobile leggendaria

Celebrare la nuova creatura di casa Lamborghini e con essa il made in Italy. Il nuovo concorso “Lamborghini Road Monument“ lanciato da YAC (Young Architects Competitions) ha un committente la cui storia ha fatto leggenda e fa sognare con le sue quattrotuote dall’inconfondibile design. Automobili Lamborghini sfida progettisti e designer ad immaginare un landmark che segni l’ingresso stradale alle fabbriche dove queste auto vengono alla luce.

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Listelli in legno e forme sinuose per il padiglione temporaneo Off the Cuff

Autocostruzione e progettazione partecipata significa cura degli spazi, sperimentazione e acquisizione di competenze pratiche in pochissime ed intense giornate. Perciò, sopratutto in estate, moltissime associazioni e atelier organizzano laboratori, che si trasformano immancabilmente in esperienze preziose per tutti i partecipanti. Non fa eccezione il workshop Off the Cuff  tenutosi a Roma nei giardini di Monk dall’8 al 10 luglio, da cui è nata un’installazione di legno dalle forme sinuose. Lunghe sedute, un’altalena e diverse aperture vivacizzano il padiglione che si erge per sovrapposizione di listelli sfalsati e chiodati. Vuoti e pieni ricordano molte installazioni temporanee d’autore; sulla pianta ad otto le pareti si spanciano e si ritraggono creando piacevoli scorci e dividono irregolarmente l’interno ed esterno del labirinto.

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Il grattacielo Unipol di Cucinella a Milano: 23 piani di sostenibilità

Sarà il fratello minore dei vicini UniCredit e Solaria ma quasi certamente il grattacielo più sostenibile e spettacolare nello skyline di Porta Nuova a Milano. Nell’area dov’era prevista la realizzazione della torre dell’Hotel Grilli, poi cancellata, il grattacielo Unipol sarà il nuovo centro direzionale milanese alto 125 metri e porterà la firma dello studio Mario Cucinella Architects.

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COventidue: progetto di cohousing nel cuore di Milano

COventidue è il nuovo progetto di abitazioni in cohousing che a breve partirà in pieno centro a Milano. Tra settembre ed ottobre 2016 verrà stipulato il rogito per la cessione dell’immobile sito in Corso XXII Marzo 22 –  piazza Santa Maria del Suffragio- dal Fondo immobiliare “Comune di Milano I” gestito da BNP-Paribas REIM sgr, alla società COventidue, che per la realizzazione si è affidata a NewCohcohousing.it, portale che promuove in Italia un nuovo modello abitativo partendo da adesioni ed esigenze dei futuri abitanti. I lavori di ristrutturazione saranno avviati a fine estate in questo palazzo in stile Liberty in pieno centro a Milano.

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Il luna park tra i boschi è ad energia zero: lo azionano i visitatori

Nonostante ci troviamo nell’epoca in cui per divertirsi si usa il pc, la Playstation, la tv e altri dispositivi elettronici infernali che contribuiscono a far lievitare l’importo della bolletta, c’è qualcuno, a Treviso, che sembra apprezzare anche attrazioni alternative. A dimostrarlo è il parco divertimenti “Ai Pioppi” di Nervesa di Battaglia, nel trevigiano, che a poco tempo dall’apertura è già in grado di vantare un boom di visitatori attratti dall’idea di un Luna Park funzionante ad energia zero.

ENERGY CAROUSEL: LA GIOSTRA AD ENERGIA CINETICA 

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Divertimento a energia zero: il luna park nel bosco

Il parco divertimenti sorge in una foresta fitta e rigogliosa, caratteristica che ha suggerito il nome, “Ai Pioppi”. Le attrazioni che lo compongono non sono collegate all’energia elettrica, ma la loro “vita” è diretta conseguenza della forza motrice prodotta dai visitatori che si divertono con esse. 

Il Luna Park si compone di 50 giostre, da quelle più tradizionali come le catenelle, il pendolo, gli scivoli e le altalene, a quelle più originali e innovative. Una delle attrazioni si presenta, addirittura, come un omaggio all’uomo vitruviano, essendo caratterizzata da un anello con dei fermi in corrispondenza dei quadranti a cui vengono fissati mani e piedi dei visitatori per lasciarsi andare all’oscillazione e al divertimento. 

L’ideatore delle attrazioni a energia zero è Paolo Schiavetto, disegnatore tecnico locale, capace di trasformare un concetto in realtà assicurandosi, preventivamente, della sicurezza delle giostre che hanno permesso al parco divertimenti di essere inserito dalla rivista The Guardian tra le dieci attrazioni più bizzarre fatte a mano del mondo.

caption: foto di Osteria Ai Pioppi

caption: foto da idealista.it

La storia del Luna Park “Ai Pioppi” parte da Disneyland

Il Luna Park non presenta solo la particolarità di essere interamente eco-friendly e sostenibile dal punto di vista energetico, ma incuriosisce anche per via della sua storia. Il fondatore Bruno Ferrin, già proprietario di un’osteria in zona, ebbe l’idea dopo essersi reso conto che, quando ci si reca in un parco divertimenti come Disneyland o Gardaland e si sale sulle giostre, si viene imbracati e si vive l’attrazione in modo alquanto passivo. Di qui l’idea: creare un parco giochi in cui i visitatori non salgono sull’attrazione in azione per divertirsi, ma si divertono mettendo in azione l’attrazione.

La cellula da cui ha avuto origine l’intera struttura è stata una semplice altalena che Ferrin si era messo in testa di costruire accanto all’osteria di famiglia. Poi, visto il successo del piccolo gruppo di giostrine, il progetto si è esteso sempre di più, entrando nel cuore della foresta in cui svettano pioppi, ovviamente, castagni, olmi, faggi e betulle e diventando un posto costantemente frequentato da chi ha il desiderio di vivere un’esperienza diversa da tutte le altre.

Un ulteriore punto di forza del parco, oltre al divertimento “attivo” assicurato dal funzionamento delle giostre che le compongono, è costituito dai suoi costi contenuti, soprattutto per chi decide di pranzare all’osteria. Per questi ospiti, in particolare, l’ingresso è gratuito. 

caption: foto da idealista.it

Nel verde del bosco si sviluppano percorsi su ponti sospesi, composti semplicemente da assi di legno e funi, reti elastiche, liane, carrucole con funi, altalene, girotondi e scivoli. A queste attrazioni si accostano giostre di taglia maggiore, come pendoli e strutture azionate tradizionalmente con energia elettrica e che, in questo caso, non consumano neppure un centesimo. Tutte le giostre sono perfettamente in sicurezza e costantemente controllate dal personale.

A pochi mesi dall’apertura il parco di ad energia zero vanta già 50 mila visitatori all’anno e le previsioni delle presenze sono più che rosee, vista l’accoglienza calorosa che il luna park “Ai Pioppi” ha ricevuto da parte dei chi ne ha anche soltanto sentito parlare. 

Per l’Italia è motivo di orgoglio avere, nel proprio territorio, un parco giochi che, diversamente da quelli esistenti, si preoccupa di produrre energia pulita e priva di sfruttamenti di qualsiasi genere. Il tipo di sostenibilità promosso da questo progetto si può definire a 360 gradi, abbracciando l’aspetto ambientale, quello economico e, non meno importante, quello sociale. Le giostre, infatti, essendo azionate dall’attività di chi si sta divertendo con esse, spinge gli ospiti a interagire e a collaborare per un obiettivo comune, il movimento e il funzionamento della giostra eco-friendly e, più in generale, friendly.

caption: Ragazzo al parco di avventura © Noblige, via Dreamstime.com

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University Island: il concorso per il campus sull’isola abbandonata di Poveglia

Poveglia, isola dell’arcipelago veneziano, che dal 1380 ha assistito ad un lento e costante abbandono, sarà l’oggetto di un concorso per la realizzazione di un nuovo campus universitario.

Affascinante e misteriosa, complici i mancati collegamenti con la terra ferma, l’isola è oggi abbandonata e preda di una fittissima vegetazione, che ne nasconde le coltivazioni e le architetture.

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Poveglia, dall’aspetto incantato e melanconico, ha recentemente suscitato un rinnovato interesse da parte di privati ed amministrazioni, che intendono pensare ad un nuovo utilizzo dell’isola.

YAC, Young Architecture Competition, sulla scia della riqualificazione dell’isola, ha proposto di trasformarla in centro della cultura Veneta, realizzandovi un nuovo Campus Universitario in cui concentrare attività di tipo didattico e formativo, extra curriculare, di svago e riposo per i numerosi studenti che scelgono l’ateneo veneziano per i propri studi universitari.

L’arduo compito di immaginare la trasformazione di un’isola abbandonata in polo culturale è affidato ai partecipanti della competizione University Island”, bandita da YAC in collaborazione con RIAM. Ai partecipanti è richiesto di ripensare la partecipazione universitaria come una nuova esperienza a 360 gradi, che vada oltre le mere attività didattiche, di legare fortemente il costruito con il paesaggio naturale dell’isola e le preesistenze architettoniche, di progettare un complesso quanto più possibile autosufficiente.

Gli spazi da prevedere necessariamente nel progetto con cui partecipare al concorso di University Island saranno aule e laboratori, uffici di ateneo, biblioteca e sala lettura, mensa ed area ristoro, residenze per studenti, spazi espositivi e polivalenti, dotazioni sportive, un auditorium. 

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Iscrizioni, giuria e premi

Ci si può iscrivere per partecipare alla competizione University Island entro il giorno 8 Giugno 2016.

Gli elaborati devono essere consegnati entro e non oltre il 15 Giugno 2016.

In giuria, Peter Cook di Crab studio, Patrick Luth di Snohetta, Iannis Kandyliaris di BIG, Francesco dal Co di Casabella, Pierluigi Cervellati di Studio Cervellati e Associati, Alberto Ferlenga di IUAV, Andrea Boeri di Unibo, Alessandro Marata di CNAPPC e Francesca Graziani dell’Agenzia del Demanio, assegneranno i 3 premi, 4 menzioni gold e 10 menzioni d’onore.  Per i primi tre classificati è previsto un premio economico rispettivamente di 10 mila, 4 mila e 2 mila euro, mentre per le 4 menzioni gold è previsto un premio di mille euro ciascuna. Tutti i progetti premiati, comprese le 10 menzioni d’onore ed i 30 finalisti, riceveranno un anno di abbonamento alla rivista Casabella.

Per il bando ed ulteriori informazioni si rimanda al sito di YAC

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La rinascita del complesso rurale di Casa Salina

Immersa nella campagna siciliana poco distante dalla città di Scicli in provincia di Ragusa sorge Casa Salina: un tempo complesso rurale edificato nel XIX secolo, oggi residenza estiva. La rinascita è avvenuta grazie ad un sapiente lavoro di squadra. Gli architetti Viviana Pitrolo e Francesco Puglisi hanno collaborato con la paesaggista Maria Giardina e con gli ingegneri Raffaele Campo e Giorgio Scrofani, rispettivamente impiantista e strutturista, al fine di mitigare le nuove esigenze abitative con le forme e i materiali della tradizione iblea.

UN FRANTOIO PUGLIESE TRASFORMATO IN CASA VACANZE DI LUSSO

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Il volume originario del complesso rurale è rimasto inalterato ed è composto da alcuni corpi di fabbrica accostati dalle altezze ridotte. La muratura è in pietra locale e i tetti, in parte piani e in parte a doppio spiovente, sono in legno. Casa Salina si dispone in parte su di un unico livello e in parte su due. La zona giorno e due camere con rispettivi servizi sono collocati al piano terra, che si apre da un lato verso la campagna e dall’altro verso il baglio, mentre al primo piano sono collocate altre due stanze da letto con i rispettivi spazi adibiti a servizio.

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Negli ambienti interni di Casa Salina le finiture originarie e i materiali locali si coniugano con arredi moderni. La muratura è stata lasciata a vista quasi in ogni ambiente: l’intonaco e i rivestimenti in gres porcellanato sono stati applicati solo nei locali di servizio. I pavimenti sono in basole di pietra calcarea e i nuovi serramenti sono in legno per non alterare la composizione delle facciate dell’abitazione rurale. 

Una serie di muri a secco di altezze differenti delimitano la proprietà e il baglio all’interno del quale è stata realizzata una piscina a sfioro. Il giardino, che si espande intorno al complesso, è stato piantumato prendendo in considerazione solo essenze originarie del luogo: ulivi e alberi di carrubo si alternano tra le aiuole e i percorsi disegnati nel prato con pietre calcaree.

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Cohousing nel bosco: vivere insieme nella natura

Vivere insieme, coabitare, condividere vita ed esperienze. Sì, ma in un bosco. A due passi da Torino è stato infatti presentato dall’associazione CoAbitare, in collaborazione con la cooperativa Sumisura, un progetto di cohousing nel bosco di Reaglie, che si pone l’obiettivo di realizzare molto concretamente un percorso di vita immerso nella natura, con momenti di collaborazione e di condivisione degli spazi e delle risorse, pur mantenendo un forte legame di vicinanza con la città poco distante.

COHOUSING: VIVERE INSIEME A BASSO IMPATTO NEL REGNO UNITO

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Il cohousing in Italia

La coabitazione in Italia è ancora una realtà marginale perché non si è ben compreso che il modo in cui una società abita non è un dogma indiscusso ma un processo in costante evoluzione. Le configurazioni architettoniche dei condomini urbani si conciliano poco con la logica del vivere partecipato; formare un gruppo di persone capaci di coabitare, richiede conoscenza, formazione e adeguamento reciproco. In uno spazio condiviso, infatti, socialità, vivibilità e sostenibilità si compenetrano e le persone si aiutano reciprocamente, compiendo scelte autonome ma orientate al bene comune.

L’associazione CoAbitare, dopo aver avviato alcune esperienze di cohousing in città, si avvia ora a questo nuovo progetto in mezzo al verde della natura.

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Il progetto del cohousing nel bosco

L’edificio è collocato in un’antica vigna del settecento e sorge in un parco di 88.000 mq, uno dei più grandi parchi privati del comune di Torino, a pochi chilometri di distanza dal centro della città. In questo modo i cohousers potranno mantenere stretti contatti con l’area urbana e creare sinergie con privati e associazioni per lo sviluppo di progetti.

L’immobile è formato da un unico corpo, con la struttura tipica della “casa di famiglia” e ha una superficie di 600 mq, suddivisi attualmente in cinque appartamenti. A questi si aggiungono circa 250 mq di locali accessori per il cohousing formati da legnaia, box, androne e magazzino che permetteranno di riorganizzare la casa in sei o sette unità abitative, con un miglioramento dell’efficienza energetica. Infine, una cantina di 70 mq, una soffitta e uno spazio da adibire a parcheggio, completano il tutto.

Uno dei responsabili dell’associazione spiega: ”A proposito degli spazi comuni coperti, l’idea attuale prevede una cucina per cene in comune, feste, ecc., un’area bimbi, uno spazio aperto ai turisti da adibire a b&b e/o per ospitare attività di associazioni, workshop, laboratori, il recupero della legnaia in cui è presente un forno per pane e pizze e uno spazio polivalente di circa 100 mq per uso interno, coworking, laboratori, cinema, bricolage”.

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Le attività all’aperto

Essere all’interno di un grande parco, principalmente collinare e boschivo, presenta molti punti di forza, sia dal lato agricolo ed energetico che per iniziative socio-culturali. Gli spazi di cohousing attorno alla casa possono accogliere orti, frutteti, vitigni e arnie, oltre ad un impianto fotovoltaico. Mentre, per quanto riguarda la socializzazione, sarà possibile fare sport, organizzare giochi e attività per bambini nel bosco, cinema all’aperto e fare grigliate.  

Un modo diverso di vivere in un bellissimo contesto naturale.  

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Il ristorante sociale progettato per l’inserimento lavorativo dei disabili

Il design e l’architettura sono “arti sociali”, in cui immaginare spazi, colori, ambienti vuol dire conoscere le persone che vivranno quegli spazi, ed il modo in cui li vivranno. Quando spazi, attività e persone sono in sinergia, quello che accade è magico e forte. Inevitabilmente. In Puglia, a San Vito dei Normanni, un paese dell’Alto Salento, è successo qualcosa di simile. In un ex stabilimento enologico è stato realizzato XFood, il primo ristorante sociale che prevede l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili. 

DISABILI: COME PROGETTARE L’ACCESSIBILITÀ

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Il ristorante sociale e l’inserimento lavorativo dei disabili

All’interno di un grande contenitore urbano che è Ex Fadda (Laboratorio urbano nato dalla politica della Regione Puglia all’interno di un ex stabilimento enologico), è stato realizzato un ristorante speciale. Il suo nome è “XFood: qualcosa di diverso” e si tratta del primo ristorante sociale della Regione, in cui si porta avanti un importante progetto di inclusione sociale, dove la disabilità è intesa come risorsa.
Il progetto ha infatti permesso il coinvolgimento e l’inserimento lavorativo di sedici ragazzi disabili. C’è da occuparsi della cucina, della sala, e anche dell’orto!

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In un contesto così ricco e speciale, in cui il valore sociale e di comunità acquistano un posto di rilievo, l’architettura e le scelte progettuali hanno finalmente la possibilità di tornare a raccontare quello che hanno sempre fatto: il legame tra lo spazio, le attività e le persone diventa indissociabile, e soprattutto percepibile.
Il risultato del progetto di XFood è speciale per questo. Manifesta un aspetto fortemente emozionale.

L’esperienza del ristorante sociale

Oltre al tema dell’accessibilità per i disabili e al loro inserimento lavorativo, un’altra cosa che colpisce, avvicinandosi all’ingresso, sono le luci: tante, luminose, calde; quasi a indicare un luogo di festa e di gioia. Le luci sono luminarie (quelle tipiche delle feste patronali del Sud Italia) ricomposte secondo un design moderno.

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Il primo tema che si evidenzia nel ristorante è proprio quello di una forte integrazione tra la tradizione -il passato, la memoria (spesso associati ai tempi in cui la collettività era un valore ed una “pratica” attiva e ordinaria)- e l’innovazione (tipicamente evidenziata da un design contemporaneo: un vero e proprio riuso di questo tipo di luci). Di fatto già l’utilizzo delle luminarie come illuminazione interna di un ambiente costituisce una novità rispetto al loro utilizzo abituale.

Una volta dentro il ristorante un altro aspetto attira la nostra attenzione: tutti gli arredi presenti all’interno, dai tavoli alle sedie e persino posate e stoviglie, sono diversi tra loro. Ogni oggetto del ristorante è unico, esclusivo: trovati nei mercatini, recuperati dalla casa della nonna o ancora ridisegnati. Ciascun oggetto ha una storia e una provenienza differente. Ma è nell’essere insieme a tutti gli altri oggetti e sedie e tavoli -tutti diversi tra loro- che ogni singolarità acquista valore.

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Il concetto espresso da questa scelta progettuale è basilare e diventa potente in funzione delle attività e della vita che si compiono in quello spazio.

L’esempio del ristorante sociale XFood è importante perché permette di vedere come delle valide scelte progettuali, sicuramente sostenibili (grazie ad una sapiente pratica del riuso) e funzionali, possano trovare realizzazione anche in piccoli contesti e “spazi minori”.

Il progetto, realizzato dalla designer Sara Mondaini, è stato inoltre selezionato dall’Osservatorio Permanente di Design ADI per concorrere al premio della prossima edizione del Compasso d’oro (il più antico e autorevole premio di design a livello mondiale) oltre ad essere pubblicato nell’annuario ADI Design Index 2015.

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